Aforisma.
Il Cavallo nitrendo comunica, il Cavaliere parlando concima.
Baci corrivi. Un nuovo gioco, d’origine americana, va
diffondendosi nella nostra patria italoforzuta. Si chiama Speed
Dating. Lascio la parola agli autori: “All'arrivo nel locale,
ad ogni partecipante é assegnato un numero identificativo,
una <scheda di gradimento> ed un buono valido per una consumazione.
L'avvio del gioco viene annunciato dal suono di una simpatica
campanella. Ovviamente i partecipanti sono uomini e donne in
numero uguale e si siedono (in tavolini da due) l'uno di fronte
l'altra. Allo scadere del tempo (6’00”) la campanella – e
qui non si sa se è ancora ”simpatica” come
prima, N.d.R. – segnalerà che è ora di passare
ad un nuovo appuntamento: gli uomini cambiano tavolino, per passare
ad un nuovo incontro. In questo modo, al termine della serata,
ogni giocatrice avrà parlato con ciascun giocatore e viceversa”.
E fin qui il gioco, tanto trafelato quanto volgaruccio, resta
nei sentieri già impavidamente percorsi da tanti programmi
di Raiset, ma c’è di più, e forse anche di
tutto. Sentite qua: “Per la Cena <Erotica> sono previsti
piatti vagamente afrodisiaci”. Eh no! Quell’avverbio,
quel vagamente, preoccupa. Che cosa potrà accadere? Che
poi si scopi incertamente?
Cuba libre. E’ solo un cocktail.
Focus. Un’arroventata moda vuole che sia parola oggi usata
frequentemente. Nella mia posta trovo il messaggio di una bollente
signora che scrive “tieni ben presente che il mio focus è…”;
sento un caloroso oratore esclamare “ciò è fuori
dal mio focus”; in molti siti web c’è una
calda sezione chiamata “focus”; il combusto Cavaliere
ostenta i suoi “focus groups”…
Alle fiamme! Alle fiamme!
Notizie dallo zoo. In una rassegna stampa del 28 maggio, apprendo
che “Il Giornale” - foglio che solo la diffusione
dell’igiene proctologica pone al riparo da usi diversi
dalla lettura – in occasione della morte di Luciano Berio
ha pubblicato un esilarante articolo che tenta maldestramente
di attaccare il pensiero e l’opera del Maestro. N’è autore
Pietro Buttafuoco …sì, lo stesso che auspicava l’amministrazione
della Sicilia affidata a Heider…che, fra citazioni errate
e altri strafalcioni, attacca Berio sostenendo che è stato “un
novello pifferaio di Hamelin prestato all'egemonia culturale
gramsciana". Un uomo manovrato dai comunisti, insomma. E
pensare che se Berio avesse avuto la disavventura di vivere in
un regime comunista sarebbe finito al gabbio o peggio (com’è capitato
a tanti pensatori e artisti d’avanguardia spediti nei gulag
o al muro) quando alla fine degli anni ’50 e dei primi ’60
debuttò sulla scena musicale…
Ma il cacofonico articolista non solo azzanna l’alluce
dello scomparso, ma s’avventura temerario anche sul piano
critico. Sostiene, infatti, che la prova dello scarso valore
di quel musicista è data anche dal fatto che nessun pubblicitario
ne userebbe le composizioni in uno spot. Metro di giudizio che
ci porta a considerare Las Ketchup di "Asereje” migliori
del Beethoven della Missa Solemnis o la Yu Yu di “Mon petit
garcon” superiore all’Haydn dei Quartetti russi.
Ma non è finita. Un’ultima perla. Sapete perché Berio
non è un grande musicista?...Perché “non è fischiettabile”.
Via, ammettiamolo, all’autore di “Omaggio a Joyce” è da
preferire il grande Pietro Luigi Hertel, indimenticato compositore
di “Flik-Flok”, la famosa marcia d’ordinanza
dei bersaglieri. Volete mettere?
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.
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