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Gufo qui, gufo là, gufa tutta la città

 

-  30 ragioni per votare NO.
Fino al giorno in cui si voterà per il referendum aprirò la sezione Spacenews con questo link.

 

 

Ricordate quando nel febbraio di quest’anno, e anche tempo dopo (ma diradando le dichiarazioni), il presidente del Consiglio dei Sinistri prometteva di fare “piena luce”, “non arrendersi alle chiacchiere”, “promuovere severe inchieste anche all’estero” sul caso Regeni?
Ne è trascorso del tempo. Nulla si è saputo. Nulla è accaduto. Lui si spende solo sul referendum.
Chi sostiene Renzi, ne è complice.

 

 

Matteo Renzi, 7 ottobre 2016: «Il referendum è un derby contro la vecchia guardia».
Lui, ispirato dal giovane Napolitano, governa con la nuova guardia, tutti nomi mai sentiti negli anni scorsi: Alfano, Gentiloni, Bubbico, Padoan, Lorenzin… sulla soglia del Governo c’è Verdini (ha detto – non smentito – che una vittoria del “Sì” lo farà entrare il giorno dopo ufficialmente al governo), ecco un altro giovanotto. Un po’ birichino. Perché così giovane è già condannato in prima istanza in un processo e plurindagato in altre inchieste.

 

 

-  Jobs Act.
Un governo che vara leggi dello Stato con la lingua di un altro paese è già per questo una gag.
E i risultati?
In cifre: - 8,5% di assunzioni e +31% di licenziamenti rispetto ai primi otto mesi del 2015.
Arrivano al 28% in più i licenziamenti disciplinari resi più facili dall’abolizione dell’art. 18.
Dei voucher (ghiotti incentivi al precariato) tra gennaio e agosto 2016 ne sono stati venduti 96,6 milioni; oltre centomila giovani, prevalentemente diplomati o laureati hanno lasciato l’Italia per trovare lavoro e riconoscimenti all’estero; la povertà assoluta colpisce il 7,6% della popolazione contro il 3,1 del 2007.
A chi diffidasse di queste cifre da macello, li invito a leggerle su di un giornale che non è contro Renzi, anzi sempre più filorenziano, cioè Repubblica. Basta un CLIC!

 

 

- Alcuni brani dall’appello per il NO di Camilleri, Flores d’Arcais, Montanari, Urbinati, Zagrebelsky.

 

Questa riforma attua in modo servile le indicazioni esplicite della più importante banca d’affari americana, la JP Morgan, che in un documento del 2013 ha scritto che l’Italia avrebbe dovuto liberarsi di alcuni ‘problemi’ dovuti al fatto che la sua Costituzione è troppo «socialista».
Quei ‘problemi’ sono – nelle parole di JP Morgan –: «governi deboli; stati centrali deboli rispetto alle regioni; tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori; il diritto di protestare se cambiamenti sgraditi arrivano a turbare lo status quo».

 

Il «Financial Times» ha definito la riforma Napolitano-Renzi-Boschi «un ponte che non porta da nessuna parte». La metafora è particolarmente felice, visto che la campagna referendaria di Renzi è partita con la resurrezione del Ponte sullo Stretto, di berlusconiana memoria.

 

Con questa riforma sarà il Presidente del Consiglio e il suo Governo, quali che essi siano oggi e domani, a decidere dove fare un inceneritore o un aeroporto: senza possibilità di appello. È la filosofia brutale dello Sblocca Italia: mani libere per il cemento e bavaglio alle comunità locali. Il motto dello Sblocca Italia è lo stesso della Legge Obiettivo di Berlusconi: «Padroni in casa propria». Un motto dalla genealogia dirigistica che ben riassumeva l’idea di poter disporre del territorio come padroni.

 

Nel Mulino del Po di Riccardo Bacchelli un personaggio dice che la sua idea di buongoverno è che «tutti siano padroni in casa propria e uno solo comandi in piazza».
Non è questa la nostra idea di democrazia: è a tutto questo che, il 4 dicembre, diremo NO.
(15 ottobre 2016)

 

 

- Belisario Malvurio, impiegato da malaugurio, è un personaggio d’una commedia di Peppino de Filippo. Che il Premier gli rassomigli? Non è vero. Ma ci credo.
Ricordate gli auguri che indirizzò a Vincenzo Nibali e Federica Pellegrini alle Olimpiadi? Devo ricordare anche come andò a finire subito dopo per quei due valorosi atleti? No. Lo sapete già.
Non contento, il Presidente del consiglio dei Sinistri, negli Stati Uniti, spericolato, twitta: “Oggi ripartiamo per l’Italia. Ma intanto il nostro Paese vive un’altra pagina d’orgoglio. L’Europa arriva su Marte con una missione a leadership italiana. La sonda Schiaparelli…”
Devo continuare? No, eh?

 

 

Renzi oltre a capacità mediatica ha pure valentia medianica.
Su giornali amici rese noto (23-5-2016) che illustri defunti (Berlinguer, Ingrao, Iotti) gli avevano assicurato che se fossero stati in vita avrebbero votato “Sì” e – hai visto mai? – se ci usciva n’attimo di tempo forse una loro capatina al seggio ci poteva pure scappare. Successivamente (22-10-’2016) ha arruolato anche Indro Montanelli, evidentemente dopo un’altra felice seduta spiritica. Alcuni gufi subito attaccarono il premier definendo “cinica e turpe” quella sua dichiarazione che vide esterrefatti i parenti di quegli eletti spiriti e le loro proteste ignorate dal cerchio magico. Ora, i costituzionalisti Boschi e Verdini, distraendosi per un momento dai loro dotti studi su codici e pandette, gli hanno suggerito un gran colpo: consultare Lutero (… in verità hanno scritto L’utero, ma il premier, aiutato dalla moglie Agnese, ha capito, lo sa che quei due non sono ignorantoni ma solo dei gran distratti).
Chi più di Lutero voterebbe un convinto “Sì” alla Riforma? Non una ma 95 volte, tante quanto le sue tesi che esattamente 500 anni fa affisse sulla porta della cattedrale di Wittenberg.
Mi risulta che Renzi presto ci darà assicurazione anche del “Sì” di Lutero al referendum.

 

 

- Zoom. Padoan: “Non è un condono agli evasori”. Vero. È un perdono.

 

 


Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca, sto al bar.

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