Questa sezione del sito Nybramedia fino al mese di giugno ’19 ospitava ogni mese miei commenti sull’attualità artistica, sociale, politica. Da ottobre del 2019 ha cambiato il suo formato.
Adesso riporta, infatti, frasi tratte dalla letteratura e dal giornalismo, battute cinematografiche e teatrali, scritte sui muri o su volantini oppure trovate sul web.
Cose cui mi hanno fatto pensare gli avvenimenti del mese, oppure mi sono venute alla mente da ricordi lontani.
Tutti gli scritti, però, saranno ispirati alla dea chiamata Brevità.
Quando riporterò parole mie, sempre alla legge di quella dea obbedirò.
Perché questo cambio di rotta rispetto alle passate edizioni che vanno avanti dal febbraio 2000?
Sono in tanti a scrivere e commentare i fatti correnti.
Aggiungere anche mie parole? Sono proprio necessarie? Non credo
È stato detto che la carta è stanca. Ma anche altri supporti.
Non voglio, almeno qui, aggiungere nuovi sfinimenti a quella tombale spossatezza.
Nella sua prima dichiarazione da neo assessora lombarda alla Cultura Francesca Caruso di FdI ha detto: “Un pizzico di cultura l’ho respirata per un po’. Mia nonna era la sorella di Fausto Papetti”.
Sono contrariato. Avevo avanzato la mia candidatura che ritenevo degna d’attenzione.
Mio nonno materno era negli anni ’30 un grande amico di un siparista del Teatro Aurora, zia Adele cugina della tata di Mago Zurlì, io ho abitato nella stessa strada di uno che ha conosciuto Pitigrilli, ma… nisba! È pur vero che mai ho lavorato, come invece Francesca Caruso, presso lo studio legale di Geronimo La Russa (figlio di Ignazio presidente del Senato), ma, ingenuamente, pensavo non necessaria anche quell’esperienza culturale.
Molti apprezzano l’attivismo di Giorgia Meloni sostenendo che riesce ad essere presente ovunque.
Per esempio mentre a Cutro i cadaveri dei migranti scivolavano dall’acqua a riva lei trovava il tempo di esibirsi al karaoke. E con una sciagurata scelta del reperorio: “La canzone di Marinella”. Storia vera, cantata da De Andrè che ricorda il cadavere di Maria B occuzzi scivolare sull’acqua.
Ed ecco Giorgia balzare a bordo di un F-35 (prudentemente fermo a terra) facendo rivivere le tristi immagini di un film Luce con ignari bambini trascinati da un attivista governativo a fare coretti, ad agitare bandierine tricolori.
Zompa poi a Bruxelles e non aderisce al ricorso della Commissione europea contro la legge (definita “vergognosa” da Ursula von der Leyen) voluta dall’ungherese Orban che discrimina le persone Lgbtq+.
Sì, Giorgia può giustamente dire Io sono dappertutto. Se lo vuole dire in francese Je suis partout.
Il Fratello d’Italia Fabio Rampelli ha presentato una proposta di legge che multi chi usa parole straniere quando nel nostro vocabolario ne esistono di equivalente significato. Giusto. A parte la questione delle multe che è una goffaggine non solo legislativa. Gli amici di Italofonia si battono per la stessa ragione (ma senza prevedere multe, è gente seria) ed io sono un loro sostenitore.
Cerchiamo, però, di non essere talebani. C’è qualcosa da fare prima in casa nostra.
Francesco Merlo si chiede se è da multare “… chi scrive ‘ticket’ mentre ci ostiniamo a scrivere ‘titolo di viaggo’?” E, che dire poi prosegue di “… attergare, obliterare, tradotto in giudizio, all’uopo? Preferire ‘supporto consulenziale’ ad ‘advice’? Quelle parole, caro Rampeli non esprimono profondità culturale ma offendono la lingua italiana”.
Conclusione: prima di multare chi inserisce (soprattutto nei documenti amministrativi) parole straniere è più urgente evitare che sia usato da estensori di leggi e regolamenti in un incomprensibile italiano.
Tragediografo inconsapevole.
«Io sono talmente capace di emozionarmi che lo faccio prima che le tragedie avvengano, sono talmente emozionato che non ho bisogno delle tragedie».
Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, 28 febbraio 2023
Una felice crasi.
A proposito del trattamento riservato ai migranti: “Crimingration” (copyright Judith Resnik).
Un infelice comunicato.
La casa d’arte Bartelot annuncia così l’asta di un prezioso oggetto.
“L’asta di domani vedrà il martello battuto sul vaso cinese della dinastia Quing”
Si concorre per acquistare i cocci?
Come sanno quei generosi che leggono Nybramedia, non pubblico recensioni di romanzi e di poesia.. Hanno in parecchi tentato di convincermi di farlo. Non ci sono riusciti.
Tanti, troppi, poeti e narratori che si ritengono tali e ce li fanno a pezzettini senza nemmeno l’anestesia locale. Per dimostrare che amo la poesia, da oggi, ogni numero di “Spacenews” riporterà pochi versi di poeti che mi piacciono.
Ovviamente non si accettano autocandidature.
Comincio questa rassegna con il grande Valerio Magrelli.
‘Ecce Video’.
“Morì fissando il suo Televisore
la sfera di cristallo del presente,
guardava il Niente e ne vedeva il cuore,
cercava il Cuore e non vedeva niente”.
Segue da “Poesie e altre poesie”.
Qui, invece, altri versi.
Scoop!
Sono in grado di anticipare il titolo di un articolo del Ministro della Cultura e del Merito Gennaro Sangiuliano. Una sua nuova interpretazione (dopo quella già nota del profilo politico di Dante quale fondatore del pensiero di Destra) di un personaggio della Divina Commedia.
Titolo dell’articolo: “Il conte Ugolino era vegano”
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.
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