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Referendum: Sonata in re minore

 

- Il popolo italiano talvolta (sia pur raramente) ha uno scatto d’orgoglio che lo porta ad atti coraggiosi contro l’arroganza del potere. Parecchi gesti lodevoli, spesso, sono stati fatti sì per motivi ideali ma pure per un moto di reazione alla dignità umana calpestata da un grande capo o da qualche tirannello di passaggio.
Ricordate i due pelandroni raccontati da Monicelli in “La grande guerra” diventati eroi quando si sentono disprezzati dall’ufficiale austriaco?
Parte del successo del “No” credo si debba, oltre alla difesa di una Costituzione che così com’è congegnata in più occasioni ci ha salvato da colpi di forza tentati ora con leggi infami ora con bombe e stragi, ma anche alla resistenza opposta a una decisione politica che si voleva, in modo sprezzante, più imporre che proporre.

 

 

-  Renzi si credeva un Re maggiore, era, invece, a sua insaputa, un re(ato) minore.
Come già è stato notato, tra le cause della sua sconfitta c’è stata proprio quella da lui ritenuta un’arma: l’invasiva presenza su tutti i media ritenendosi un gran simpatico.
Aldilà delle mille scorrettezze compiute prima e durante la campagna elettorale, aldilà delle spese ingenti (fatte con i nostri soldi) a favore del “Sì”, aldilà delle bassezze praticate blandendo perfino familiari di bambini diabetici, malati di cancro, di epatite C, aldilà di colpire la Costituzione (leggete il libro Da Gelli a Renzi che presento in Cosmotaxi questo mese) secondo modalità un tempo suggerite dal Gran Maestro, aldilà di presentare il referendum da premier non eletto in un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, c’è la maiuscola tracotanza, il bullismo politico, che trasparivano da ogni sua comparsa su stampa, radio, tv, che smascherava la violenza che tentava d’occultare.
La Boschi, con quel suo autoimposto eterno sorriso stirato sulla faccia, non gli era da meno nel fallito tentativo di essere simpaticamente convincente.
Tutti gli altri per il “Sì” erano più che oscurati da lui e da lei, fino a renderli assenti.
Un’arroganza espressa dal premier perfino al seggio elettorale presentandosi senza documenti perché “I so’ io, e voi non siete un cazzo!”.

 


 - L’accusa più frequente rivolta a noi del “No” è stata (e sarà) quella di trovarci in compagnia di Berlusconi, Brunetta, Casa Pound.
A parte che un referendum risponde a motivazioni diverse da altre elezioni, va ricordato che nella Resistenza hanno combattuto insieme monarchici ed anarchici, comunisti ed azionisti (e hai visto mai che qui ci sia una differenza tra loro più forte dell’esempio di prima?).
La nostra ”accozzaglia” già alle 23.01” di domenica 4-12 era tornata a dividersi, com’era giusto.
Il ”Sì”, invece, era compatto prima e dopo, essendo omogenea espressione del governo.

 

 

- Tra i tanti guai combinati da Renzi e la sua banda di amici, c’è l’avere provocato una divisione nel paese che ci vorrà tempo a risanare. Quelli che hanno votato per il “Sì” si dividono in tre categorie.
Una, erroneamente convinta della bontà di quanto proposto; un’altra che ha tentato d’infilarsi in una corrente creduta vincente e conquistarne vantaggi di carriera nelle istituzioni, nelle aziende pubbliche, università, Rai, spettacolo (indecente la sfilata a schiena piegata di tanti registi, attori, scrittori, musicisti, proni per avere ricevuto due euro in più da una leggina-mancia che penalizza le produzioni indipendenti); la terza, la più sgarrupata, di commovente innocenza e colpevole candore, ha votato per Renzi credendolo di sinistra o ritenendolo il meno peggio (uno sostenuto da Verdini? Con Alfano ministro dell’Interno? Con, tra gli eletti, 140 tra indagati, imputati o già condannati? Che si schiera contro l’Anpi? Contro la Cgil?).
Fra questi ci sono molte persone per bene. Non devono sentirsi umiliati dalla sconfitta, non hanno perso loro, ha perso Renzi. Lui stesso lo ha ammesso.
Persone per bene, dicevo, ma sono i più disastrati e bisognosi di soccorso.
Se la malafede sporca di pece, la buona fede insozza di calce. E fa più danni.

 

 
I vincitori sono semplicemente sognatori che mai hanno mollato.
(Nelson Mandela)

 

 

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca, sto al bar.

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