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Il quorum secondo la Bibbia

 

Addio. Fra tante immagini viste nei cortei contro Berlusconi di questi anni, una mai la dimenticherò. Un mio concittadino, sui 50, che senz'appartenere ad alcun gruppo, sfila a passo lento, sguardo fisso in avanti, volto impassibile, reggendo con entrambe le mani un piccolo cartello all'altezza del petto dove, tratto da una famosa canzone, ha trascritto con il pennarello il verso: "Me voglio scurdà 'e te".

 

 

Baffino indaffarato. Eh sì, stavolta è dura! Rimettere in sesto il Cavaliere disarcionato da più mazzate ce ne vuole. Mai disperare però! Perché se è vero che Veltroni tace dopo le botte che ha preso da Bersani alle amministrative, se è altrettanto vero che tace pure il sindaco al Plasmon alias il rotto amatore Renzi (ma consulta l’orario FS per un suo nuovo viaggio ad Arcore), c’è chi, da navigato skipper, è già al lavoro come ai bei tempi della bicamerale o dello sgambetto a Prodi. Ora va prospettando la possibilità che la Sinistra s’assuma la responsabilità di un governo di fine legislatura. Cosa questa che significa accollarsi tutti i guai combinati dalla Destra in questi anni e beccarsi il malcontento crescente diretto adesso verso il Cavaliere. Si dirà: ma tutto questo a patto che Berlusconi lasci la guida del Governo. Già. In tal modo è libero di scorazzare per l’Italia presentandosi come vittima di chi va immaginando chissà quali nuove tasse per tutti.
‘Sto nocchiero di Gallipoli! Diceva il mio amico Marcello Marchesi: “Arma la prora e naufraga!”.

 

 

Battisti liberato. Ce l’ha fatta! Con il sostegno dei tanti figli di quella signora che è sempre incinta e di altri complici meno innocenti. Il governo italiano si dice scandalizzato, che carino!
Il giurista Antonio Cassese su Repubblica del 9 giugno, ha elencato tutti i passi che i nostri governanti potevano fare e non hanno fatto per riavere Battisti o, almeno, fargli scontare la pena (perfino pure in parte) in Brasile. Voglio aggiungere a quelle dotte parole di scienza giuridica, il ricordo di alcune cosucce che, invece, sono state dette non da ubriachi notturni ma da uomini delle nostre istituzioni. Come dal ministro della difesa La Russa nel gennaio dell'anno scorso: “Viene detto ai brasiliani che noi lo tortureremmo. Noi torturarlo? Non dico che non ci piacerebbe, ma ci tratteniamo”. Poi spiegò che stava scherzando. Naturalmente. Ma a scherzare in quel modo era il Ministro della Difesa del nostro Governo.
Non scherzavano però gli esponenti della Lega quando hanno invitato Battisti a suicidarsi. Ed è della Lega il ministro dell'Interno che non rimproverò i suoi pa(s)da(ra)ni; forse, da appassionato jazzista qual è, era distratto in qualche jam session.
E, ad colorandum, come dicono certi avvocati, non dimentichiamo che il Premier italiano da anni va descrivendo – anche con dichiarazioni fatte all’estero – la nostra Magistratura come una manica di folli persecutori perché “Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana”.
A chi in Brasile, in buona o malafede, voleva decidere come ha deciso, non gli è stata resa la cosa troppo difficile.

 

 

Imprudenza. Polemiche a Roma suscitate dalla statua dedicata a Wojtyla alla Stazione Termini.
La scultura, donata dalla Fondazione Silvana Paolini Angelucci, è stata voluta dal re delle cliniche private a Roma cui Report dedicò uno spazio in Tv.
Lo scultore è Oliviero Rainaldi, membro della Pontificia Accademia di Belle Arti; dal 1976 realizza opere per la Santa Sede. Il suo lavoro non è piaciuto anche a importanti organizzazioni e nomi del mondo cattolico; ad esempio, l’Osservatore Romano l’ha definito “non all’altezza dell’intento”.
La statua ricalca una foto del 2003 che ritrae il Papa mentre, con fare scherzoso, avvolge con il suo mantello un bambino. Non voglio entrare nel dibattito estetico sul valore della scultura, neppure nella discussione sull’opportunità urbanistica della collocazione del lavoro. Noto soltanto che in un momento in cui la Chiesa è costretta ad affrontare tanti scandali sulla condotta morale di suoi sacerdoti, raffigurare un Papa che copre sotto il suo mantello un fanciullo, mi sembra quanto meno una spericolata imprudenza. O no?

 

 

Managers (1). Alla Rai ne esistono di raffinatissimi. Ed è un mistero perché tante aziende non si scapicollino a offrire loro cospicui ingaggi per accaparrarseli. A Viale Mazzini, ad esempio, mandano via, accompagnandoli alla porta con montagne di monete d’oro, conduttori che registrano record d’ascolti e d’incassi pubblicitari e si tengono stretti, strapagandoli, direttori che fanno precipitare ascolti e conduttori che non vanno oltre la prima puntata.
Da dove avranno mai appreso queste nuove tecniche gestionali? Alla Escp Europe?...  no, ancora un po’ tradizionali quelli lì. Alla Harvard oppure alla London Business School?... là innovatori ce ne sono, ma non fino a questo punto. Alla Human Relations della Stanford University?... mah! là fanno sì consulenza alla Nasa, al Pentagono… però ancora non ci siamo. No, qui deve trattarsi di scuola riservatissima, nascosta in qualche località segreta della Silicon Valley oppure di un avveniristico centro ideato da qualche guru della Google a Mountain View.
Mi sono rivolto a un esperto e gli ho chiesto se avesse una sua idea al proposito.
“Lei meriterebbe solo calci in culo!”, mi ha risposto. 
Lei meriterebbe solo calci in culo? Ma perché avercela tanto con me?
Intimorito da tanta aggressività nei miei riguardi, non ho insistito oltre.

 

 

Managers (2). Predecessore di Angela Lei, attuale direttore generale della Rai, fu Masi che fra tanti illuminati documenti da lui ideati, firmò… sì, firmò… perché vi stupite?... siglò una circolare, ancora in vigore che così dispose: il totale annuo di quanto corrisposto al “personale non dipendente” che presta servizio alla Rai non può eccedere dell'80% la relativa spesa media dei bilanci 2007, 2008, 2009… come dite?... sì, escluse le star che trattano a parte i loro contratti.
Alla Rai, a rendere più sagace la politica delle “risorse umane” (una volta si diceva “del personale”, ma la dizione sembrò troppo intima e fu cambiata), usano, quindi, anche modi opposti a quelli che alcuni sempliciotti chiamano sperperi. Si risparmia, ad esempio, su quelli che guadagnano meno.
Il “personale non dipendente”? Autori, registi, conduttori, redattori esterni, il cui compenso da allora fu ridotto dal 10 al 20% (con conseguente riduzione delle risorse umane delle loro famiglie).
Nessun direttore di reti radiofoniche o tv alzò un dito per difendere i propri collaboratori.
Non potevano farlo. Con le mani avvinghiate ai braccioli della poltrona data loro dai partit… pardon! … dalle aree d’appartenenza… come riuscire a fare quel gesto?

 

 

Povera e nuda. Alojzije Viktor Stepinac, arcovescovo di Zagabria dal 1937 al 1942 fu collaborazionista del sanguinario ustascia Ante Pavelic.
Pio XII lo nominò cardinale al termine della seconda guerra mondiale.  Il 3 ottobre 1998 Giovanni Paolo II lo proclamò Beato. Il 5 giugno di quest’anno, Benedetto XVI, a conclusione della sua visita in Croazia, s’è recato a pregare sulla tomba di Stepinac Alojzije.
Mentre era in volo per compiere il viaggio apostolico conclusosi come s’è detto, durante una conferenza stampa tenuta sull'aereo, il Papa ha detto: “In Europa bisogna rafforzare la storicità delle nostre culture e la diversità, che è la nostra ricchezza, contro un certo razionalismo astratto".
Razionalismo astratto? Si sa del razionalismo etico sia di stampo socratico-platonico sia come controllo degli istinti; si ricorda il razionalismo religioso della patristica e della scolastica avverso all’estremismo mistico; si rammenta il razionalismo estetico in polemica con l’intuizionismo idealistico-romantico, ma del “razionalismo astratto” nulla finora si sapeva.
Nouvelle philosophie?

 

 

Quorum. Ignoravo che anche nella Bibbia si parlasse di quorum.
Poi ho trovato: “Dite ‘sì sì’ o ‘no no’, ché tutto il resto appartiene al Maligno”.
Lettera di Giacomo: 5.12

 

 

Scritte ammonitrici. “Il fumo uccide”, “Fumare in gravidanza fa male al bambino”, e altre scritte sui pacchetti delle sigarette. Siamo in molti ad avere dubbi sull’efficacia di quei saggi ammonimenti, ma quando si legge “Il fumo provoca cancro mortale ai polmoni” ai dubbi di prima, l’aggettivo ‘mortale’ lì usato fa sorgere una domanda (dizionario dei sinonimi e contrari alla mano): ma allora esiste pure un cancro ‘salutare’?... “benefico”?... ‘giovevole’?

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca, sto al bar.

 

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