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Due cuori e una carogna

 

218. Tanti sono stati al 31 maggio di quest’anno i morti in Italia per infortunio sul lavoro.
Quel terribile numero (di cui si vergognerebbe ogni governo, tranne quello italiano), da allora a oggi è aumentato; per conoscere la cifra odierna cliccare sul sito guidato da Carlo Soricelli.

 

 

68. Tante le donne uccise in Italia dal primo gennaio al 30 giugno 2013.

 

 

A mia insaputa. Sarà certamente per mia disinformazione, ma non sapevo a febbraio che votando Pd avrei votato anche per il Pdl.
Generosa l’offerta: voti 1 porti via 2, ma la prossima volta cambio supermercato.

 

 

B.  Dopo la Consulta e altre sentenze contrarie a B. non tutti nel Pdl hanno lacrimato.
Parecchi nel Pd hanno pianto. Epifani e D’Alema con volti tirati nei tg.
Tranquilli, tutto s’aggiusta. Il tempo è mascalzone.

 

 

Grillata mista. Riflessioni su Grillo che strilla al banco e Casaleggio che sussurra alla cassa.

  • Sono d’accordo sul severo giudizio sul popolo italiano (ma ci ha già pensato Leopardi nel 1818), ma perché elogiarlo quando vota il M5S e disprezzarlo quando non lo vota più? Decidersi.
  • Grillo non è stato il primo – come ripetutamente afferma – a rinunciare ai soldi dello Stato. Per stare agli anni più recenti, Sandro Pertini rifiutò l'aumento dello stipendio da 60 a 240 milioni annui. Giusto per ricordarlo ai più distratti.
  • La Rete vista come divinità monoteista puzza d’incenso. La Rete, poi, è fatta di centinaia di milioni d’utenti e non da 48mila iscritti con diritto di voto al sito 5S. Parlare come Grillo d’inoppugnabilità della Rete, con i numeri che si ritrova, è confondere Iva Zanicchi con Patti Smith o Daniela Santanchè con Rosa Luxemburg.
  • Le dittature fasciste e comuniste risolvevano i problemi con gli oppositori attraverso i tribunali speciali. Oggi c’è chi s’è inventata una Rete farlocca per farlo. Non tutti, però, hanno diritto a criticare quel goffo inventore. Ad esempio, gli uomini di tanti partiti che hanno espulso, come ha fatto con ipocrisia telematica Grillo, in modo spiccio parecchi che davano loro fastidio.
  • Alcuni giornalisti italiani meritano disprezzo per il loro servilismo, ma proprio tutti no. Grillo, con toni sconci li offende senza distinzioni rassomigliando così al Cav. (da Il Sole-24Ore: “Si scatenano le reazioni alla dichiarazione del premier Berlusconi che dal vertice Nato di Praga, minaccia di prendere «dure misure» contro la stampa italiana”) e quando l’ex comico - oggi spesso comico involontario – dice che i giornalisti vanno tenuti “fuori dal Parlamento, disciplinati in appositi spazi”, commette un plagio. Roba da denuncia alla Siae da parte di D’Alema. Perché lo skipper di Gallipoli anni prima disse: «Sarebbe giusto, corretto e civile che in Transatlantico ci fossero solo i deputati... i giornalisti parlano poco di ciò che accade nel mondo, sono malati di provincialismo, spettacolarizzano la politica. Anche i lettori vanno disintossicati».

 


Larga l’intesa, stretta la via. Quando fu varato il governo Letta, l’On.le Lencini affermò: “Dev’essere quest’impegno qualcosa più di una necessità”.

E che cosa?... Incanto?... Amore?
L’incontro di due cuori raramente finisce in una capanna, più spesso in una carognata.

 

 

Nihil sub sole novi. Non c’è niente di nuovo sotto il sole. C’è forse qualcosa di cui si possa dire: “Guarda, questa è una novità”? (Ecclesiaste, 1, 4-10).
Da sempre ci perseguita questa citrulleria. Tanto per cominciare, il Sole stesso si trasforma. E poi, solo per stare nel più recente millennio: da Gutenberg ai grandi navigatori, dalla polvere da sparo a Copernico e Galilei, da Newton a Darwin, da Scherrer, Huber, Kuhn e l'energia atomica a Einstein, fino a Watson e Crick, ai viaggi spaziali, a internet (e ne ho zompate parecchie) con tutte le ricadute tecnologiche di quelle scoperte scientifiche e l’influenza avuta sul nostro stesso esistere fisico e sociale, è tutto un continuo rinnovarsi sotto il sole.
Una sola cosa resta uguale: lo zombi vittima d’insolazione che dice “Niente di nuovo sotto il sole”.

 

 

Pianto antico. Quanti versano lacrime su strumenti di ieri ritenendoli preferibili a quelli d’oggi? Tantissimi. Un esempio recente l’ho letto giorni fa quando è stato annunciato che la Snapkeys – società israeliana ad alta tecnologia – ha ridotto la tastiera dei computer a 4 tasti, mentre altre ricerche sulla ‘voice recognition’ affinano le possibilità di dettatura rendendola addirittura predittiva confrontando la voce con precedenti dettature. Cose queste che manderanno in soffitta tra pochissimo lo schema “Qwerty” per tastiere alfanumeriche, come quello che sto usando adesso per scrivere. L’articolo (di Enrico Franceschini, su Repubblica) terminava ricordando che quando avremo occhi computerizzati (se ne ha già oggi un anticipo con gli occhiali Google Glass), gli esperti prevedono che scriveremo guardando determinati punti dello schermo o muovendo le dita nell’aria. In pratica, non esisterà più Qwerty se non nei musei.
Apriti cielo! Gianni Mura, a nome di tutti gli abitanti di Jurassik Park, in un pezzo accanto a quello di Franceschini, afferma ammuffito: ”Dacché guardo con astioso, cinghialesco sospetto ogni novità della comunicazione, nella mia tana contemplo amorosamente le tastiere Olivetti…”.
E giù lacrimoni.
Quando fu messa in commercio la macchina per scrivere, tanti a piangere. Dicevano “Chi mai scriverà un epistolario d’amicizia o d’amore con l’assordante crepitare di quei tasti”? Naturalmente in quel modo sono stati scritti meravigliosi epistolari. Esce il fax, e altri lucciconi: “Addio a quella maniera d’imprimersi, marcata o meno, della battitura che rivelava lo stato d’animo dello scrivente”. Soave sciocchezza (già le macchine per scrivere elettriche uniformavano la battitura), perché col fax era possibile trasmettere addirittura scritti a mano.
Poi arriva la mail. Altri allagamenti di lacrime. Insomma…
Mura conclude il suo scrivere su Qwerty dicendo “Scusate, rientro nella mia tana”.
Spero che mantenga la parola.

 

 

Ricorrenze. Questa mia nota mensile è l’ultima prima della pausa estiva del sito Nybramedia… d’accordo… lo sapevo già, la considerate una buona notizia.
Non avrò possibilità di ricordare per tempo alcune ricorrenze, lo faccio in anticipo.
Ad esempio, Il 6 agosto del 1991 il ricercatore del Cern Tim Berners-Lee creò il World Wide Web, pubblicandovi il primo sito Internet. Berners-Lee, mise in pratica teorie e studi elaborati insieme con il collega Robert Cailiau, dando così il via a una delle più grandi rivoluzioni di noi umani.
Altra ricorrenza cui intendo soffermarmi: luglio 1881, sul primo numero del periodico per l'infanzia “Giornale per i bambini”, diretto da Fernandino Martini, uscì la prima puntata di Le avventure di Pinocchio, con il titolo “Storia di un burattino”. Grandissimo libro, dall’atroce finale.
A fare l’editing a Collodi fu Emma Perodi. Fu lei ad aggiungere a “Com’ero buffo quando ero un burattino” la frase finale “e ora come sono contento di essere diventato un ragazzino perbene”.
Gigi Malerba un secolo dopo, favorì l’evasione di quel discolo dall’ultimo capitolo (o cella?) 36 sapendo che Pinocchio non voleva diventare un ragazzino perbene.
Accadde in un radiodramma di cui fui regista: “Pinocchio con gli stivali”.
Pinocchio evade e cerca di nascondersi presso altre favole, ma non è accolto perché non ha fatto i conti con le ferree strutture della morfologia della favola studiate da Propp.

 

 

Zoom. “Se fosse vivo oggi, anche Gutenberg riconoscerebbe che il libro di carta ha fatto il suo tempo e ci lavorerebbe su”.
Jeff Bezos, fondatore di Amazon nel 1994.

 

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca, sto al bar.

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