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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Andrea Bernagozzi. Astrofisico.
Nato a Milano nel 1969, dopo la laurea in fisica all’Università degli Studi di Milano ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Da oltre dieci anni è impegnato in iniziative di diffusione di cultura scientifica rivolte alle scolaresche e al pubblico generico. Ha collaborato con varie istituzioni, come il Museo Astronomico-Orto Botanico di Brera e il Civico Planetario “Ulrico Hoepli” a Milano, la Fondazione per la Scuola di Torino, la Fondazione di Venezia. È autore dei volumi La Fantascienza a test  (Alpha Test, Milano 2007) e con Davide Cenadelli Seconda stella a destra. Guida turistica al Sistema Solare (Sironi, Milano 2009). Attualmente è ricercatore con Borsa di Ricerca UE-FSE all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d'Aosta, dove studia i pianeti extrasolari nell’ambito di un progetto in collaborazione con l’INAF-Osservatorio Astronomico di Torino.

 

Benvenuto a bordo, Andrea…
Wow, sono sull’Enterprise e stiamo viaggiando a curvatura 6? Come quei fan nel film “Galaxy Quest”, posso dire «Lo sapevo che era tutto vero, lo sapevo» - o almeno mi piace pensarlo per quest’incontro a cavallo tra il XXI e il XXIV secolo... Forse l’entusiasmo mi ha fatto perdere un po’ di contegno. Recupero il bon ton, anche in ossequio alla patria del Capitano Picard, e comincio ringraziando per l’invito. Ero informato dell’esistenza del Bar di Prora, dove lavora Guinan, ma non immaginavo che ci fosse anche una vineria a bordo dell’Enterprise. È davvero immensa!
Contribuiscono a rifornirla Antonella Ferrari e Miriam Mareschi, sfavillanti patronnes del ristorante La Piazzetta del Sole a Farnese. Per questo viaggio, mi hanno consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo bianco laziale “Poggio della Costa” 2008 di Sergio Mottura.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo “a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Andrea  secondo Andrea…
Precisato che il Capitano Picard sa bene come condurre un’astronave, accetto l’invito alla prudenza. Ecco quindi il mio ritratto interiore, sperando che non diventi troppo presto un testamento spirituale! Direi che sono una persona curiosa, che s’interessa a tante cose, pure troppe. Come capita spesso, infatti, il nostro miglior pregio è legato al nostro peggior difetto. Nel mio caso, la voglia di imparare cose nuove è un fattore positivo, ma proprio perché m’interesso di qua e di là posso essere dispersivo, che è un fattore negativo. Quello che posso aver fatto finora di buono lo devo assolutamente alle tante, meravigliose persone che mi sono trovato accanto. È grazie a loro che ho imparato a comprendere quando è il momento di badare al sodo, di concentrare le energie sulle questioni davvero importanti. Invece i pasticci che ho combinato sono tutta farina del mio sacco.
“All’Osservatorio astronomico della Valle d’Aosta vivono e operano i nipoti più accorti di Talete”, ha scritto Silvia Veroli in un suo articolo.  Quale la principale ricerca cui vi dedicate?
Ringrazio Silvia Veroli per l’accostamento con Talete. L’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta si trova a circa 1700 m di altezza nel villaggio di Lignan, frazione del Comune di Nus, nella valle di Saint-Barthélemy. L’Osservatorio dipende da enti locali e non da centri accademici, però dal 2006 collaboriamo con l’Istituto Nazionale di Astrofisica. Al momento siamo impegnati in quattro progetti di ricerca scientifica, che vanno dallo studio dell’atmosfera del Sole a quello degli asteroidi del Sistema Solare, dalla ricerca di pianeti extrasolari alla misura della luce emessa da galassie lontane miliardi di anni luce.
Come l’equipaggio dell’Enterprise, si può dire che anche noi viaggiamo per il cosmo, ma con i telescopi e non il motore materia-antimateria. Facciamo anche visite guidate per pubblico e scuole, se qualcuno ci vuole venire a trovare siamo contenti!
Hai un principio filosofico generale cui ispiri le tue ricerche?
Il mio approccio verso la scienza deriva dalla... fantascienza. Da piccolo mia mamma non mi leggeva fiabe, ma i racconti dell’antologia Le meraviglie del possibile. Il “senso del meraviglioso” di quelle storie mi ha avvicinato, per quanto possa sembrare paradossale, al fascino dell’indagine sistematica. Aggiungiamo il fascino dello spazio et voilà, ora sono all’Osservatorio a indagare lo spazio. La fantascienza è alla base anche del principio filosofico con cui svolgo la mia attività di ricerca: se c’è una cosa che ogni vero appassionato di fantascienza sa bene è che la realtà supera sempre la fantasia. Quello che scopriamo del cosmo è sempre più sorprendente di qualsiasi invenzione, anche dell’autore più dotato. Per me questo è davvero incredibile.
Ora che i miei avventori ti conoscono meglio, passiamo ad altre domande che investono l’area scientifica nella quale lavori. Perché non sappiamo se l’universo è finito o infinito?
Che onore sentirsi porre la stessa domanda che qui sull’Enterprise è già stata fatta a Margherita Hack! L’accostamento è improponibile, ma provo a dire la mia. Studiamo il cosmo grazie alla luce e alle altre onde elettromagnetiche emesse dagli astri. La luce viaggia a un miliardo di km all’ora: velocità grandissima, ma non infinita. Quindi ci vuole un certo tempo perché la luce di una galassia lontana arrivi alla Terra. Poiché l’universo è nato quasi 14 miliardi di anni fa, la luce di certe galassie ha fatto in tempo a raggiungerci, mentre quella di altre è ancora in viaggio. E magari non ci raggiungerà mai, perché intanto l’universo si espande e la distanza spazio-temporale tra noi e la galassia lontana aumenta. Si parla di universo osservabile, intendendo la porzione di cosmo che possiamo vedere. Che cosa c’è oltre? Hic sunt leones: proprio perché non abbiamo informazioni, possiamo solo immaginare.
Puoi spiegare in sintesi – affinché perfino io capisca –  la differenza tra la visione relativistica e quella quantistica?
La fantascienza ha reso famosa l’espressione continuum spazio-temporale. Per esempio, Q viene dal continuum. La grande differenza tra la visione relativistica e quella quantistica è che la prima è appunto una teoria del continuo, mentre la seconda del discreto. Penso che molti abbiamo in mente la rappresentazione dell’universo macroscopico come una sorta di lenzuolo sul quale è disegnata una griglia di coordinate; quando vi si appoggia sopra una palla, a simulare per esempio una stella, il lenzuolo si deforma e la distorsione spiega l’attrazione gravitazionale in termini relativistici. Per la teoria quantistica, invece, la struttura microscopica dell’universo è fatta a pacchettini, di materia o di energia, chiamati genericamente quanti. L’universo è un lenzuolone unico oppure tanti mattonicini Lego messi insieme? Ecco una bella differenza!
S’arriverà un giorno ad un’unificazione tra le due teorie oppure è impossibile?
Detto che lenzuolo e mattoncini sono metafore per dare un’idea, il contrasto tra le due visioni del mondo è abbastanza, uhm, scocciante. Il navigatore che usiamo per andare in giro in automobile funziona perché calcola la nostra posizione rispetto ai satelliti artificiali che orbitano intorno alla Terra applicando principi della relatività generale. Lo stesso navigatore ha al suo interno circuiti che funzionano con elettroni e fotoni, particelle discrete della meccanica quantistica. No, il GPS non è l’unificazione tra le due teorie, ma così capiamo come sia difficile rinunciare a qualcosa di entrambe: non spiegano tutto, ma molto sì. Deve arrivare qualcuno con un’idea fresca, che ci permetta di vedere le cose da un nuovo punto di vista. Allora forse ci accorgeremo che le due teorie sono le due facce di chissà quale medaglia. E ci chiederemo come abbiamo fatto a non accorgercene prima...
Duemila anni fa Lucrezio diceva “Tempus item per se non est”, il tempo in sé non esiste.
Prendo spunto da quella affermazione per dire che esistono parole delle quali oggi l’abuso ne ha compromesso l’intelligibilità. Ad esempio, tempo virtuale… tempo reale, ci dai una tua sintetica illuminazione su questa differenza?
Mi sarebbe piaciuto cominciare citando la classica massima di Sant’Agostino su che cosa sia il tempo… “Che cos’è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so, ma se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so”... ma l’ha già fatto Piergiorgio Odifreddi sempre qui sull’Enterprise. Ho detto prima che la luce impiega un certo tempo ad attraversare lo spazio tra l’astro che la emette e noi. Un’importante conseguenza è che la luce che ci arriva oggi da una stella è partita dieci, cento, mille e più anni fa, milioni o miliardi di anni addirittura per le galassie lontane. Quando guardiamo un astro lo vediamo non com’è oggi, ma com’era; più lontano è, più l’immagine ci parla di un passato remoto. Non possiamo sapere com’è adesso una galassia, se non aspettando che la luce ci raggiunga. Nel frattempo, però, il suo aspetto sarà mutato. In questo caso tempo reale e virtuale sfumano uno nell’altro: è più reale il tempo passato dell’astro che vediamo al telescopio o il presente che però non possiamo conoscere se non nel futuro?
Due domande in una. Lo so, sono ingordo.
David Deutsch, Stephen Hawking, Roger Penrose, Paul Davies, tutti scienziati che hanno affermato la possibilità di viaggiare nel Tempo. La principale difficoltà di creare una “Macchina del Tempo” è teorica oppure tecnologica? E perché, sarebbe più difficile, se non impossibile, viaggiare nel passato invece che nel futuro?
Ma davvero è impossibile? Paolo Calcidese, mio collega all’Osservatorio a Saint-Barthélemy, studia un particolare tipo di galassie, dette blazar. Sono lontane miliardi di anni luce. Perciò le immagini che riprende al telescopio gli mostrano com’erano quelle galassie miliardi di anni fa. In astronomia si parla di spazio-tempo proprio perché è impossibile considerare in maniera indipendente lo spazio e il tempo. Grazie alla finitezza della velocità della luce, spazio e tempo sono inscindibilmente legati e Paolo può affermare che lui ogni notte viaggia nel tempo... Non è il viaggio del tempo della fantascienza, ma è ancora più incredibile, perché è realtà!
Ray Kurzweil, con la sua Teoria della Singolarità, sostiene che siamo alle soglie del post-umano, grazie alla crescita esponenziale delle nanotecnologie e delle biotecnologie. In che cosa l’uomo di quel tempo (su cui è prudente non fare previsioni di date), prevedi che principalmente si differenzierà concettualmente da noi?
Sulla base del mio principio guida, cioè che la realtà supera sempre la fantasia, sono sicuro che qualsiasi previsione potrei azzardare sarebbe superata dagli eventi. Però i millenni sono un tempo grandissimo per la storia, ma un battito di ciglia per i tempi biologici dell’evoluzione. Dagli antichi Egizi a noi l’essere umano non è evoluto in un’altra specie. In qualsiasi modo si manifesterà la possibile Singolarità, sarà certamente una rivoluzione epocale, ma l’essere post-umano non sarà, a mio parere, sensibilmente diverso da noi. Avrà incredibili potenzialità e accesso a chissà quali risorse, ma esigenze, bisogni e desideri come i nostri. Non sono un futurologo, però non penso che ci sarà uno scarto tale da impedirci di comunicare tra umani e post-umani, esattamente come non c’è uno scarto tale da impedirci di comprendere i geroglifici egizi.
“Non riesco a capire perché le persone siano spaventate dalle nuove idee. A me spaventano quelle vecchie”, diceva John Cage. Perché in molti (non solo fra gli adepti a religioni, specie se monoteiste), ma anche fra progressisti, o cosiddetti tali, hanno paura delle scienze e dei suoi approdi? Da dove viene quel panico?
In natura ci sono quattro forze fondamentali: forza gravitazionale, forza elettromagnetica, forza nucleare debole e forza nucleare forte. Per me esiste anche una quinta forza: la forza dell’abitudine. E forse è la più potente, perché tutti ci abituiamo a qualcosa e poi abbiamo difficoltà a cambiare. Il panico verso il nuovo potrebbe essere dovuto a questa quinta forza... Non credo però che la fede religiosa giochi un ruolo importante nel processo. Per esempio, i padri della Rivoluzione scientifica tra 1500 e 1700 erano tutti credenti e praticanti: Copernico e Galilei cattolici, Keplero protestante, Newton anglicano di facciata e di credenza ariana in privato. Eppure non si può dire che non siano stati innovatori! Anche i loro avversari, come noto, erano religiosi. Si tratta di questioni complesse, ma per me la lezione che si può imparare è che quel che conta è la persona.
Qual è il tuo giudizio sulla divulgazione scientifica attraverso i media oggi in Italia?
Il 2009 è stato proclamato dalle Nazioni Unite l’Anno Internazionale dell’Astronomia, per celebrare i 400 anni passati dalla prima osservazione al cannocchiale di Galileo Galilei, avvenuta nel 1609. A pubblico e classi in visita chiedevamo se sapevano che il 2009 era dedicato all’astronomia: tutti cadevano dalle nuvole, però sapevano che nel 2012 è prevista la fine del mondo. Migliaia di persone che salgono in cima a una montagna per vedere le stelle al telescopio segnalano che in Italia c’è una grande fame di scienza. Dispiace quindi che nella patria di Galileo il servizio pubblico tv mandi in onda trasmissioni come Voyager, che presenta fantasie come quella del 2012 come se avessero riscontri scientifici, quando invece sono totalmente infondate. E c’è il rischio che qualcuno le prenda sul serio e si spaventi, soprattutto bambini e anziani.
In quali campi artistici… musica, cinema, net art, videogames, eccetera… trovi da uomo di scienza le maggiori corrispondenze con i tuoi primari interessi di studio?
Nella mia vita professionale sono stato coinvolto in varie attività che avevano a che fare con il rapporto tra arte e scienza. Ho interagito con musicisti, scrittori, poeti, fotografi, film maker, attori e registi teatrali, videoartisti... Il fatto che nel mio piccolo abbia avuto contatti con una così ampia varietà di professionalità è per me una conferma non solo del fascino intrinseco del cielo, ma anche della capacità dell’astronomia di essere una disciplina trasversale, che abbraccia ambiti del sapere apparentemente distanti. Inoltre segnala la necessità per uno scienziato contemporaneo di sapersi dedicare tanto alla ricerca quanto alla comunicazione della scienza, senza preconcetti culturali. Ovviamente tra tutte le arti quelle che preferisco sono letteratura, televisione e cinema di fantascienza, il che sembra indicare che un certo preconcetto culturale ce l’ho eccome!
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Sono un fan accanito di Star Trek, in particolare serie classica e “The Next Generation” -- e non lo dico per piaggeria perché sono a bordo dell’Enterprise. Il Signor Spock e il Comandate Data sono per me due figure di riferimento per la loro maniera di fare scienza. Il motto vulcaniano «infinite diversità in infinite combinazioni» mi ricorda il paragrafo finale dell’”Origine delle specie”, quando Charles Darwin scrive delle «infinite forme, sempre più belle e meravigliose» degli esseri viventi. Non solo scienza, ma anche diritti civili e rivendicazioni sociali hanno trovato spazio in televisione grazie a Star Trek: da appassionato di fantascienza, sono orgoglioso che il mio genere preferito abbia saputo esprimere un prodotto di questo livello. Una critica? Spero che il Capitano Picard non m’ascolti, ma solo in un telefilm di fantascienza si può vedere un francese che beve tè Earl Grey e declama Shakespeare...
Siamo quasi arrivati a Bernagozzi-A , pianeta abitato da alieni che s’orientano nello Spazio usando esclusivamente la Guida turistica intitolata “Seconda stella a destra”… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di “Poggio della Costa” 2008 consigliata da Antonella Ferrari e Miriam Mareschi della “Piazzetta del Sole a Farnese … Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
Siamo già arrivati? Caspita come passa il tempo, anzi lo spazio-tempo! Tra l’altro noto che la velocità di curvatura ha avuto su di me un effetto collaterale imprevisto. Ho studiato a Trieste e lavoro in Valle d’Aosta, ma sono clamorosamente astemio. Almeno sulla Terra, perché qui nella vineria dell’astronave, tra una chiacchiera e l’altra, anch’io ho bevuto con piacere qualche bicchiere di questo solare bianco laziale. Sarà per questo che ho parlato a ruota libera? Spero di non aver annoiato troppo e ringrazio ancora per l’invito. Alla prossima occasione, su qualcuno dei tanti «strani, nuovi mondi» che ci sono in giro per la Via Lattea... Magari uno dei pianeti extrasolari che spero di scoprire con i colleghi Mario Damasso e Giorgio Toso!
Auguri per il vostro lavoro! Ora ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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commenti presenti

Intervista diìvertente e istruttiva. Non è facile spiegare le cose che nel colloquio l'atrofisico spiega con tanta chiarezza rivelandosi un ottimo didatta. Complimenti. Matteo Giordano

inviato da Matteo Giordano
 

Scusate la mia intrusione in un dibattito che non mi vede preparata. Ma la teoria quantistica e quella della relatività potranno essere unite dalle esperienze del volo umano nello Spazio oppure dal lancio di strumenti? Oppure sono proprio lontana dal problema? In questo caso, chiedio scusa al Prof. nernagozzi per avergli posta tanta banalità. stella alpina

inviato da stella alpina
 

A proposito di voli umani di cuih a parlato la lettrice che mi ha preceduto. Chiedo al Prof. E' vero che la Nasa intende ridurre o addirittra abolire tali voli per chè costano troppo? E se questa cosa è vera, gli strumenti che verranno lanciati possono sostituire l'uomo , cioè possono otenere risultati pari a quelli ottenibili dall'osservazione degli astronauti? Grazie.

inviato da romano basili
 

Cari Matteo, Stella alpina e Romano, in primo luogo chiedo scusa per il ritardo con cui rispondo, dovuto a questioni di lavoro e... raffreddore da fieno! Poi non sono prof: Andrea ve benissimo. @ Matteo: grazie per le belle parole, contento che ti sia piaciuta l'intervista. @ Stella alpina: complimenti per il nickname. Ogni nuova esperienza può gettare luce sul dualismo relatività/meccanica quantistica. Riguardo al lancio di strumenti, satelliti artificiali come quello europeo Planck studiano la radiazione che, secondo la teoria, sarebbe il residuo del misterioso fenomeno che ha dato origine al big bang. Le caratteristiche di questa radiazione, per esempio, possono aiutare a capire un po' meglio com'era la struttura dell'universo in un periodo compreso tra quand'è nato e quando aveva circa 380.000 anni (oggi dovrebbe avere circa 13 miliardi 700 milioni di anni). Se si capisce com'era l'universo neonato, come dicono gli scienziati, allora si può capire meglio il legame tra la struttura macroscopica descritta dalla relatività e quella microscopica descritta dalla meccanica quantistica. C'è tanto, tanto, tanto lavoro ancora da fare... @ Romano: è vero che la NASA ha problemi di budget e che il Presidente Obama ha operato dei tagli, ma si tratta di una situazione in evoluzione. Per esempio, Obama ha detto no al ritorno sulla Luna, ma perché è meglio puntare su Marte una volta passata la crisi... Le sonde automatiche compiono lavori incredibili, pensiamo alla sonda europea Huygens su Titano satellite di Saturno, oppure i due rover della NASA Spirit e Opportunity su Marte. Però non hanno la versatilità dell'essere umano: possono fare solo quello per cui sono state costruite e programmate, mentre un astronauta in carne e ossa può cambiare idea, notare qualcosa che non si aspetta e modificare di conseguenza il suo piano. Probabilmente è meglio mandare le sonde in avanscoperta e, una volta capita com'è la situazione nello spazio, su un pianeta come Marte per esempio, mandare un essere umano preparato anche grazie ai dati della sonda. Anche qui tempi lunghi, ma c'è in ballo la vita di una persona, quindi non si devono correre rischi. Questo almeno fino all'avvento del post-umano ;-) Grazie, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

Grazie per l'esauriete risposta. Cari saluti romano basili

inviato da romano basili
 

Sì, proprio una bella intervista anche perché tratta cose difficili e il Prof. Bernagozzi le ha rese facil i. d Mi meraviglio, però, come l'intevistatore avendo un astrofisico a tiro non gli abbia chiesto che cosa ne pensa sulla possibilità di vita simile alla nostra su altri pioaneti. Siamo soli nell'universo. Ci sarà mai un giorno l'incontro con esseri alieni? Grazie. simonetta cattaneo

inviato da simonetta cattaneo
 

Esiste una pubblicazione stampata o sul web che riporta cifre su quanti astronauti siano morti finora nell'esplorazione dello Spazio? Un tempo la censura comunista dell'Urss impedì tale informazione e disponiamo solo di dati degli US. Ma anche quelli, certamente più attendibili, lo sono pienamente? Belfagor

inviato da Belfagor
 

Indubbiamente un'intervista interessante, ma... ad un punto il Prof Bernagozzi sembra difendere le fedi e recintare il pensiero scientifico fra pensatori credenti da Copernico a Galilei ai loro aversari. Fin qui niente di male, ognumo è libero (almeno per noi laici è così) di pensarla come vuole. Quello che mi sorprende è come l'intervistatore in quel punto non sia intervenuto, cercando di chiarire, d'illuminare meglio la questione. Seguo con assiduità questo sito e la cosa mi ha stupito perché ho sempre visto Adolgiso su posizioni decisamente laiche. Oppure in questi ultimi tempi si è convertito a qualche religione? Buona estate a tutti! Francesco Tarantini

inviato da Francesco Tarantini
 

Mi ha fatto capire più cose Bernagozzi che non tutti i professori che ho avuto al liceo (e ho fatto quello scientifico!). Silvana

inviato da Silvana
 

Ma è la tecnologia a far progredire la scienza o viceversa? Se il Professore Bernagozzi vuole rispondere... grazie. bruno tramontano

inviato da bruno tramontano
 

Innanzitutto ringrazio Tarantini per avere visitato il sito “con assiduità”. La cosa m’inorgoglisce e non sono certo di meritarla. Lo rassicuro: non mi sono convertito ad alcuna religione; sono ateo suppergiù fin dal primo vagito e spero di restare tale fino all’ultimo mio rantolo. Anch’io ho notato quel passaggio che Tarantini sottolinea nell’intervista a Bernagozzi, intervista che giudico eccellente sia sul piano della comunicazione e sia della simpatia dell’intervistato, perciò qui, dopo averlo già fatto privatamente, intendo pubblicamente ringraziarlo. Perché non ho fatto precisazioni in quel punto? Per spiegarlo, devo illustrare come, tecnicamente, sono realizzate le interviste in Enterprise. Invio le domande via mail, e ricevo via mail le risposte. Se commentassi questo o quel punto che mi vede in disaccordo con l’intervistato, l’altra/o non potrebbe controbattere e finirei con l’avere sempre l’ultima parola. Lascio tale comportamento (ahinoi, usato spesso) a gazzettieri dal cuore infeltrito o dalla faccia di bella pietra. Certo, potrei rispedire l’intervista al mittente con il mio commento a una certa sua risposta e dargli la possibilità di replicare… già, ma poi forse vorrei replicare ancora io… insomma, faremmo notte e non so quanto, poi, le cose così disposte potrebbero interessare, e meno ancora, rallegrare i lettori. Capisco che quell’angolo (… quel solo angolo, però, via, Tarantini non essere crudele!) possa fare intendere che la Scienza sia quasi una faccenda che si svolga fra cattolici, ma nessuna persona di buon senso sa che è così. Troppi scienziati sono stati affettati vivi da Ipazia in poi, o finiti al rogo, troppi libri sono stati dati alle fiamme (… a proposito l’Index Librorum Prohibitorum che contiene i nomi di tanti autori, non vede quello di Adolf Hitler e del suo “Mein Kampf”). No, nessuna persona di buon senso può dare retta ai cattolici: Sperando di fare cosa gradita ai lettori atei e a quelli credenti (ammesso che quest’ultimi frequentino Nybramedia) fornisco alcuni consigli di lettura per l’estate ma anche per dopo e dopo ancora: “Storia criminale del cristianesimo”, di Karlheinz Deschner http://www.edizioniariele.it/ilviandante_03.htm (in Italia sono usciti i primi 9 volumi dei 10 di cui è composta l’opera); “Gesù lava più bianco” http://www.uaar.it/ateismo/opere/53.html di Bruno Ballardini; poi due chicche riguardanti personaggi storicamente a noi vicini: “Beato impostore” (controstoria di Padre Pio) di Mario Guarino http://www.kaosedizioni.com/schnomedio_beatoimpostore.htm; e una controbiografia di Madre Teresa di Calcutta, scritta da Christopher Hitchens, minimum fax Edizioni, irresistibile fin dal titolo: “La posizione della missionaria” http://www.lafrusta.net/rec_hitchens.html Mi scuso per la prolissità, è la seconda volta in 10 anni che intervengo in questo spazio dei commenti, e ne ho bassamente approfittato. Non replicherò a eventuali msg sia che condividano oppure no questo mio intervento Per ulteriormente rassicurare il gentile lettore che mi ha tirato in ballo (per i capelli, nel mio caso, è pressoché impossibile), mi piace ricordare un aforisma di Schopenhauer che dopo il forse frettoloso “O si crede o si pensa”, fulmina senza possibilità d’appello le chiese tutte: “Le religioni sono come le lucciole, per brillare hanno bisogno del buio”. armando adolgiso

inviato da armando adolgiso
 

Non ho le fedi dei credenti né le ragioni degli atei, sono difatt agnostica. La scienza è cosa più complessa tanto che è difficile costringerla in un sol o ambito filosofico.Una sola cosa mi va di dire, non mi pare che la Chiesa abbia mai troppo incoraggiato gli scienziati. Ricordo più censure, distinguo, perplessità che aiuti o approvazioni. Ho peò l'impression eche costretti sulla difensiva arretrino sempre di più e Craig Venter avanzi. Lo ritengo un bene. Pina De Cristofari

inviato da Pina De Cristofari
 

Mi sto interessando, soprattutto attraverso internet alla questione della mateia oscura. Sembrerebbe che conosciamo (o vediamo?) solo il 5-6% di ciò che ci circonda. Domado: è possibile che molti fenomeni visti come paranormali (fantasmi inclusi) provengano da quelle dimensioni a noi sconosciute e che erroneamente r da molti sono attribuiti al paranormale? E su quella mateia ignota ci sono in corso studi per conoscerla? Se ne occupa l'astrofisica o altro disciplina? grazie gabriele monti

inviato da gabriele monti
 

Siccome non rispondevo ai commenti dei lettori di Enterprise, per richiamarmi all'ordine il Capitano Picard mi ha mandato l'ufficiale alla sicurezza, il tenente comandante Armando Adolgiso (ecco perché non lo si può tirare per i capelli, ha la cresta klingon). Chiedo nuovamente scusa per il ritardo e rispondo di seguito ai vari commenti con singoli interventi, per non fare un post elefantiaco. Grazie per la pazienza, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Simonetta Cattaneo: collaboro a un progetto di ricerca di pianeti extrasolari, cioè pianeti che girano intorno alle altre stelle come la Terra gira intorno al Sole. Fino all'inizio degli anni Novanta non ne era stato individuato nessuno, da allora in meno di vent'anni sono quasi 500 quelli trovati! Ma sono tutti diversi dalla Terra: ce ne sono di più grandi, più caldi, più freddi etc. Nessuno potrebbe ospitare la vita come noi la conosciamo. La speranza mia e dei miei colleghi, anzi di TUTTI gli astrofisici al mondo, è scoprire un pianeta simile al nostro che potenzialmente possa essere abitabile -- se poi è abitato, da esseri intelligenti o microbi, è tutto da vedere. Questo è lo stato dell'arte, pardon, della scienza al momento: l'idea è che è possibile che ci sia vita altrove nel cosmo, quindi vale la pena cercarla (con i telescopi, non con le astronavi alla Star Trek ahinoi...). Possibilità non vuol dire certezza e questo era proprio il tema di una delle tracce per la prova d'italiano della maturità di quest'anno, lo segnalo per ribadire quanto sia un argomento all'ordine del giorno della scienza contemporanea. Se poi ci sarà un incontro con esseri alieni, un primo contatto come tra vulcaniani e terrestri, chissà... Ma se sono impegnato in questo progetto di ricerca, be', è facile capire qual è la mia speranza, no?

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Silvana: ti ho fatto capire più cose io che non tutti i professori che hai avuto al liceo scientifico? Grazie, sono davvero contento. Però quello che ho capito io, se l'ho capito, l'ho compreso grazie anche a maestri e professori che ho avuto. Tra l'altro, conosco una Silvana che è professoressa proprio al liceo scientifico e si dà un sacco da fare per aiutare gli studenti. Insomma, come ho detto nell'intervista, contano le persone. In questo stesso sito si parla della scuola, nella sezione Cosmotaxi. Leggi e dì la tua! Grazie ancora, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Belfagor: domandi se esiste una pubblicazione affidabile sugli astronauti morti in missione. Non è il mio campo, quindi ho chiesto al collega Paolo Amoroso, esperto di astronautica,tra gli animatori di Forum Astronautico ( www.forumastronautico.it ). Paolo Consiglia questo buon libro, che parla anche degli incidenti a terra o in fase di addestramento: "Disasters and Accidents in Manned Spaceflight" ( http://tinyurl.com/2u99elt ). Purtroppo i caduti non sono opinione, ma storia, confermati da fonti ufficiali. Per l'URSS, Soyuz 1: 1 e Soyuz 11: 3. Per gli USA, Apollo 1: 3, STS-51-L (Challenger): 7 e STS-107 (Columbia): 7. Paolo ci tiene poi a sfatare il mito dei cosmonauti, così si chiamano gli astronauti sovietici, che sarebbero morti prima del volo di Gagarin, che quindi sarebbe non il primo uomo nello spazio, ma il primo a essere tornato vivo dallo spazio. Si tratta di una leggenda metropolitana molto diffusa in Italia. Se n'è occupato Jim Oberg, uno dei massimi storici dello spazio, specialmente sul programma spaziale sovietico. Per un ventennio è stato controllore di volo Shuttle alla NASA e quindi sa di cosa parla quando si tratta di questioni tecniche. Per Paolo è importante leggere la sezione Myths of 'Dead Russian Cosmonauts' reperibile sul suo sito ( http://www.jamesoberg.com/ufo.html ). Invece l'opera monumentale di riferimento sulla storia del programma spaziale sovietico è "Challenge to Apollo: the Soviet Union and the Space Race 1945-1974", di Asif A. Siddiqi ( http://tinyurl.com/36e9coe ). Speriamo di essere stati utili! Ciao, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Bruno Tramontano: è la tecnologia a far progredire la scienza o viceversa? Il dualismo scienza/tecnologia è simile a quello meccanica quantistica/relatività. Forse si tratta di cambiare il punto di vista. Il direttore dell'Osservatorio Astronomico dove collavoro, prof. Enzo Bertolini (lui è prof per davvero!), lo risolve così. Quando si entra in un centro di ricerca scientifica, per esempio il CERN di Ginevra, che cosa si vede a una prima occhiata? Forse si vede la scienza? No, notiamo macchinari, apparati, computer, insomma tecnologia. Scienza e tecnologia procedono insieme, a braccetto, ogni tanto la prima aiuta la seconda, ogni tanto è il contrario, ma sono indissolubilmente legate, facce della stessa medaglia. Per questo, sostiene Bertolini, scienziati sono i fisici del CERN ma anche gli ingegneri che hanno costruito LHC (nel dubbio si è preso le due lauree). Saluti, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Gabriele Monti: domandi se i fenomeni paranormali non siano dovuti alla materia oscura. E' una domanda curiosa, ma meno di quello che si possa pensare. Tra Ottocento e Novecento sono stati scoperti i raggi X. Non si vedono come la luce, non si sentono come il calore, ma ci sono e hanno un effetto, perché ci sono le radiografie. Allora molti scienziati si sono chiesti se questi fenomeni fisici non potessero essere la chiave per un mondo invisibile, che ci affianca da sempre, ma di cui ignoriamo l'esistenza. Alcuni tra i maggiori studiosi si sono messi a studiare lo spiritismo, l'aldilà, le fate... Man mano si è realizzato che il mondo invisibile per i quali i raggi X erano l'accesso era quello degli atomi, non degli spiriti. Analogamente la materia oscura e la sua sodale energia oscura, studiate in astrofisica e in fisica delle particelle elementari, rappresentano la chiave per comprendere che cos'è accaduto dopo il big bang piuttosto che la spiegazione di telepatia e telecinesi. Con una grande differenza: gli effetti di materia e energia oscura sono osservabili, misurabili e quantificabili anche se la loro natura è ignota (ci sono varie ipotesi, anche controverse); ma di telepatia e telecinesi, ahinoi, non c'è evidenza sperimentale.

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Francesco Tramontano, Armando Adolgiso e Pina De Cristofari: dopo meccanica quantistica/relatività e scienza/tecnologia, inevitabilmente arriva scienza/fede. Ringrazio Armando per aver dedicato uno dei suoi due interventi in 10 anni alla mia intervista! Il passaggio discusso è in risposta alla domanda "Perché in molti, non solo fra gli adepti a religioni, specie se monoteiste, ma anche fra progressisti, o cosiddetti tali, hanno paura delle scienze e dei suoi approdi?". La mia risposta è stata: "Non credo che la fede religiosa giochi un ruolo importante". In fondo, è conseguenza logica della domanda: se non solo i credenti temono la scienza, ma anche i progressisti, tra cui laici atei razionalisti etc, allora ne segue che la fede non c'entra, no? Poi è storia ufficiale che molti grandi scienziati alla base della cultura occidentale sono credenti: per Galilei il libro della natura, quello scritto in caratteri matematici, è appunto scritto da Dio; per Keplero l'armonia delle sue leggi è disegno divino; per Copernico il Sole attorno cui la Terra gira è anche simbolo del Cristo; per Newton la gravitazione è il mezzo con cui Dio interviene a regolare il cosmo. Non lo dico io, lo dicono loro nei loro scritti. ATTENZIONE: non voglio che nessuno si converta né dimostrare la superiorità del credente sull'ateo. Ma per me questi sono controesempi, per usare un'espressione matematica, che provano come non sia possibile affermare, almeno al primo ordine, "o si crede o si pensa". Non me ne voglia Schopenhauer, ma i quattro citati sopra pensavano ANCHE (non solo) perché credevano. Pina cita Craig Venter, ma il padre della genetica è Mendel, frate agostiniano. Ovviamente c'è un effetto selettivo, perché studiavi se andavi in seminario, Ma astronomia nel 1600 la si insegnava per dimostrare l'infondatezza del sistema copernicano: Keplero la studiò e subito divenne copernicano convinto. Che poi altri si opposero ai nostri ANCHE (non solo) in nome della fede è altra questione, che ahinoi comprende anche gli scienziati affettati, lo sappiamo purtroppo. Ma la mia tesi non è che la scienza sia faccenda per cattolici o cristiani (Keplero e Newton, come scrivo, non sono cattolici) bensì che è faccenda per chi vuole pensare con la sua testa. E i personaggi che ho citato mostrano che si può essere credenti e pensare con la propria testa. Non sono un filosofo, sociologo, storico, quindi non ho altro da aggiungere sulla questione. A me però sembra interessante e sono contento di aver potuto condividere queste mie riflessioni con i lettori di Nybramedia. Senza voler insegnare nulla a nessuno, eh. Ora torno a guardare le stelle, che come le lucciole brillano nel buio. Grazie, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

Ringrazio il Prof. Bernagozzi per avere ricordato il mio nome nelle sue risposte. Non tutti lo fanno nei Forum. Quasi che si risponda a fans o detrattori anonimi. Da agnostica quale sono c ome mi sono già presentata nel precedente msg, voglio ricordare parole dell’agnostico Darwin. “NNon dobbiamo trascurare la probabilità che il costante inculcare la credenza in Dio nelle menti dei bambini possa produrre un effetto così forte e duraturo sui loro cervelli non ancora completamente sviluppati, da diventare per loro tanto difficile sbarazzarsene, quanto per una scimmia disfarsi della sua istintiva paura o ripugnanza per il serpente.” Cari saluti. Pina De Cristofari.

inviato da Pina De Cristofari
 

A proposito di citazioni voglio ricordarne una anch’io e riguarda un libro che ho letto poco fa: Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici). Pag. 9: “Addirittura, lo stesso termine cretino deriva da (attraverso il francese crétin, da chrétien), con un uso già attestato dall’Enciclopedia nel 1754: secondo il Pianigiani, ”. Che poi fra i cristiani possa esserci qualcuno non cretino, fa parte della forza delle cose. Perfino tra i nazisti è forse esistito qualcuno buono d’animo, ma ciò non salva la stragrande maggioranza formata da tutti gli altri che furono direttamente o indirettamente complici di efferatezze. Per i cristiani, quell’illuminazione etimologica espressa da Odifreddi, mi pare interessante.

inviato da sergio romani
 

Grazie Adalgiso per aver segnalato quell’opera “ Storia criminale del cristianesimo di cui mi era ignota l’esistenza. Purtroppo quel link che hai dato non si apre e neppure se trasferito col copia e incolla sul cursore. Ma attraverso il titolo, lo dico a beneficio di altri interessati come me, sono l’ho rintracciato su internet e la casa editrice si chiama Ariele. Ne sto considerando l’acquisto, ma prima devo fare due conti trattandosi di comprare ben 9 volumi!

inviato da s. danesi
 

Grazie Adalgiso per aver segnalato quell’opera “ Storia criminale del cristianesimo di cui mi era ignota l’esistenza. Purtroppo quel link che hai dato non si apre e neppure se trasferito col copia e incolla sul cursore. Ma attraverso il titolo, lo dico a beneficio di altri interessati come me, sono l’ho rintracciato su internet e la casa editrice si chiama Ariele. Ne sto considerando l’acquisto, ma prima devo fare due conti trattandosi di comprare ben 9 volumi!

inviato da s. danesi
 

La ringrazio (e ringrazi per me il Professor Paolo Amoroso (molto interessante forum astronautico.it) per la risposta tanto documentata sugli astronauti morti in missioni spaziali. Belfagor

inviato da Belfagor
 

Senza nulla togliere ai meriti del Prof. Bernagozzi e alla sua appassionante intervista, credo che il merito, anzi in questo caso il demerito, del secondo intervento in 10 anni del conduttore del sito nell’area commenti, sia mio. Caro Adolgiso, si capisce dal tono della tua risposta che ti sei risentito della mia accusa (credimi, scherzosa) d’esserti convertito a qualche religione. Fra noi atei, mi rendo conto, suona come un insulto. Hai spiegato benissimo il modo in cui fai le interviste e capisco (e ti fa onore) che non ti riservi l’ultima parola perché l’altra/o non potrebbe difendersi… però… però (non t’arrabbiare) insisto nel dirti che allorché il Prof Bernagozzi ctando i nomi che ha citato poteva dar luogo all’idea che la scienza fosse quasi terreno dei cattolici, tu senza entrare in polemica con l’intervistato, avresti potuto almeno dichiarare la “tua” estraneità a quelle affermazioni. Perché è importante? Perché come spero avrai visto il Prof Bernagozzi è tornato su quel punto ribadendo ed estendendo quei concetti. Facile la risposta: se al di là del periodo su cui lui si riferisce, si fa un passo indietro si scopre che già in epoca in cui il cristianesimo non esisteva, quelle cose (che susciteranno carceri, torture e roghi) le avevano già dette Aristarco di Samo, (“la Terra ruota attorno al Sole percorrendo una circonferenza”), Pitagora (“La Natura è numero”), e forse altri. Ma il punto più importante (e oso darti un consiglio) è che quando ti trovi di fronte qualcuno che s’ispira al pensiero unico (atei marxisti inclusi sia chiaro) bisogna far squillare tutti gli allarmi. Perché tendono sempre a portare l’acqua dove vogliono e lasciare assetati gli altri. Pensa, ad es., a quando il Prof Bernagozzi che pure è persona delicata risponde su Craig Venter dicendo subito che “il padre della genetica è Mendel, frate agostiniano”. Giusto. Vero. Lo dice subito per sminuire Venter che ben si sa, ai cattolici (e ai cristiani tutti) è sgradito. Tra l’altro, è un’affermazione incauta. Come dire che la notazione musicale tuttora in uso l’ha inventata il monaco (esulti, Professore!) Guido D’Arezzo trascurando però a quale progresso tecnico e sviluppo estetico quelle note siano state poi portate da Pierre Boulez o Frank Zappa (due atei, mi scusi Professore). Voglio concludere notando che in una sua risposta probabilmente il Professore (“torno a guardare le stelle, che come le lucciole brillano nel buio. ” voglia, simpaticamente, ironizzare su di un famoso aforism a di Schopenhauer (Le religioni sono come le lucciole per brillare hanno bisogno del buio). Terreno infido, Professor Bernagozzi. Tante le risposte alla sua brillante battuta. Una può essere che pure i ceri delle cerimonie religiose hanno bisogno del buio per brillare meglio, ma quanto cattivo odore di cera bruciata spargono intorno, che fetore!

inviato da Francesco Tarantini
 

Ho letto l’intervista che offre un panorama filosofico e scientifico di grande interese con il segnato merito di Bernagozzi , come è già stato notato, di farsi capire. Visto l’argomento e le domande impegnative, non era facile. Intervengo non sulla polemica scienza/fede (non desidero nascondere il mio pensiero, sono agnostico), ma su di un altro tema che riguarda la comunicazione su internet. Me lo suggerisce, oltre l’intervista, proprio il dibattito fin qui seguito nei commenti. Scorrendo la lista degli ospiti del sito si capisce com’è orientato e va a suo merito, però, che non ci siano politici. Si capisce che è molto schierato sulll’attivismo laico e ateo, sul tecnofilo, sulle nuove ricerche in campo estetico riuscendo a fondere questi temi. Gli intervenuti in questi commenti sono in schiacciante maggioranza sostenitori di quelle linee editoriali. E qui sta il punto. Anche su Internet come nelle radio nelle tv nei periodici, si va affermando una linrea antigeneralista. Infatti se si da uno sguardo a tanti siiti generalisti (esclusi quelli dei quotidiani obbligati ad esserlo, eppure qualcuno ha creato anche blog specialistici), i dibattiti, lo scambio delle idee sono quasi sempre sfocati, provvisori, più frettolosi che veloci. Qui – e negli altri siti che hanno specializzato i loro interessi – accade invece che il forum è compatto, denso, competente, e questo al di là delle ragioni di questo o di quello. Ottima cosa. Insomma anche su Internet e anche in Italia sul Web la forma generalista non paga più. Complimenti a tutti gli intervenuti. Dino

inviato da Dino
 

tiscali.it Il Mein Kampf non figura nell’Indice dei Libri Proibiti della Chiesa?! Incredibile!! Una ulteriore vergogna che ricade sui cattolici. rosanna altieri

inviato da rosanna altieri
 

Copia e videoascolta http://www.youtube.com/watch?v=o44loprfxKA

inviato da Usignolo Blu
 

IL SITO E’ CHIUSO PER FERIE DA OGGI 31 LUGLIO. TUTTI I COMMENTI CHE PERVERRANNO IN QUESTO FORUM SARANNO PUBBLICATI ALLA RIAPERTURA DI NYBRAMEDIA CHE AVVERRA’ LUNEDI’ 6 SETTEMBRE. Cordiali saluti. Studio Living Color

inviato da Studio Living Color
 

@ Francesco Tarantini: ritornato operativo il sito, posso rispondere al commento confermando in primis che il merito dell'intervento di Armando Adolgiso è dell'obiezione del lettore e non della mia intervista. Infatti non ho detto nulla di così rivoluzionario, anzi. Ho fatto cenno a Copernico, Galilei, Keplero e Newton, cui ho aggiunto Mendel, non in seguito a una domanda sul rapporto tra scienza e fede, ma a un quesito sulla resistenza a accettare idee nuove. La domanda era: come mai non solo i credenti, ma anche gli atei, possono avere atteggiamenti oscurantisti? Be', notavo, fior di idee nuove sono state proposte anche da credenti (come i nomi di cui sopra), altrettante rigettate anche da atei. Quindi se ne può dedurre che avere fede o meno non è determinante per proporre o respingere innovazioni: valgono le persone. [Mi scuso con Armando Adolgiso se non ho saputo essere più brillante con questa risposta.] Detto che ovviamente nessuno è obbligato a condividere il mio ragionamento, però non mi pare che da questa traspaia l'intenzione di dimostrare che la scienza è "terreno dei cattolici": banalmente ho fatto esempi noti a tutti (peraltro Keplero e Newton non erano cattolici, anzi per l'inglese il papa di Roma era l'anticristo). Né spero che si dica che voglio portare acqua al mio mulino, qualsiasi esso sia, se noto che anche le idee di Aristarco, citato opportunamente dal lettore come predecessore di Copernico, furono rifiutate dai suoi contemporanei, quando "il cristianesimo non esisteva". In conclusione, penso che avere fede (cristianesimo, politeismo o quel che volete voi) non sia un fattore che necessariamente porti all'oscurantismo, perché hanno dato contributi determinanti alla conoscenza cristiani, pagani, agnostici e atei come Hack e Odifreddi, che pure omaggio nell'intervista. Altra cosa è il potere costituito di ogni tipo, compreso quello religioso, quando reagisce ideologicamente perché si sente minacciato: è questo che porta alla cicuta, a roghi e torture, al manifesto della razza, alla neolingua e alla storia riscritta. Ringrazio Francesco Tarantini per l'interesse verso le mie affermazioni e lo rassicuro che rifuggo tanto quanto lui il pensiero unico. Onestamente non ne sento il fetore nell'intervista e nelle mie risposte ai commenti (mentre sento Boulez e Zappa, anche se preferisco Arvo Part e John Zorn). Invito chiunque passi da questo blog a pensare con la propria testa e a sviluppare un pensiero critico, autonomo e indipendente come hanno fatto artisti e studiosi sopra nominati. Compreso Venter: che il quasi signor nessun Bernagozzi (altro che Professore con la maiuscola!) possa /voglia sminuire il suo lavoro sfiora il ridicolo... Ah, ho messo quel quasi perché grazie all'intervista e alla chiusura di Nybramedia sono stato quasi famoso per un'estate, grazie Enterprise! Saluti, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

@ Dino: grazie per il commento sull'intervista e soprattutto per l'interessante notazione di comunicazione su siti specializzati e generalisti. Saluti, Andrea

inviato da Andrea Bernagozzi
 

 

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