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                   L’ospite accanto a me è  Elisabetta Sgarbi. Scrittrice, regista, direttore editoriale della Bompiani 
                    Ha ideato, e ne è Direttore  Artistico, La Milanesiana giunta quest’anno alla sua ottava edizione. 
                  Conduce in Rete  un sito  dove troverete tutte le notizie della sua  plurale e vertiginosa attività che ne fanno un personaggio unico nello scenario  culturale non solo italiano.  
                  La sua più recente impresa  fornisce lo spunto per quest’incontro nella taverna dell’Enterprise. 
                    Si tratta di Il  pianto della statua che ha ricevuto calorose accoglienze e si è  particolarmente segnalato al recente Festival di Locarno. 
                    
                  
                    - Benvenuta a  bordo, Elisabetta…
 
                    -  Grazie  dell’invito, spero di non aver perso qualche pezzo per strada durante il  teletrasporto…
 
                    - Solo un attimo,  controllo… eh no, per la gioia di noi tutti, alieni compresi, non ti sei persa  niente. Tutti i pezzi ci sono e stanno gloriosamente al posto giusto.
 
                      Sappi che Nicola Batavia, chef e patron del ristorante 'L Birichin' di Torino mi ha consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio un certo vino. Mi ha scritto in spacefax… leggo: “Il vino che ti consiglio è una Barbera d'Alba doc 2004 di Ermanno Costa, di San Defendente di Canale (Cuneo). Quando penso a questa terra come il Piemonte mi risalgono i profumi dell’uva e di qualche piatto che oggi cucino nel mio ristorantino. Non posso starci lontano e non posso farne e meno... di cosa?... della tavola e di cosa”. 
                      Fin qui  Nicola Batavia… qua il bicchiere.  
                      Adesso  ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma  direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a  manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo  iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto…  interiore…insomma, chi è Elisabetta   secondo Elisabetta… 
                    -  Se siamo nello spazio interstellare, allora dico senz’altro,  cogliendo l’occasione esterna, che io sono una viaggiatrice, ma i luoghi in cui  mi reco fanno capo quasi sempre alla mia stessa mente: la esploro con passione  e curiosità inesauribili, ben sapendo che i viaggi interiori sono i più  gratificanti. E poi sono quelli che permettono di scoprire in sé schegge di divertimento.
 
                    -  Com’è nato “Il pianto della statua”,  che cosa ti ha spinto a farlo?
 
                    -  Ho voluto far capire, dal mio punto di vista, che  l’intensità e il dolore rappresentati ed esibiti nei Compianti, queste grandi  opere d’arte rinascimentali, riassumono con potenza la profondità dell’essere  umano alludendo anche a qualcosa che va al di là, che lo trascende. Il  Leitmotiv l’ho scorto nell’acqua (le lacrime sono il punto di partenza), e  quindi mi trovo qui un po’ spaesata, visto che ci troviamo in una vineria spaziale.  L’acqua fa a pugni col vino, mi pare di ricordare.
 
                    -  Noto che i testi sono stati scritti  da autori assai diversi fra loro: da Michel Cimino ad Antonio Scurati, da  George Romero a Tahar Ben Jelloun… quale filo rosso  hai voluto dai loro scritti?
 
                    - Ho chiesto a scrittori e registi che più  ritenevo in sintonia con la mia idea del mondo e con il mio modo di operare con  le immagini e con le parole, di compiere una lettura “libera” di quelle  straordinarie opere che sono appunto i Compianti. Il loro mondo interiore si è  come spalancato grazie alla contemplazione di esse, e la loro sensibilità,  sollecitata, ha fatto poi il resto. Tutto si è svolto in maniera molto semplice  e naturale, come del resto naturale, pur nella tragicità, è lo scenario di  fondo di tali sublimi testimonianze dell’arte.
 
                    - Nel realizzare il film come “Il  pianto della statua”, qual è la prima cosa che hai deciso era da evitare e  quale la prima da fare assolutamente?
 
                    - Volevo evitare ogni retorica, e al tempo stesso ricreare  l’atmosfera del “teatro sacro”, grazie anche alle voci straordinarie di Anna  Bonaiuto e di Toni Servillo. Con il braccio lungo del dolby abbiamo ripreso le  statue da una prospettiva “alta” che non corrisponde al vedere naturale. Era  un’idea chiara fin dall’inizio, una visione impossibile per un comune  spettatore. E l’effetto, per il consueto principio dell’eterogenesi dei fini, è  stato fulminante. E’ emersa una sacralità d’immagine che altrimenti sarebbe  forse andata persa. Ma questi sono discorsi seri, inadatti a questo contesto.  In fondo siamo su un’astronave: non è un luogo sacro, no? O forse sì: lo spazio  intergalattico potrebbe rivelarci, che so, l’esistenza di un Olimpo alieno. Si  sa poi che il vino, anche se non bevuto di fatto ma solo in sogno, incoraggia gli  esperimenti mentali.
 
                    - Realizzi con successo un’altra cosa da  otto anni: la   Milanesiana.
 
                      Quest’anno 2007 aveva un tema  quanto mai impegnativo: l’Assoluto. 
                      Devi assolutamente dire quale  ritratto è venuto fuori dell’Assoluto ai nostri giorni da tanti interventi  assolutamente prestigiosi sull’Assoluto… non è che l’Assoluto sarà mica  relativo? 
                    - “Assoluto”  è, in apparenza, un concetto a senso unico. Si oppone al “Relativo”, come in  una coppia dialettica di opposti. E di Assoluti ce ne sono tanti: Assoluto del  mondo occidentale, del nostro mondo, cioè il liberalismo, la democrazia, oppure  Assoluto del mondo musulmano, cioè l’Islam con la sua cultura specifica e le  sue forme di vita. Assoluto è ciò che genera da una parte l’intolleranza, e  questo è ovviamente un fattore inaccettabile, ma è anche ciò in cui crediamo  fortemente, l’identità in cui ci riconosciamo da sempre perché configura lo  schema del vivere occidentale. Assoluto è una parola-chiave, un grande simbolo  che denota tutto ciò che gli uomini pensano e credono con tenacia, con  l’urgenza delle cose ultime. E c’è poi chi, come il mio amico Luciano Emmer,  vede nell’Assoluto il “suo” relativo, lo slancio della sua forsennata  soggettività di eterno adolescente. Il mondo delle idee è davvero vario, come la  vita.
 
                    - D   - Non t’illudere di lasciare quest’astronave senza avere risposto a   qualche domanda sull’editoria.
 
                      Mi   piace ricordare che sei la direttrice editoriale che per prima ha aperto un forum in cui colloquia con i lettori. Qual è la cosa che ti   fa venire la scarlattina in un testo che ti viene proposto? 
                    - La scarlattina di cui parli mi viene quando debbo constatare  che per molti la                    scrittura  non è quello che invece è e deve essere: una forma di rispetto di se stessi e  degli altri. Nel mio forum, comunque, i lettori trovano un’oasi di libertà, e  questo è un dato confortante. Ad ogni modo, io sono una sostenitrice  dell’acqua. Favorisce bellissime visioni a occhi aperti. Il mio forum è insomma  immerso nelle acque, e non quelle del Diluvio, beninteso. 
 
                    - Rispetto agli altri paesi europei il  management editoriale in Italia è competitivo oppure no?
 
                    - La concentrazione  editoriale, lungi dallo svuotare la competizione, la accresce. E competere  significa vivere: il vecchio Darwin docet. E’ giusto che sia così. In fondo,  anche la vita editoriale è una bella partita a scacchi: il campione Kasparov,  che è stato ospite della Milanesiana di quest’anno, sottoscriverebbe in pieno  questo parere.
 
                    - Prima di lasciare i miei ospiti di  questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su  Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito  nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
 
                    - Quello che mi ha  sempre colpito è l’idea “tecnologica” di fondo della serie. Che ci si possa  spostare scomponendo e ricomponendo gli atomi del nostro corpo in un  nanosecondo. Sarebbe l’ideale per velocizzare gli appuntamenti editoriali, non  trovi? Un battito di ciglia e, puf: dalla fiera di Londra a quella di  Francoforte, e tutto molto più in fretta, svuotato dalle scorie inutili. Ma  sarebbe necessaria anche una parallela contrazione del tempo. Un effetto  “Matrix”, direi.
 
                    - Siamo quasi  arrivati a Sgàrbya, pianeta abitato da alieni monoteisti che adorano una sola  divinità chiamata ES… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata.  Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Barbera  d'Alba doc 2004 di Ermanno Costa consigliata  da Nicola Batavia del ristorante “ ‘L Birichin” di Torino… Però torna a trovarmi, io  qua sto… intesi eh?
 
                    - Non ho ancora messo a punto la nuova tavola dei dieci  comandamenti, ma al più presto ne farò avere delle copie laser ai miei fedeli.  Che la forza sia con voi. Questa battuta è di “Guerre stellari”, però siamo  sempre in famiglia.
 
                    - Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo  sull’Enterprise: lunga vita e prosperità! 
 
                   
                  
                    
                  
                    
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