L'ospite accanto a me è Gianfranco Salvatore.
Musicologo, docente di Civiltà Musicale Afroamericana e di Storia
delle Musiche Alternative presso la Facoltà di Beni Culturali
dell'Università di Lecce. Dirige l'Istituto "Diego Carpitella"
per le Tradizioni Popolari a Melpignano, a Roma l'Accademia della Critica
da lui fondata
www.mclink.it/assoc.cinema.musica (come noterete dalla sigla web
s'occupa anche di cinema, sezione diretta da Roberta Poiani), e due
collane di libri: "Suonerie" per Castelvecchi, "Jazz
People" per Stampa
Alternativa. È autore o coautore di una ventina fra libri
e Cd-Rom, oltre a numerosi saggi e voci enciclopediche, in particolare
"La Piccola Treccani" in dodici volumi, per la quale ha redatto
la maggior parte delle voci di musica "popular" e afroamericana.
La sua home page: www.gianfrancosalvatore.it.
Fra i suoi libri che conosco, segnalo: "Isole Sonanti" pubblicato
dall'Ismez nel 1989, uno studio originalissimo su quanto sia rimasto
nella musica popolare delle tradizioni delle più antiche popolazioni
mediterranee; "Frank Zappa domani" edito da Castelvecchi,
uno studio assai articolato su quel musicista; "L'arcobaleno: storia
vera di Lucio Battisti" presso Giunti, "una delle migliori
biografie di artista che siano mai avute in Italia," come scrive
John Vignola; "Allucinazioni: novanta porte della percezione senza
passare dalla droga", una vera chicca, esercizi di vertigine, sapienti
e sornioni, che s'avvalgono di un prefatore d'eccezione: Ignazio da
Loyola. Anche questo titolo del '99 è nelle edizioni Castelvecchi.
Compratelo, non ve ne pentirete.
Gianfranco è anche autore radiofonico di programmi sperimentali,
da "Vita da Walkman" (1981) in cui preconizzava un'esistenza
guidata giorno e notte da una Grande Sorella che ci parla suadente dalle
nostre cuffiette auricolari, attraverso messaggi musicali subliminali,
a "Il mistero dell'orecchio tagliato" (1984), un giallo musicologico;
da "Gran vocio" (1986), oratorio-putiferio per nastri magnetici
e non, trasmesso dalla RAI in diretta intercontinentale con la partecipazione
dal vivo di John Cage e Laurie Anderson, a "Luntanamente"
(1991), un film sonoro "apocrifo" di Totò della durata
di quattro ore e mezza.
- Benvenuto a bordo, Gianfranco
- Ciao Armando, o anche disarmando (meglio, vista la potenza di fuoco
dell'Enterprise).
- Voglio farti assaggiare questa Bonarda Corteversa
qua il bicchiere
ecco
fatto!
- Glub
- Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto
no, non fare
quegli scongiuri!
ci sto pur'io su 'sto tram
mica m'auguro
che
- Premettendo che non ho ancora fatto testamento, e che dunque una
mia scomparsa a breve termine non converrebbe a nessuno, avevo in effetti
chiesto al mio amico Ignazio da Loyola di mettere una buona parola con
qualche artista locale di sua fiducia, che so, El Greco o Goya. Ignazio
però mi aveva giustamente obiettato che bisognava aspettare un
po' perché i due non erano ancora nati, proponendomi invece Pedro
Nunez. Gli ho risposto, indignato, che se aveva a disposizione solo
certi manieristi avrei preferito rivolgermi direttamente a Raffaello.
Attualmente conto di essere inserito in qualche suo affresco, magari
tra i filosofi. L'alternativa, mi dicono, è puntare a un seggio
vescovile, cosa che accelererebbe di molto i tempi e le pratiche necessarie,
oppure posare per qualche crocifissione. Purtroppo sono allergico sia
ai chiodi che all'aceto. Per il momento, dunque, posso solo ritrarmi
verbalmente: mancato archeologo, mancato regista, mancato ballerino
(ma mi diletto nei tre campi). Dopo tante mancanze ho preferito ripiegare
sulla professione di musicologo. Vivo e lavoro a Roma, fra la casa di
Trastevere e uno studio in Prati: in entrambi i luoghi soffoco tra ottomila
libri e ventimila dischi. Ho anche un boxerino di nome Gastone, rassegnato
a soffocare insieme a me.
- Soffocando soffocando, avvalendoti di un approccio interdisciplinare,
hai individuato un campo di ricerca inedito introducendo una disciplina
nuova: l'archetipologia musicale
parlane per la gioia dei miei
avventori
e anche mia, s'intende
- Tutti abbiamo qualcosa dentro, e da qualche parte tra le viscere
ci dev'essere l'anima. La consideriamo piena di immagini, o matrici
di immagini, "archetipiche" nel senso che danno forma ai nostri
sogni ed incubi, alle categorie simboliche con le quali pensiamo, immaginiamo,
comunichiamo, godiamo e soffriamo. Sono convinto che queste immagini
non siano solo visive, ma anche sonore. "Isole sonanti", nel
1989, provò a gettare le basi di questo convincimento. Attualmente
sto lavorando a una nuova edizione di quel libro e anche a un nuovo
lavoro, "Aristeo", che integra l'approccio fenomenologico
dell'89 con una visione tipologica più storicizzata.
- Il critico francese Daniel Charles profetizzava che la caratteristica
principale della nuova musica sempre più sarebbe stata "l'allontamento
da ogni tipo di centralità, da ogni scuola". L'ha azzeccata?
Cioè, oggi ogni compositore fa storia a sé? Per intenderci,
a differenza del tempo di Darmstadt?
- Penso che il lato debole di questa concezione della musica sia l'aggettivo
"nuova", e che sempre più sia invece l'arcaico a costituire
una categoria fondamentale del moderno e di molti suoi "rinnovamenti".
Ciò è valso per vari momenti significativi di molte scuole
del Novecento (forse inclusa perfino Darmstadt, almeno sotto un certo
profilo "archetipico"), e sembra essere sempre più
valido, perfino a livello di massa (vedi la fenomenologia dei rave parties)
nel nuovo secolo.
- L'intreccio fra suono, gesto, danza e parola è una delle tendenze
più significative della nuova musica. Penso, ad esempio, alle
performances multimediali di David Byrne, di Philip Glass, Bob Wilson.
Un teatro della mente che provoca il desiderio di ascoltare con gli
occhi e vedere con le orecchie. Questo desiderio sinestesico è
suggerito dalle nuove tecnologie oppure è cosa che viene da lontano?
- Per quanto mi riguarda, credo si possa rimandare anche in questo
caso alla risposta precedente. C'è una forte tendenza neo-orfica
e in generale "ritualistica" in molta produzione contemporanea
(ma era così già in alcune avanguardie storiche del Novecento).
Personalmente, resto a guardare (con le orecchie, s'intende).
- Lo sviluppo del sintetizzatore è stato determinante un tempo
sulla musica leggera e rock orientando la ricerca di autori e gruppi
come i Grateful Dead, i Tangerine Dream, i Pink Floyd
per ricordarne
solo alcuni. Le nuove tecnologie, con accresciute possibilità
rispetto a ieri, stanno producendo risultati espressivamente comparabili
a quelli prima citati? Se sì, puoi segnalare dei nomi? Se no,
perché?
- Sui Pink Floyd e la nascita della psichedelia musicale (e non) ho
basato il mio corso di Storia delle Musiche Alternative nell'ultimo
anno accademico. Ciò testimonia l'interesse mio, e certo non
soltanto mio, in quelle che sono a vario titolo le riprese contemporanee
di varie tendenze estetiche/estatiche delle esperienze della seconda
metà degli anni Sessanta. Non penso, però, che sia solo
una questione di tecnologie disponibili, se non come riflesso operativo
di antiche e nuove solitudini, di "introspezioni" possibili.
Si tratta, in sostanza, di funzioni che attengono a quanto nell'immaginario
collettivo e nelle pratiche sociali da sempre esprime "Il potere
della musica" (era anche il titolo di una rivista che ho fondato
e diretto, tanto per ribadire il mio interesse al riguardo). Per il
momento posso solo rimandare ai miei contributi contenuti in un libro
da me curato qualche tempo fa, "Techno-Trance" edito da Castelvecchi.
Ma il discorso resta aperto, e lungo.
- Tod Machover, genio del MIT, - non a te ma a beneficio di chi non
lo conosca, ricordo che si è formato nello studio di musica classica,
rock e computer - autore della "Brain opera", la prima opera
lirica interattiva, ha scritto: "siamo prossimi ad un tempo in
cui ciascuno creerà musica collegando gli strumenti con gli oggetti
del proprio ambiente casalingo: mobili, vestiti, elettrodomestici".
T'interessa quella direzione? Credi in una creatività artistica
tanto e così diffusa?
- Arma', la cosa è già avvenuta: basta andare su un certo
barcone sul Tevere, dove si tengono raves
- Ma certo! Il barcone! Il boss è mio amico da vent'anni: Claudio,
il mitico "Vietnam"!
- Bene
dicevo, su quel barcone si tengono come sai raves diretti
da dee-jay che non lavorano più sui dischi, ma su sequenze organizzate
in tempo reale, prodotte con tecnologie a basso costo e facilissime
da usare. Dire che ci credo, o che non, sarebbe un atto di presunzione.
Sono interessato, e resto anche in questo caso a o(re)cchi aperti per
cercare di capire. Devo aggiungere però che il tradizionale "tempo
di riflessione" del critico ormai è bruciato: tutto cambia
troppo velocemente. Aggiungo pure che, sotto il profilo formale, i cambiamenti
sono scarsi: quasi sempre si tratta di varianti di varianti. Aggiungo
anche, a costo di sembrare démodé, che continuo ad essere
affascinato dal disco (o Cd) inteso come oggetto estetico nel senso
più vasto del termine.
- Arte e Scienza. Come credi che s'evolverà in futuro questo
rapporto?
- Come sempre, finché la produzione di oggetti visivi, musicali
o dinamici non sarà affidata interamente alla semplice energia
mentale.
- Occhio di lince, dimmi: dopo il rock anni '60, il punk anni '70,
l'house anni '80, la techno anni '90, come credi che si evolveranno
gli stili musicali della creatività giovanile?
- E che ne so?
- E io che pensavo di rubare qualche idea per fare il produttore discografico
vatti
a fidare degli amici!
- Vabbè, ci penserò e
non ti farò sapere
- Grazie!
Sei soddisfatto oppure no della programmazione musicale
della radiotelevisione pubblica? E che cosa, di pratico, consigli?
- Soddisfatto? Ovviamente no. Consiglio soprattutto più varietà
e più competenza.
- Come sai, nel cyberspazio è nato il primo Conservatorio on
line. Utilizza Internet e la tecnologia Midi per le lezioni di musica
tenute da circa cento d'insegnanti residenti in quattro continenti.
Come giudichi questo esperimento?
- Bene. Comunque preferisco sempre sentire l'odore dei miei studenti.
- Hai fondato e dirigi a Roma l'Accademia della Critica che si è
avvalsa di docenti quali Assante, Bardotti, Black, Castaldo, Zawinul,
e tanti altri i cui nomi sono rintracciabili sul link che ho dato in
apertura. Dimmi del traguardo didattico che ti proponi e con quali strumenti
storico-critici lo raggiungi
- Il traguardo immediato dell'Accademia della Critica, nei suoi vari
corsi, è la formazione di critici musicali (ma anche di operatori
radiofonici e di produttori discografici) più consapevoli, più
competenti, e con una migliore cultura di base. Penso che la formazione-base
di musicologi e musicisti debba essere essenzialmente la stessa, e che
solo su questa vadano costruite poi le competenze specifiche. A medio-lungo
termine, spero che l'esistenza dell'Accademia della Critica possa influire
sull'innalzamento del livello medio di tutta la comunicazione musicale
in Italia, quanto meno nell'area popolare-contemporanea.
Quanto agli strumenti storico-critici, l'Accademia avrà a disposizione
entro l'estate un nuovo sito dove per ogni corso e per ogni materia
chiunque potrà accedere, gratuitamente, a una ripresa filmata,
e verificare di persona.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta quel videomito
nel nostro immaginario?
- Quell'ideovomito (non so se ho capito bene) non so cosa rappresenti
per "noi", ma per me non rappresenta niente. Aspetta
perché
stai aprendo il portello di espulsione dell'astronave? Ehi, cos'è
questa corrente che mi risucchia verso il vuoto? Insomma, non volevo
offendere, il diritto di critica esiste ancora o no?!
- Ma sì, certo. Non preoccuparti poi per quella corrente, è
solo un po' di vento
il vortice, verrà dopo.
Mo' siamo quasi arrivati a Salvatòrya, isola sonante della Galassia,
abitato da alieni che nei giorni feriali e anche nei festivi si danno
ad esercizi di vertigine
se devi scendere, ti conviene prenotare
la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è
finita la bottiglia di Bonarda Corteversa
Però torna a trovarmi,
io qua sto
intesi eh?
- La Forza sia con noi, e anche l'Italia. Purché non tutte e
due nello stesso marchio.
- Me lo auguro anch'io. Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise:
lunga vita e prosperità!
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