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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L'ospite accanto a me è Alvise Vidolin. Docente di Musica Elettronica presso il Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia, ha avuto, ed ha, un ruolo importante nello sviluppo e nella diffusione della musica elettronica in Italia. Lo troviamo tra i fondatori del CSC, Centro di Sonologia Computazionale di Padova, ne saprete di più cliccando sul sito di quel Centro http://www.dei.unipd.it, ed è tra coloro che hanno fatto nascere l'Associazione di Informatica Musicale Italiana.
Altre notizie di lui su http://space.tin.it/musica/avidolin

 

Benvenuto a bordo, Alvise…
Ciao Armando
Voglio farti assaggiare questo Cellarius di Berlucchi…qua il bicchiere…ecco fatto.
Senti mo': il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", per prudenza, trasmetti sulla Terra il tuo ritratto…
Mi occupo di musica e nuove tecnologie da quando, verso la fine degli anni '60, ho iniziato a frequentare lo Studio NPS (Nuove Proposte Sonore) di Padova animato da Teresa Rampazzi e con lei ho iniziato i miei studi di musica elettronica.
Negli anni successivi come studente di ingegneria elettronica ho iniziato a lavorare con il computer, in quei tempi gli studenti andavano ancora a schede perforate, quelle, per capirci, che si utilizzano oggi solo per le elezioni del presidente USA…

Nel tuo caso però hai ottenuto risultati decisamente più attendibili…
…già!…cercando il più possibile di integrare gli studi tecnici con quelli musicali.
Dopo la laurea in informatica musicale ho partecipato alle ricerche che portarono alla fondazione del Centro di Sonologia Computazionale dell'Università di Padova che hai ricordato prima, con il quale collaboro ancora oggi.
Gli anni '70 sono stati ricchi di scoperte e di importanti attività: la sfida di trasformare un computer in una macchina per far musica era per me molto appassionate e mi sono tuffato con entusiasmo affrontando le problematiche legate alla sintesi digitale dei suoni e ai programmi di aiuto alla composizione. A partire dagli anni '80 i miei interessi si sono allargati al tempo reale e alle tecniche esecutive con i Live Electronics grazie alla stretta collaborazione con Luigi Nono nella progettazione e nella regia del suono delle sue opere elettroniche.
Successivamente ho collaborato con molti altri compositori fra cui Claudio Ambrosini, Giorgio Battistelli, Luciano Berio, Aldo Clementi, Franco Donatoni, Adriano Guarnieri, e Salvatore Sciarrino, curando l'esecuzione in teatri e festival internazionali delle opere prodotte

Il critico francese Daniel Charles profetizzava che la caratteristica principale della nuova musica sempre più sarebbe stata "l'allontamento da ogni tipo di centralità, da ogni scuola". L'ha azzeccata? Cioè, oggi ogni compositore fa storia a sé? Per intenderci, a differenza del tempo di Darmstadt?
Direi di si, l'ha proprio azzeccata!
L'accelerazione che la nostra società ha subito nel corso del '900 ha provocato numerosi cambiamenti rompendo gli schemi rigidi del passato e aprendo più percorsi simultanei e indipendenti.
Ai tempi di Darmstadt, la musica così detta colta era considerata la sola musica "contemporanea" e le problematiche che essa poneva si allargavano e si riflettevano nel dibattito culturale e filosofico dell'epoca.
La musica colta di oggi, invece, non viene più identificata come la musica dell'oggi ma semplicemente come una delle tante possibili musiche che si possono consumare.
Ed è proprio il concetto di consumo che ha cambiato l'atteggiamento non solo del pubblico ma anche del compositore dei nostri giorni nei confronti della musica.
Ai tempi di Darmstadt prevaleva il concetto di valore artistico-culturale, ovvero vinceva la qualità sulla quantità; la forza del pensiero sul risultato commerciale. Oggi l'industria musicale e i mezzi di comunicazione di massa hanno cambiato radicalmente i valori e i punti di riferimento. Si è così sviluppato il culto della propria personalità, ammiccando anche per motivi di sopravvivenza a linguaggi musicali più universali, dal popolare all'etnico, dalla citazione storica al jazz, il tutto condito dalle moderne tecnologie
A proposito di Darmstadt, ho ascoltato un malandrino rap composto da due birbaccioni, Guido Zaccagnini e Roy Zimmermann, in difesa delle teorie di quella Scuola contro le posizioni di Baricco. Questa performance mi dà lo spunto per chiederti: esiste, e se sì qual è, un'attualità di Darmstadt?
L'attualità di Darmstadt sta a mio avviso nell'atteggiamento compositivo ossia nel modo di pensare l'opera musicale, non tanto come un oggetto di consumo confezionato per un'occasione specifica e finalizzato alla fruizione entro un tempo prestabilito (quindi con la data di scadenza), bensì come un prodotto del pensiero umano che si manifesta attraverso la sensibilità acustica dell'uomo e che aggiunge un tassello significativo a quanto già detto aprendo nuove strade e ponendo nuovi dubbi.
Riprendendo quanto si diceva prima, è interessante notare che la ricerca sulla molteplicità dei linguaggi era stata sviluppata proprio dai compositori colti degli anni di Darmstadt, anni in cui assistiamo alla proliferazione di opere musicali, spesso anche dello stesso autore, che ridefiniscono ogni volta un linguaggio musicale diverso, spingendo l'astrazione intrinseca alla musica verso limiti percettivi e di comunicazione puramente teorici. Si sviluppa in quegli anni una ricerca utopica sul linguaggio musicale che porta il compositore ad operare verso una sorta di laboratorio scientifico per sperimentare diversi modelli percettivi della comunicazione con i suoni. Era inevitabile che una ricerca di questo tipo fosse prettamente di settore e non direttamente accessibile ad un largo pubblico. Ma oltre a ciò si è preteso di spacciare per risultati assoluti anche i semplici esperimenti intermedi, talvolta nemmeno ben riusciti. In altre parole è mancato il meccanismo di verifica e di controllo che invece garantisce la crescita della comunità scientifica
Arte e Scienza. Come credi che s'evolverà in futuro questo rapporto?
Arte e scienza sono due discipline che trovano sempre più spesso punti di contatto e questo processo di convergenza viene indubbiamente favorito dall'evoluzione tecnologica.
Come la scienza trova nei nuovi mezzi informatici gli strumenti necessari per simulare le proprie teorie e inventarne di nuove, così anche l'arte e la musica dispongono di nuovi strumenti che si rivelano coerenti con il pensiero contemporaneo e pertanto contribuiscono all'evoluzione del linguaggio artistico.
E' importante, però, non confondere i ruoli e le funzioni.
Il mondo scientifico rivolge il suo interesse alle indagini che danno luogo ad asserzioni. L'obiettivo e' fare un modello il più oggettivo possibile della realtà in cui le inevitabili semplificazioni non vadano a viziare quell'aspetto della realtà stessa che si vuole rappresentare e studiare. Pertanto il campo d'indagine è generalmente limitato e ben definito in modo da non trascurare nulla e poter formalizzare il risultato dello studio. Inoltre, partendo dal presupposto che la conoscenza è un bene pubblico, lo scienziato utilizza un linguaggio che permette di comunicare e riferire ad altri, in modo esplicito, i "fatti" da lui studiati.
Dall'altra parte, il mondo artistico non produce asserzioni su fatti oggettivi e di interesse generale, bensì produce emozioni, evoca sensazioni soggettive nelle quali gli altri possono esclusivamente riconoscersi. Sotto questo aspetto l'attività artistica non è giudicabile scientificamente in quanto le affermazioni concernenti l'esperienza personale vengono valutate con altri criteri di giudizio.
Nonostante queste diversità, l'arte e la musica hanno spesso stimolato la scienza ad aprire nuovi settori di indagine e viceversa le teorie scientifiche sono state fonte di ispirazione per l'arte. Così se l'arte utilizza l'idea scientifica come fonte di ispirazione anche l'invenzione scientifica si avvale di intuizioni che potremmo dire "artistiche".
E' necessario perciò che ogni disciplina mantenga la propria caratteristica e funzione
Ho ricordato in apertura che tu sei tra i protagonisti del CSC di Padova, un Centro che in Italia ha condotto per primo studi ed esperienze sulle nuove tecnologie sonore. Oggi, ad un quarto di secolo dalla sua fondazione, qual è il suo progetto, quali i suoi traguardi?
La sfida a cui accennavo prima di trasformare il calcolatore da una macchina per fare calcoli a una macchina per fare musica è stata vinta e potenzialmente questa è già nelle case di tutti. Quindi un primo obiettivo che si proponeva di raggiungere il CSC negli anni '70 è stato raggiunto con successo, in parte anche grazie alle ricerche condotte in questo Centro.
Negli anni '80 si è lavorato al tempo reale ovvero a far sì che questa macchina diventasse una sorta di iperstrumento musicale per la performance dal vivo e alcuni esempi importanti sono stati la realizzazione nel 1984 della parte informatica dell'opera Prometeo di Luigi Nono e nel 1990 del Perseo e Andromeda di Salvatore Sciarrino.
Negli anni '90 la ricerca si è orientata a dotare l'elaboratore di una intelligenza musicale ovvero a trasformare questa macchina in un "musicista" in grado di eseguire una partitura seguendo una strategia interpretativa.
Per ora i risultati, peraltro buoni, si limitano al repertorio di fine '700, tale scelta è stata dettata dalla necessità di verificare scientificamente le ipotesi teoriche. Ma il nostro traguardo è l'esecuzione espressiva di tutta la musica, soprattutto quella contemporanea, e non solo partendo dalla partitura ma anche reintrepretando una registrazione. L'aspetto per me più stimolante di queste ricerche non è tanto il risultato visibile (ossia riuscire a far suonare bene la musica alla macchina, che comunque ha una sua validità) quanto capire quali sono gli elementi che provocano emozioni musicali all'essere umano
Lo sviluppo del sintetizzatore è stato determinante un tempo sulla musica leggera e rock orientando la ricerca di autori e gruppi come i Grateful Dead, i Tangerine Dream, i Pink Floyd, i Van der Graaf Generator con Robert Fripp, Brian Eno e, in Italia, gli Area di Demetrio Stratos, per ricordarne solo alcuni. Le nuove tecnologie, con accresciute possibilità rispetto a ieri, stanno producendo risultati espressivamente comparabili a quelli prima citati? Se sì, puoi segnalare dei nomi?
Ho difficoltà a citare dei nomi in quanto ormai tutti utilizzano le nuove tecnologie.
Anche il più "ecologico" dei musicisti d'oggi utilizza tecnologie di ripresa del suono e di resa acustica molto sofisticate. E soprattutto basta ascoltare la pubblicità, le colonne sonore dei film, le sigle radiotelevisive, i videogiochi e i commenti sonori della multimedialità per avere un'idea del mondo sonoro elettroacustico che ammalia o violenta le nostre orecchie.
Ma il punto è un altro. Il sintetizzatore da te citato è ancora uno strumento musicale in cui permane il rapporto di causalità fra gesto e suono al pari dei vecchi strumenti acustici. Oggi molta musica si fa senza strumenti musicali, montando, elaborando, manipolando suoni e aggregati sonori. Le ricerche elettroacustiche degli anni '50 di Parigi, Colonia, Milano, eccetera, sono diventate un modo corrente di comporre musica
L'intreccio fra suono, gesto, danza e parola è una delle tendenze più significative della nuova musica. Lo propone in teatro Bob Wilson, tanto per fare un solo nome, ma anche, partendo dall'area musicale, Philip Glass collabora a performances multimediali. Ricordo anche un tuo spettacolo su Leopardi, "Giacomo mio, salviamoci!", realizzato, con Giorgio Battistelli e Vittorio Sermonti, in cui immagini video interattive venivano da te rielaborate in live electronics. Un teatro della mente che provoca il desiderio di ascoltare con gli occhi e vedere con le orecchie. Questo desiderio sinestesico è suggerito dalle nuove tecnologie oppure è cosa che viene da lontano?
Sicuramente viene da lontano e la storia del teatro musicale traccia una strada molto importante in questo senso. Ma le nuove tecnologie ne amplificano le possibilità e rendono maggiormente integrabili processi formali simili che venivano applicati in maniera indipendente nelle diverse arti. La tecnica del montaggio ad esempio, tanto per continuare il discorso precedente, la troviamo nelle arti figurative, nel cinema, nella musica e ovviamente diventa un processo base nella costruzione di spettacoli multimediali. La tecnica di accelerazione o rallentamento si applica sia alla visione sia ai suoni, e così via.
La cosa interessante è che gli algoritmi di manipolazione d'immagini e suoni, pur rispettando le specifiche diversità dimensionali, operano mediante gli stessi principi teorici. Pertanto c'e un continuo travaso di conoscenza dalle ricerche sulla visione a quelle sui suoni e questa caratteristica di reciprocità ci porta ad ipotizzare che il nostro cervello abbia un modo unico di elaborare le diverse esperienze sensoriali
Parliamo di Istituzioni. Hai collaborato con la Biennale di Venezia e conosci bene quella struttura.
Dimmi qual è oggi il suo maggior pregio ed il suo maggiore difetto, se ne ha…
Il suo maggior pregio è la capacità di organizzare vetrine che grazie alla forza del marchio La Biennale di Venezia vengono seguite dalla stampa e da un ampio pubblico internazionali.
Il maggior difetto è proprio il limitarsi a questo ruolo, alla scelta politica di non progettare, di non ricercare, di non costruire, di non produrre, ma solo di mostrare.
E nemmeno in quest'ultima attività si è rinnovata, ma mantiene nella progettazione degli eventi una netta separazione dei settori che la caratterizzano.
Infine l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee che poteva portare la Biennale al centro di un dibattito produttivo è stato castrato nel nascere, non svolge nemmeno il ruolo di aggiornata biblioteca nel campo delle arti del XX secolo e non fa nulla per contrastare l'eclisse della memoria artistica a cui sono soggetti i supporti audiovisivi in esso conservati.
Se il finanziamento pubblico non ha potuto (o voluto) far rinnovare e crescere l'Ente veneziano, ora si spera che ciò avvenga con l'ingresso dei privati nel finanziamento e nella gestione della cultura. Io temo, invece, che assisteremo sempre più allo sfruttamento di un nome storico nel campo dell'arte come quello de La Biennale di Venezia per dare credibilità culturale ad operazioni comunque di natura commerciale. Spero comunque di sbagliarmi…
Radio Rai, in questi ultimi tempi, è spesso criticata perché, a giudizio di alcuni, non presenta con adeguati spazi i nuovi compositori. Tu, sei soddisfatto oppure no della programmazione musicale della radio pubblica?
Il problema è di politica culturale.
Se l'unico elemento di valutazione è l'audience, allora è inevitabile che la Rai scelga di offrire al pubblico quello che il pubblico stesso chiede.
Lo stesso problema lo si trova in politica: spesso i politici non fanno le cose che sarebbero giuste per il paese ma privilegiano quelle che portano più voti. Fra parentesi, la cosa assurda è che quando si parla di pubblico c'è questa tendenza fintamente democratica che porta a considerarlo come un unico elemento pensante ed omogeneo. Per fortuna non è così! Ci sono molti pubblici diversi come pure lo stesso pubblico può avere esigenze diverse in base al momento.
Ritornando alla domanda, il problema non può essere affrontato separatamente, nel caso specifico dalla sola Rai, e mi spiego. Se l'ascoltatore non ha mai avuto modo nel corso della sua formazione - a casa, a scuola, nei luoghi di aggregazione e di socializzazione - di capire che la musica può essere anche qualcosa d'altro rispetto alla canzone o al pulsare simmetrico della discomusic, è difficile che scriva lettere di richiesta a radio3 per sentire l'ultimo lavoro di musica contemporanea. Lui non sa nemmeno che esista e non ne può avvertire il bisogno. Invece nelle mie limitate esperienze di operatore culturale ho visto che i giovani sono molto recettivi se coinvolti ed informati. Portando le problematiche della musica contemporanea nella scuola si è visto che il numero di giovani ai concerti aumentava in maniera significativa e non solo per curiosità. Ma questo, come dicevo, è un problema culturale generale che si traduce nel dover scegliere quali sono i valori culturali da salvaguardare e da tramandare nella società.
Per quanto riguarda la scuola italiana mi sembra evidente che la musica sia stata fortemente e ingiustamente discriminata
Come sai, nel cyberspazio è nato il primo Conservatorio on line. Utilizza Internet e la tecnologia Midi per le lezioni di musica tenute da circa cento insegnanti residenti in quattro continenti.
Come giudichi questo esperimento?
Positivamente se si hanno ben chiari i limiti che può avere una simile esperienza.
Può essere molto utile per un avvicinamento attivo alla musica (a mio avviso un'esperienza pratica è fondamentale anche per il solo ascolto), ma bisogna far conoscere all'allievo anche i pesanti vincoli imposti dalla tecnologia Midi. Questo è un punto molto importante che deve essere chiaro in tutti i rapporti con la tecnologia: è fondamentale conoscerne i limiti! Limiti che nella maggior parte dei casi non sono dettati dalla tecnologia stessa, ma derivano da scelte di politica industriale…
Cioè?…
…il prodotto, sia esso hardware che software, viene progettato in base a precise scelte di mercato e quindi viene fissato a tavolino il livello di qualità che consente di vincere la concorrenza sul piano dei costi. Altra cosa per me molto curiosa e inquietante: già alla nascita il prodotto contiene la sua data di morte.
Per fortuna, poi, non tutto segue queste ferree leggi del mercato. Ed è proprio il Midi ad essere un significativo esempio di eccezione. Nato agli inizi degli anni '80 per soddisfare le esigenze di alcune industrie degli strumenti musicali, il protocollo Midi ha avuto un'enorme diffusione tanto che ha trovato e trova tuttora applicazioni in campi e per scopi molto lontani da quelli previsti dagli ideatori ed anche in settori extra musicali. Nonostante questo successo, i vincoli ideativi restano altrettanto evidenti e il Midi deve essere usato con molta attenzione e competenza per ottenere risultati musicali di una certa qualità
Proprio perché l'Enterprise naviga nello spazio, cerco di fare anche domande che rimandino alla Terra, ma non proprio terra terra. Pareri, suggerimenti, o anche insulti, che dall'Enterprise vengono trasmessi alle Istituzioni coinvolte nelle conversazioni…un consiglio, gratis, da girare al Ministero affinché operi un intervento…quello che ritieni più urgente, nell'area dei Conservatorï
Come sai i Conservatori hanno una nuova legge che da un anno li ha portati ad occuparsi della fascia di studi a livello universitario e quindi sono passati sotto il Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Questa riforma era attesa da molto tempo e la difficoltà di vararla era dovuta in parte alla sclerosi dei problemi accumulati nel corso degli anni. Tale legge definisce solo la struttura dei nuovi Conservatori ed ora si stanno affrontando le problematiche più strettamente didattiche dell'organizzazione dei piani di studio. Quindi, come puoi ben immaginare, ci sono buone possibilità di rinnovare positivamente la didattica musicale e grandi aspettative in questo senso.
Sicuramente le nuove tecnologie entreranno a far parte del Conservatorio riformato e con esse dovrebbero cambiare le metodologie didattiche e il modo di organizzare il lavoro. Uso il condizionale perché non sono così sicuro che questo cambiamento avvenga in maniera così automatica e qui vorrei stimolare le autorità competenti a tenere conto delle nuove esigenze che si vengono a presentare. Finora i costi della scuola erano costituiti al 90% dagli stipendi degli insegnanti. Con le moderne tecnologie queste percentuali dovranno cambiare in quanto, a titolo d'esempio, non è sufficiente l'acquisto di un certo numero di computer per realizzare un'aula multimediale. E' necessario garantire una costante manutenzione delle apparecchiature, aggiornamenti del software e dell'hardware come pure attivare corsi di aggiornamento dei docenti la cui formazione non prevedeva l'impiego di tali tecnologie nella didattica. Inoltre si dovrebbe affrontare una serie di problemi che spazia dall'etica all'ideologia…
Puoi chiarirli con qualche esempio?
Certo. Che ruolo ha il docente nella didattica multimediale? Come si organizza il lavoro in un'aula multimediale? Perché scegliere un software proprietario invece di uno di pubblico dominio? Quali sono i prodotti multimediali pensati per un uso didattico?
A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci, chiedo una riflessione su Star Trek…che cosa rappresenta secondo te quel videomito…
Rappresenta la capacità della mente umana di vivere in un presente il futuro talvolta anche molto lontano. Mi viene in mente il filosofo inglese, annoverato fra i creatori del moderno metodo scientifico-sperimentale, che fu il profeta della moderna società tecnologica: Francesco Bacone.
Scrisse la "Nuova Atlantide" circa quattro secoli fa. Fu pubblicata postuma nel 1627, e lì si trova una descrizione d'uno stato immaginario governato dai filosofi e reso felice grazie alle scoperte della nuova scienza e della tecnica. Se leggiamo oggi alcune delle sue pagine troviamo realizzate molte delle sue fantasie. Te ne propongo una che si lega molto bene alle possibilità della mente umana d'immaginare il futuro e anche alle problematiche della musica elettronica e della sua diffusione…vuoi?
Certamente. Leggila
…Abbiamo anche case sonore dove pratichiamo e dimostriamo tutti i suoni e la loro generazione. Abbiamo armonie che voi non possedete, fatte di quarti di suono e ancor più piccole sfumature sonore. Diversi strumenti musicali a voi sconosciuti, alcuni più dolci dei vostri, insieme a campane e campanelli che sono soavi e delicati. Noi rappresentiamo suoni piccoli, grandi e profondi; attenuiamo e rendiamo acuti i grandi suoni; abbiamo diversi fremiti e gorgheggi che in origine erano suoni completi. Rappresentiamo ed imitiamo tutti i suoni e le lettere articolati, le voci e le note di bestie e uccelli. Abbiamo la possibilità di consentire all'orecchio di ascoltare più lontano. Abbiamo anche diversi echi artificiali e straordinari che riflettono la voce molte volte ed agiscono come se la lanciassero; e alcuni che la restituiscono più forte, alcuni più acuta e altri più profonda; anzi alcuni rendono la voce diversa da quella che ricevono nelle lettere o nel suono articolato. Abbiamo anche strumenti per trasportare i suoni attraverso tronchi e tubi, lungo insolite linee e distanze…può bastare?
Direi di sì, anche perché siamo quasi arrivati a Widolinya, pianeta seriale abitato da alieni che suonano il tetracordo, se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Cellarius berlucchiano…
Beh, se è finito il vino allora ci dobbiamo fermare. Da buon veneto senza carburante non riesco a ragionare. Complimenti per l'ottima scelta…Alla prossima bevuta, allora! Ciao!
Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità !

 

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