Gli ospiti accanto a me sono due: i Righeira.
I fratelli Righeira
e cominciamo con una bugia perché i
due (Johnson e Michael, al secolo Stefano Righi e Stefano Rota), caso
anagrafico unico, hanno deciso di diventare fratelli pur non essendolo
per nascita. Hanno agito i loro primi progetti a Torino - che perciò
si è così meritata la dizione di Città Martire
- come ad esempio la fondazione fra gli anni '70 e gli '80, con Raffaello
Ferrazzi, purtroppo scomparso, di società quali "Dischi
Volanti Torino" e "Italians Architects", sigle che infaticabilmente
mai hanno prodotto nulla.
Il duo elettropop divenne famoso negli anni '80 con successi di larga
popolarità: Vamos a la Playa nell'83, No tengo dinero
nell'84, L'estate sta finendo nell'85, anno in cui con questo
brano vinsero il Festivalbar e il Disco per l'estate. Poi, un lungo
periodo di silenzio. Chi li diceva gestori di una vineria a Teheran,
chi di un pornoshop a Kabul
vattelappesca! Ma, si sa, a volte ritornano
e, infatti, per nostra fortuna, dal primo giorno di questo secolo sono
tornati al lavoro e dispongono dal luglio scorso anche di un bel sito
dallo stile d'un fumetto neofuturista www.righeira.com.
Visitatelo e non ve ne pentirete.
Perché li ho invitati a bordo dell'Enterprise? Per varie ragioni.
La prima è che questo sito è mio e invito chi mi pare.
La seconda è che la loro operazione espressiva è di quelle
che più mi piacciono: dietro una facciata facile facile, c'è
un apparato concettuale che si fa beffe dell'opera ed esalta l'oggetto
estetico in tutte le sue forme, specie le più corrive; ben si
sa che di questo comportamento se ne hanno cospicui esempi nelle arti
visive contemporanee. E hanno fatto tutto ciò non in oscuri cenacoli
per catecumeni del Complicoso, ma in piena luce, con successo finanziario,
come teorizzava, per citarne uno, Andy Warhol. Ed io sono fra coloro
che pensano che l'opera d'arte non è sacra, ma il diritto d'autore
sì. C'è pure un terzo motivo. Una sorta di gemellaggio
spaziale. Il loro sito dispone di un Café dos Astronautas, e
questa in cui ricevo è una vineria che ho aperto nel febbraio
2000 sull'Enterprise. Come vedete, i motivi per avere i Righeira qui
accanto a me non mancano.
- Benvenuti a bordo
- MICHAEL: Ciao Armando.
JOHNSON: Ciao collega! Converrai anche tu che lo Spazio non è
più quello di una volta
- Vero. Consolatevi velocemente con questo Maurizio Zanella '86…qua
il bicchiere…ecco fatto.
- JOHNSON: Beh, Armando, sai, sono appena arrivato qui da una
vineria terrestre, i Tre Galli di Torino (che bella invenzione il teletrasporto),
senza paura della velocità quindi velocemente mi consolo…buono
questo Maurizio Zanella, chi è il produttore?
- Ca' del Bosco…che gli dei lo proteggano!
Tra un bicchiere e l'altro, ditemi che cosa intendete fare sul pianeta
Terra ora che siete tornati in attività, e soprattutto come
sul piano espressivo…chi saranno i 2 Righeira della Fase 2?
- JOHNSON: Le nostre nudità, esteriori ed interiori, sono
state a volte esibite e spesso discusse. Senza che noi avessimo la minima
colpa… Ma quello che cercheremo di fare te lo dirà Michael…
- MICHAEL: Cercheremo come al solito di rendere pop una tendenza.
In questo momento ci piace molto tutto ciò che succede intorno
alla "lounge music". Probabilmente ci scalderemo con qualcosa
di poco impegnativo, ma poi cercheremo di fare sul serio.
Sul piano espressivo agiremo con una maggiore consapevolezza della distinzione
tra linguaggio (o stile) ed essenza, cercando di sviluppare in modo
organico il suono, il segno e il contenuto.
- Il vostro sito, ha una composizione visiva popfuturista (presenta
anche ricette dagli improbabili sapori marinettiani). Vedete un rapporto,
e, se sì, quale, fra le avanguardie storiche e le nuove ricerche
espressive dei nostri giorni, computer compreso?
- MICHAEL: Tra le prerogative delle avanguardie, oltre alla sperimentazione
di nuove forme di linguaggio e all'atteggiamento rivoluzionario, vi
era un forte investimento ideologico:
l'avanguardia artistica si proponeva come radicale rinnovamento non
solo della cultura ma anche della vita. Lo scenario in cui l'uomo si
esprime oggi è la tecnica, o tecnologia che, se degenera nel
"tecnologismo", si propone anch'essa come ideologia, cioè
come insieme di idee ritenute ottimali per risolvere una determinata
situazione.
Il problema è che mentre l'ideologia muore nel momento in cui
il suo nucleo teorico non "spiega" più il mondo, la
tecnica non muore quando il suo nucleo teorico si rivela inefficace,
perché postula le proprie tesi per principio superabili.
Ne consegue che se pensiamo al progresso umano come speculare al progresso
tecnico (ecco il tecnologismo) corriamo il rischio di essere dei semplici
funzionari dell'apparato tecnico.
Bisogna "staccare" l'osservatore dall'operatore. Il pericolo
non è la tecnica ma il tecnicismo, non è la scienza ma
lo scientismo.
JOHNSON: Sai Armando, la principale differenza tra me e Michael
è che se al liceo entrambi non si faceva un cazzo, invece anni
dopo, quasi a tradimento, lui ha cominciato a studiare
.
- …uhm…sarebbe ora che cominciassi anch'io, dicono che non
è mai troppo tardi.
Andiamo avanti: è trascorso un quarto di secolo dal primo urlo
anarchico dei Sex Pistols e dall'esplosione rivoluzionaria del punk
e della sua eco anche in altri campi espressivi, nonché nel costume
giovanile.
Aldilà di spille e catene, che cosa ne è rimasto? Ne rintracciate
segni, o materiali ancora utilizzabili, nel panorama musicale di adesso?
- MICHAEL: Il punk ha dato la forza a gente che non sapeva suonare
di buttarsi su uno strumento e tirare fuori idee, energia, rabbia, eccetera…insomma
ha dato la forza a tanta gente di esprimersi senza che padroneggiasse
uno strumento.
Poi abbiamo avuto la "new wave", movimento con un forte carattere
intellettuale, poi l'house…Il processo avviatosi col punk è
ancora in corso
- JOHNSON: Il punk è stata la cosa che ci ha fatto capire,
dopo secoli di Genesis & Pink Floyd, che per fare musica non occorreva
una laurea. Diciamo che ha resettato un genere, il rock, che da musica
viscerale, qual era alle origini, era diventato, dopo una logica e fantastica
evoluzione, una squallida palestra di incalliti segaioli.
- Dopo il rock anni '60, il punk anni '70, l'house anni '80, la techno
anni '90, come credete che si evolveranno gli stili musicali della creatività
giovanile?
- JOHNSON: Hai scandito i fenomeni musicali dividendoli per decenni,
forse in modo un po' troppo semplicistico, ma è in ogni caso
evidente che periodicamente nascono nuovi stili musicali che in qualche
modo si rapportano, confrontandosi, anche grazie alle nuove tecnologie,
con quanto accaduto prima. E' altresì appurato che quando un
filone musicale si inaridisce, una volta che è giunto alle sue
massime espressioni, viene sostituito da qualcosa che riporta il tutto
ad una sorta di primitivismo, vedi punk, vedi house
MICHAEL:
gli stili o i linguaggi utilizzati credo che tutto
sommato siano dei dettagli
..ciò che conta è l'essenza,
cioè le impressioni e le idee che si trasmettono. Sento nei nuclei
atomici
delle canzoni una mancanza di peso
.personalmente spero che si
ritorni a un approccio
più cerebrale.
- Lo sviluppo del sintetizzatore è stato determinante un tempo
sulla musica leggera e rock orientando la ricerca di autori e gruppi
come i Grateful Dead, i Tangerine Dream, i Pink Floyd, per ricordarne
solo alcuni. Le nuove tecnologie, con accresciute possibilità
rispetto a ieri, stanno producendo risultati espressivamente comparabili
a quelli prima citati?
- MICHAEL: Sostanzialmente direi di no. I Pink Floyd hanno composto
musica oggettiva.
Oggi nonostante le accresciute possibilità tecnologiche ciò
avviene molto di rado. I soli che hanno dimostrato di sapere che cosa
significa scrivere in modo oggettivo
sono, in Italia, Battisti e Battiato…ma anche Tenco non scherzava.
Dall'estero ritengo fondamentali i Kraftwerk: nel loro ultimo singolo
declamano testualmente "Man" "Nature" "Technology",
e hanno ragione perché è questo lo scenario...
- JOHNSON:
i nostri Padri Spirituali: San Florian e San
Ralf, i Kraftwerk, ovvero gli inventori dell'electro-pop. Loro, agli
albori dell'elettronica, progettavano e costruivano i propri strumenti,
mentre adesso, con investimenti relativamente contenuti, è possibile
fare i dischi in casa con livelli qualitativi impensabili fino a qualche
anno fa.
- Il grande chitarrista maliano Farka Touré, ad un convegno
di studi etnomusicologici della Fondazione Cini, ha definito la world
music "un calderone che omologa e non favorisce un nuovo umanesimo
multietnico". Voi come la pensate?
- MICHAEL: E' certo che l'età della tecnica ha abolito
lo scenario umanistico. Ma non si può guardare il mondo con gli
occhi dell' uomo pre-tecnologico. Prima di fare certe affermazioni occorre
rifondare gli strumenti e i concetti che utilizziamo per descriverlo.
JOHNSON: E poi io penso che la Musica sia una soltanto, anzi
due: bella o brutta. Le divisioni tra generi sono completamente idiote.
La World Music è, o sarà, La Musica Del Mondo. Nel senso
che le contaminazioni tra i vari stili musicali del pianeta porteranno
a qualcosa che, quando capiterà, saremo fieri di presentare agli
eventuali visitatori alieni con una scritta a lettere maiuscole: "MUSICA
DEL PIANETA TERRA"
- Tod Machover, genio del MIT, autore della "Brain opera",
la prima opera lirica interattiva, ha scritto: "siamo prossimi
ad un tempo in cui ciascuno creerà musica collegando gli strumenti
con gli oggetti del proprio ambiente casalingo: mobili, vestiti, elettrodomestici".
- V'interessa quella direzione?
- MICHAEL: C'interessa una certa esasperazione della tecnologia,
proprio per mettere in luce ciò che ho detto rispondendo alla
tua domanda sul rapporto fra avanguardie storiche e ricerche espressive
dei nostri giorni.
- JOHNSON: Io non vedo l'ora
- Mi pare che i videoclip attraversino una fase di stanca. Ripetitivi,
nella maggior parte dei casi si rassomigliano tutti. Siete d'accordo?
E, se sì, perché succede?
- MICHAEL: Sono d'accordo. Oltre alla patologica mancanza di
idee, credo accada anche perché il video non possiede la magia
né i tempi del cinema. Io trovo obsoleto presentarsi sul palco
con gli strumenti, immagina cosa posso pensare dei video.
JOHNSON: Forse sono vecchio, ma a parte qualche eccezione, la
musica preferisco ascoltarla ad occhi chiusi. Ma ai giorni nostri è
fondamentale vedere tutto in tv. Corna, tette, cazzi, mazzi…..Discorso
diverso per i video-trip ai tempi dell'acid house. Sinergia assoluta
tra musica e immagini…oppure il sito dei Kraftwerk, www.kraftwerk.com.
Questo è ciò che intendo per immagini collegate alla musica.
- Parliamo di discografia italiana…perché quella smorfia?…Vabbè,
volendone indicare una soltanto, cioè a vostro avviso la più
grave, qual è la sua principale colpa?
- MICHAEL: Cercare di vendere 50.000 copie in più di Michael
Jackson piuttosto che spingere le proposte nostrane che meritano.
- JOHNSON: No comment
.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta quel
videomito nel nostro immaginario?
- JOHNSON: Guarda, Star Trek è stato il primo telefilm
che ha mostrato insieme bianchi, neri, gialli, alieni, in tempi insospettabili,
tutti uniti in un unico progetto di convivenza e rispetto universali.
La considero una delle più belle cose mai uscite dagli U.S.A.,
insieme a Bukowsky, Belushi, Warhol, Bacharach e Tarantino. Poteva andar
peggio
- Siamo quasi arrivati a Righeira-2, pianeta musicale abitato da alieni
che si cibano di chitarre condite di riff e vivono di raff
se dovete
scendere, vi conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista,
anche perché è finita la bottiglia di Maurizio Zanella
'86 prodotta da Ca' del Bosco
Però tornate a trovarmi,
io qua sto
intesi eh?
- JOHNSON: Gli alieni che piacciono a noi
posso dirlo,
Michael?
si cibano di synth e campionatori, ma bevono, deo gratia,
vini come questo che ci hai offerto. Che la forza sia con te
MICHAEL: Torneremo a trovarti, Armando. Salutaci Picard
.
- Ed io vi saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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