L’ospite accanto a me è Luca Spagnoletti. Musicista.
Nato a Milano nel 1954. Ha studiato flauto traverso con Eckstain e Casularo, composizione con Domenico Guaccero, musica elettronica con Giorgio Nottoli.
Insegna musica elettronica e composizione alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio, al St. Louis Recording Studio, ai corsi professionali della Comunità Europea e della Regione Lazio.
Cultore della materia "Musica elettronica" al DAMS dell’Università di Roma "Tor Vergata".
Scrive di tecnologia musicale sulla stampa specializzata di prodotti hard/soft – Fare Musica, Plug-in, Cubase Magazine – ed è spesso impegnato in seminari e dimostrazioni sugli strumenti elettronici e software musicali.
Svolge attività concertistica in Italia e all'estero e ha partecipato a tanti prestigiosi Festival: Ars Elettronica Linz, Arte elettronica Camerino, Villa Medici Roma, Rumori Mediterranei Roccella Ionica, Musica Verticale Roma, Roma Europa Festival.
Ha al suo attivo numerose composizioni trasmesse alla radio: da “Un certo discorso-Musica” ad “Orione” a “AudioBox” guidato dal mio amico, e per anni compagno di lavoro, Pinotto Fava.
Molti i suoi lavori per la scena di danza: con Lucia Latour, Enzo Cosimi, Enrica Palmieri, Paola Rampone, Rita Cioffi, Michele Pogliani, Gabriela Corini.
E tante le collaborazioni in opere video: con Studio Azzurro, Italo Pesce Delfino, Advanced Video, Mario Sasso, Lorenzo Taiuti, Silvia Stucchi, Adriana Amodio.
Ha composto musiche per il teatro (Elsa Agalbato Fabio Sargentini, e per il cinema (Tony Occhiello, Franco Taviani)
Si è avvalsa delle sue sonorità anche la pubblicità, impegnandolo in spot per grandi marchi, come ad esempio, l’Agip, l’Enel e Bulgari.
Da questa rapida biografia, forse lacunosa, avrete capito che Luca è un musicista di quelli che preferisco non solo per la sua cifra espressiva, ma anche per il suo impegno su più mezzi che lo rende una figura autenticamente intermediale. Uno di quelli che fa uscire la musica dagli àmbiti concertistici o discografici accettando le plurali sfide che i vari mezzi propongono.
- Benevenuto a bordo, Luca
- Come sono strette le astronavi… mai vi ero entrato, sembrano monitor di computer…
- Sì, a volte ho l’impressione di vivere dentro la Finanziaria ’05 con i tagli pirlusconiani alla cultura che hanno fatto sul pianeta Terra… in un paese chiamato Italia… Passiamo ad altro.
Il patron del Web and Wine di Volterra, Enrico Buselli, mi ha consigliato di assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo Rosso di Toscana ‘Camartina’, segnalandomi in Spacefax che, cito le sue parole: “è un Igt dell’Azienda Querciabella, il luogo di produzione è Greve in Chianti, vitigni: 50% Sangiovese - 45% Cabernet Sauvignon - 5% Merlot e Syrah, l’anno di produzione è il 2001” … qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Luca secondo Luca…
- Un musicista affascinato dalla tecnica che usa questa come mezzo espressivo per le proprie esplorazioni.
- A te, esperto di acrobazie performative, propongo un crudele gioco Oulipiano: in quindici parole, tante quante sono le lettere che compongono il tuo nome, sintetizza la tua presenza artistica nello scenario musicale… quindici, non una di più né una di meno… bada che le conto!
- Mi sembra di esserci sempre e non esserci mai ma a me piace proprio così.
- Il critico francese Daniel Charles profetizzava che la caratteristica principale della nuova musica sempre più sarebbe stata “l’allontamento da ogni tipo di centralità, da ogni scuola”. L’ha azzeccata? Cioè, oggi ogni compositore fa storia a sé? Per intenderci, a differenza del tempo di Darmstadt?
- Siamo nel momento della multimedialità, è impensabile non essere influenzati da tutto ciò che ci circonda; quando vai nei negozi di dischi e trovi a due cassetti di distanza i pigmei banbanzelè e la contemporanea giapponese ti poni qualche domanda e anche qualche risposta compositiva… anche se la scuola è la scuola.
- Ha scritto John Cage: “Quel che occorre, ed occorrerà, al musicista non è un computer che risparmi la fatica, ma che anzi accresca il lavoro da fare”.
E’ stato ascoltata quella sua riflessione che è del 1967 ?
- Il passaggio al computer è un evento epocale, come il passaggio dal clavicembalo al pianoforte, sono epoche diverse, non paragonabili; il lavoro da fare è sempre molto sia che uno scriva per gli strumenti sia che scriva con l’ elettronica, più che altro con l’elettronica si hanno più parametri da gestire, il che non è sempre un bene.
- Il pianista Glenn Gould in un articolo sull’avvenire delle tecniche di registrazione e ascolto della musica, scrisse: “In un futuro il pubblico potrebbe diventare l’artista e la vita l’arte”.
Credi che le tecnologie abbiano già realizzato o realizzeranno quella previsione?
E, sia nel primo e sia nel secondo caso, è una cosa che ti rallegra o ti deprime?
- Per il basso livello sì, per quello alto il professionista rimane tale. La diffusione della musica di qualsiasi genere mi rallegra e se qualcuno vuole cimentarsi con il computer ben venga c’è posto per tutti.
- L’intreccio fra suono, gesto, danza e parola è una delle tendenze più significative della nuova musica. Lo propone in teatro Bob Wilson, tanto per fare un solo nome, ma anche, partendo dall’area musicale, Philip Glass collabora a performances multimediali. Un teatro della mente che provoca il desiderio di ascoltare con gli occhi e vedere con le orecchie. Questo desiderio sinestesico è suggerito dalle nuove tecnologie oppure è cosa che viene da lontano?
- La musica, per la sua natura non materiale, si accoppia perfettamente con qualsiasi forma di arte; le nuove tecnologie hanno accentuato questa tendenza esasperandola forse in maniera eccessiva e alle volte inutile. Ci sono lavori perfetti da soli e altri perfetti con altre forme artistiche, ma entrambi devono essere allo stesso livello, non mi piacciono i tappabuchi.
- Come ho ricordato in apertura, hai lavorato anche per short pubblicitari.
Qual è la principale difficoltà che incontra un musicista come te nell’affrontare quell’esperienza?
- Farsi pagare!
- Ecco! Non sono il solo ad aver patito quell’esperienza. Anche se mi conforta poco il mal comune…
Radio Rai, in questi ultimi tempi, è spesso criticata perché, a giudizio di molti, non presenta con adeguati spazi i nuovi compositori. Tu, sei soddisfatto oppure no della programmazione musicale della radio pubblica?
- Questa è una domanda che ha solo una risposta: il vuoto spaziale. Il compositore colto non fa audience e perciò non si programma.
- La discografia italiana. Volendone indicare una soltanto, cioè a tuo avviso la più grave, qual è la sua principale colpa?
- Non rischia mai. Ci sono prodotti di nicchia che sono diventati dei veri e propri affari per i produttori (stranieri) perché ci hanno creduto. La gente non ne può più di musica che si consuma ed è sempre uguale, perciò non la comprano la scaricano dal computer, la sentono tre volte, e poi ne scaricano altra (uguale)
- Aldilà della musica, in quale delle altre aree espressive noti oggi i lavori più interessanti nella sperimentazione di nuovi linguaggi?
- Penso che il video, come la musica elettronica, è dove si sperimenta di più in quanto usa nuove tecnologie che ancora non sono state esplorate, vergini, senza condizionamenti e storia.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa … che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Nel primo film la storia di Viger che cercava il suo creatore mi commosse, e da quel momento mi ricordo di spegnere sempre il mio computer… dovesse scambiarmi per Dio.
- Siamo quasi arrivati a Spagnolèttya, pianeta musicale abitato da alieni che comunicano solo attraverso sonorità lapton electronics… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di ‘Camartina’consigliata da Enrico Buselli patron dell’Enoteca Web & Wine di Volterra …
- Ma... da dove si esce… prestami una tuta spaziale che del teletrasporto non mi fido… sai, è una citazione colta. L’ho tratta dalla puntata 534 dove, degli uomini dell’ equipaggio , per una perdita di energia al teletrasporto, non si sono riassemblati e i loro atomi si sono mischiati
- Vabbè, t’eviterò quella disgrazia startrekkiana.
Ora ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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