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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Roberto Manzocco. Giornalista specializzato in area scientifica e dottore di ricerca in storia della scienza. Da molti anni lavora in diversi campi, dalla Teoria dei Sistemi ai future studies, dalla pragmatica della comunicazione umana allo studio dei rapporti istituzionali tra Stati Uniti e Unione Europea.
Collabora con alcune testate nazionali e si è occupato in particolare di tecnologie d’avanguardia, come gli interventi nella genetica e le nanotecnologie.

Tra i libri da lui scritti (vedi QUI), il più recente è “Esseri umani 2.0” Sottotitolo: Transumanismo, il pensiero dopo l’uomo. Lo ha pubblicato Springer Verlag.

Questo sito si è occupato più volte del pensiero post-umano e mi pare di poter dire che questo imperdibile volume è fra le più complete panoramiche finora tracciate di quella filosofia e dei suoi traguardi. “Esseri umani 2.0”, inoltre, ha il merito di analizzare temi e problemi inerenti il futuro senza lasciarsi trascinare da entusiasmi né sottovalutando le possibilità che noi umani abbiamo di raggiungere mete che oggi sembrano impossibili.

Non a caso il libro termina con le seguenti parole: “Non sappiamo se il post-umano arriverà, ma se lo farà, troverà già pronto un apparato teorico in grado di difenderlo, sostenerlo, promuoverlo. Il transumanesimo non fa più ridere. Al contrario: in senso ideale, il post-umano è già qui, è diventato globale, e ci suggerisce con forza che, giuste o sbagliate che siano le idee che abbiamo trattato, il futuro sarà un posto molto più strano di quanto immaginiamo. Anzi di quanto possiamo immaginare”.

 

Benvenuto a bordo, Roberto…
Grazie, aspettavo da decenni di salire sull’Enterprise, anche se devo dire che il teletrasporto non mi ha mai entusiasmato… sai com’è, essere disintegrato e poi (sperabilmente) ricomposto non è nelle mie corde…
Ti capisco…. i fratelli Arcioni dell’omonima enoteca romana ci hanno consigliato di sorseggiare durante la nostra conversazione una bottiglia di Rosso Negresco, Cantine Provenza… …cin cin!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello Spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Roberto secondo Roberto…
Non c’è molto da dire, sul mio conto… Diciamo che sono un figlio di contadini che ha amato fin da piccolissimo i libri e la fantasia... Il mio sogno era quello di fare l’astronauta o lo “scienziato” (non meglio specificato). In seguito (attorno ai dieci anni circa) ho “deciso” di fare il paleontologo, e ho riempito di buchi il giardino di casa, nella speranza di ritrovare qualche cranio di tirannosauro rex (senza molta fortuna, devo ammettere). I casi della vita mi hanno poi portato a laurearmi in filosofia – disciplina che amo e coltivo tutt’ora con passione – e a occuparmi, anche se in modo indiretto, di scienza, sia come dottorando in storia della scienza, sia come giornalista scientifico. Mi sono interessato anche ad altre cose, come la psicoterapia, l’ipnosi e la ricerca scettica sui fenomeni paranormali; i miei interessi principali sono rimasti però quelli relativi alle scienze naturali e al mondo della tecnologia.
Qual è stata la principale motivazione che ti ha spinto a scrivere “Esseri Umani 2.0”?
Ho sempre amato la fantascienza e tutto il futuribile; ho scoperto per caso il transumanismo diversi anni fa e devo dire che il primo impatto è stato decisamente shoccante… non potevo credere che esistessero persone che miravano espressamente a realizzare, qui ed ora, quelle stesse invenzioni e imprese sulle quali avevo tanto fantasticato durante la mia adolescenza… Chi erano questi pazzi? Lo dovevo scoprire… E così ho iniziato a leggere i libri e i siti dei transumanisti, fino a che, di volume in volume e di sito in sito, scriverci sopra un libro mi è sembrata una cosa naturale…
Quando nasce il transumanesimo e quali i suoi primi pensatori?
Quando si affrontano movimenti di pensiero articolati come il transumanismo non è mai facile stabilire con precisione quale sia il punto di partenza. Nel nostro caso possiamo dire che, storicamente, alcune delle idee principali del transumanismo – ad esempio il fatto che gli esseri umani debbano sconfiggere la morte tramite mezzi scientifici e tecnologici, e che debbano prendere possesso dell’universo, riplasmandolo secondo i propri disegni – possono essere fatte risalire all’opera di un oscuro pensatore russo, Nikolai Fedorov, vissuto nell’Ottocento e considerato il capostipite di un movimento per certi versi analogo al transumanismo, il “cosmismo”. Per arrivare a tempi più recenti (più o meno gli anni Sessanta/Settanta), possiamo citare autori come il pensatore iraniano-americano Fereidoun Esfandiary e Robert Ettinger (padre della crionica, cioè la pratica di conservare i cadaveri a temperature bassissime nella speranza di restituir loro un bel giorno la vita). Negli anni Ottanta abbiamo il filosofo americano Max More, che adotta e approfondisce una definizione – quella di “transumanismo” – coniata originariamente dal biologo Julian Huxley.
Sei un esperto di comunicazione e leggendo le tue pagine ne ho ammirato l’efficace sintesi.
Puoi, quindi, brevemente, indicare quali sono – per usare una tua espressione – i “pilastri del transumanesimo”?
Con la definizione “pilastri del transumanismo” mi piace indicare tutte quelle teorie para-scientifiche – teorie e concezioni che non sono ancora scientifiche, ma che potrebbero diventarlo – che sono specifiche di questo movimento: la già citata crionica; l’immortalismo – ossia la ricerca dell’immortalità biologica tramite mezzi scientifici –; il mind uploading – ossia il progetto di trasferire la mente umana su un supporto diverso da quello biologico, ad esempio su un potente computer –; il potenziamento umano – il conferimento agli esseri umani di poteri e capacità fisiche e mentali superiori a quelle attuali –; le nano-macchine – robot ancora da inventare grandi come virus e capaci di manipolare la materia a livello atomico e molecolare –; infine la “Singolarità tecnologica” – l’idea che il progresso stia accelerando e che sia destinato a produrre nel giro di pochi decenni intelligenze artificiali superiori a quella umana, e che noi non saremo in grado di capire.
In fatto di religione i transumanisti sono in larghissima parte atei con qualche presenza agnostica.
Se confermi questa mia affermazione, puoi illustrarne i perché?
La confermo, anche se vi sono eccezioni rilevanti. Il transumanismo rappresenta in un certo senso una reazione a quella visione nichilista del mondo affermatasi in Occidente a partire dalla fine dell’Ottocento. Se neghiamo Dio e l’aldilà, rimaniamo solo con l’aldiquà, che non sembra poi questo gran che. Possiamo accettarlo quietamente (e quindi accettare che la morte sia la fine di tutto), oppure possiamo cercare di fare qualcosa, affidandoci agli unici strumenti di cui disponiamo, ossia la ricerca scientifica e tecnologica. Il transumanismo non è solo ricerca dell’immortalità, ma anche tentativo di superare i limiti naturali dell’uomo tramite la tecnologia. Ne consegue che esso è compatibile con qualunque ideologia e/o religione che sia disposta ad accettare questi presupposti; per questo motivo esistono transumanisti cristiani e pure mormoni, anche se dubito che i capi delle rispettive confessioni religiose vedano il transumanismo di buon occhio.
Il postumanesimo, pur ovviamente progressista, si tiene lontano, mi pare, dai partiti politici, almeno in Italia. Talvolta (è accaduto anche da noi provocando una scissione nella vecchia associazione transumanista), ci sono state rivendicazioni del termine anche in ambienti neonazisti (sia pur occultati dietro l’ambigua dizione di “Sovraumanesimo”).
Perché è stato possibile quest’equivoco che di sicuro ha gettato ombre su quella filosofia?
E, inoltre, qual è, nella tua interpretazione del postumanesimo, la linea demarcatrice (o, forse, l’abisso) che separa  postumanesimo e nazismo?
I sovrumanisti sono una corrente minoritaria che fa riferimento alla Nouvelle Droite, il movimento di pensiero politico basato sulle opere del francese Alain de Benoist. Che poi la Nouvelle Droite debba o meno essere etichettata come “fascista” o “nazista” è una questione che lascio agli studiosi di storia del pensiero politico. La commistione tra transumanismo e destra radicale è senz’altro possibile, e ciò per il fatto che il primo è un movimento per sua natura “trasversale”, ossia può facilmente fondersi con qualunque corrente di pensiero disposta ad accettarne i presupposti; non a caso esistono transumanisti comunisti, anarchici, fascisti, liberisti, libertari e così via. La maggioranza di essi fa però riferimento alla sinistra americana, e in particolare ai democratici. Per quanto riguarda il rapporto tra transumanismo e nazismo, è senz’altro possibile, ma lo ritengo alquanto improbabile: per quanto speculativo, il transumanismo si basa infatti sulla ricerca scientifica contemporanea, mentre le dottrine pseudoscientifiche razziali su cui si fondò il nazismo appartengono a un passato sperabilmente chiuso. Francamente pensare che i transumanisti – cosi attenti alla scientificità delle proprie affermazioni – vogliano riportare in vita queste dottrine mi pare impossibile.
Ritieni reale il pericolo che possa crearsi in un futuro un macroscopico “digital divide” con un effetto sociale tale da vedere una classe sottomettere le altre?
Non credo che questo avverrà, per varie ragioni: già adesso stiamo assistendo a una progressiva e inarrestabile democratizzazione delle nuove tecnologie (vuoi perché i costi di produzione tendono progressivamente a cadere, vuoi perché tali tecnologie tendono inesorabilmente ad attirare le nuove generazioni, che fanno di tutto per metterci sopra le mani, vuoi infine perché anche la circolazione delle informazioni e delle conoscenze è diventata inarrestabile). E poi che senso avrebbe sottomettere una classe sociale a un’altra? Il futuro porterà a mio parere una crescente automatizzazione di tutti i lavori, inclusi quelli più complessi, per cui casomai il problema che ci troveremo ad affrontare non sarà quello di nuove diseguaglianze sociali, ma piuttosto quello di occupare l’enorme quantità di tempo libero di cui settori sempre più ampi della società si troveranno a disporre.
Kevin Warwick studia l'integrazione Uomo-Macchina innestando chips nel proprio corpo e pensa a nuove tappe del Cyborg Project dall'Università di Reading; secondo molti scienziati in un tempo meno lontano di quanto s'immagini impareremo codici capaci di svelare nuovi segreti della natura, passeremo la barriera dell'infinitamente piccolo, si dilaterà la concezione di Spazio, saremo capaci di percepire nuovi stati e livelli di esistenza, la nostra coscienza-mente-identità sarà più vasta e ne saremo consapevoli… quale uomo uscirà da queste acquisizioni, quale l'atteggiamento esistenziale che più potrebbe differenziarlo da noi?
La risposta a questa domanda è che, dopo tutto questo – cioè dopo questo processo di imminente e radicale evoluzione tecnologica –, l’uomo scomparirà, non nel senso che si estinguerà, ma nel senso che supererà i limiti dell’umano, diventando qualcosa di qualitativamente nuovo, post-umano. Alcune previsioni nell’immediato si possono fare – i libri dei transumanisti ne sono pieni. Si può immaginare ad esempio la possibilità per noi di manipolare la nostra stessa mente, “scaricando” e “installando” in essa conoscenze e abilità sempre nuove, cambiando la nostra personalità e le nostre memorie come oggi si riprogramma un computer. Se però c’è una cosa che ci ha insegnato la fantascienza, è che le sue previsioni vengono spesso e volentieri superate dalla ricerca scientifica, e che sovente i concetti e le idee che quest’ultima sviluppa sono ancora più strabilianti di quelle immaginate dagli scrittori di sci-fi. Insomma, credo che se il post-umano arriverà, sarà qualcosa di molto più strano di quanto possiamo immaginare, e probabilmente sfuggirà alla nostra comprensione e alle nostre fin troppo umane categorie mentali.
Diceva John Cage: "Molti sono spaventati dal nuovo, a me terrorizza il vecchio".
Aldilà di liete o fosche previsioni sono in tanti a ritrarsi spaventati di fronte al futuro.
Quali origini, da dove deriva quella paura?
Credo che la paura del futuro sia insita nella nostra natura; nonostante tutto, gli esseri umani sono creature piuttosto conservatrici, tant’è vero che gli innovatori – inventori, filosofi, esploratori – sono stati sempre visti dai propri contemporanei come persone un po’ bizzarre, quando non pericolose. Chiaramente non è che tutti gli eretici e i ribelli abbiamo ragione sempre e comunque, anzi, per uno che ha ragione e passa alla storia ce ne sono molti di più che finiscono nel dimenticatoio. Detto questo, bisogna sottolineare come la nostra specie sia dotata di un potente organo “generalista”, il cervello, che le ha sempre consentito di adattarsi alle condizioni e alle situazioni più estreme; per quanto strano possa essere il nostro futuro – e, a mio parere, esso sarà molto, molto strano –, io credo che gli esseri umani saranno in grado di adattarsi al meglio.
Ci avviamo alla conclusione della nostra conversazione.
Questo sito dà spazio alle cronache e a riflessioni sullo spettacolo anche, e soprattutto, perché io da lì vengo. Ti chiedo quale film indicheresti come il più vicino agli scenari transumanisti?
Per poter definire “transumanista” un film, in esso si dovrebbe a mio parere trovare una visione positiva dell’evoluzione umana. Ossia l’uomo deve evolversi verso uno stadio post-umano e tale cambiamento deve essere presentato in modo positivo e desiderabile, quando non entusiastico. In “2001 – Odissea nello spazio” accade proprio questo: Bowman si evolve nel “Bambino-delle-Stelle”, una creatura post-umana – anche se a farlo evolvere non sono altri esseri umani, ma gli alieni. Di recente è uscito “Transcendence”, sul tema della Singolarità tecnologica – non l’ho ancora visto però, quindi non so come esso tratti questa idea. Se poi negli ultimi anni è uscito qualcosa di veramente transumanista, si tratta senz’altro della serie tv di J.J. Abrams “Fringe”, che è appunto ricchissima di spunti transumanisti, e la cui visione consiglio a tutti.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… come sai, Roddenberry ideò il suo progetto avvalendosi non solo di scienziati ma anche di scrittori, e non soltanto di fantascienza, tanto che ST risulta ricca di rimandi letterari sotterranei, e talvolta non troppo sotterranei…che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Star Trek è una delle prime cose che ho visto in tv – avrò avuto dieci, undici anni – e confesso di esserne stato pesantemente influenzato. Credo che la serie classica sia rimasta insuperata: nonostante i suoi fondali di cartone colorato e gli alieni che erano visibilmente semplici esseri umani con un po’ di trucco, la serie originale riusciva spesso a creare un senso di mistero misto ad angoscia – per il destino di un gruppo di esseri umani lanciati all’esplorazione di un universo bizzarro, impenetrabile e potenzialmente ostile – che le serie successive non sono state in grado di ricreare. Ho apprezzato poi molto anche il primo lungometraggio di Star Trek, quello del 1979 (che tra l’altro è molto transumanista, con questo primo ufficiale che si fonde con il super-computer alieno), anche se mi par di capire che i trekkies non siano dello stesso avviso…
Siamo quasi arrivati a Manzocco-R, pianeta abitato da alieni che vivono da tempo in epoca post-umana… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Rosso Negresco, Cantine Provenza, consigliata dai fratelli Arcioni dell’omonima enoteca romana … Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
Tornerò senz’altro. Se proprio non combinerò, vi manderò un mio clone…
Ed io ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

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