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Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

 

il killer dell'usignolo della radio

Scommettiamo un Campari che ho risolto un famoso giallo che ha avuto per scena Via Asiago? L’assassinio di un volatile, il famoso uccellino della radio… non ci credete?... i soliti malfidati!... Vabbè, se la pensate così, vado via… come?... volete sapere?... troppo tardi… m’offrite una birra alta?... ah, se è così non posso rifiutarmi…

In verità, più che un giallo è un noir, perché, com’è tipico di quel genere letterario, non si punta a individuare un colpevole (è noto già a tutti), ma a percorrere una storia che illustri l’invincibilità del Male.

Le cose sono andate così.

L’uccellino nacque, sotto il segno della Bilancia – governato dall’elemento aria, né poteva essere altrimenti – il 6 ottobre del 1924 anno d’inizio delle trasmissioni radiofoniche nel nostro Paese.

Era un usignolo, apparteneva alla famiglia dei passeriformi, piumaggio bruno rossiccio sul dorso e grigio biancastro sul petto, essendo maschio aveva come tutti i maschi dell’usignolo un canto melodioso. In verità, quel canto è soprattutto notturno, ma il Nostro scritturato nel 1932 dall’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), fu impegnato a cantare anche nelle ore diurne. Perché il suo compito era d’essere il segnale sonoro dei cambi di stazione, dei passaggi fra reti nazionali e regionali, insomma robe così.

Lui, per natura, avrebbe preferito esibirsi di notte, ma onorò le clausole del contratto e cantò per decenni con pari valentia anche di giorno.

Anzi, per parecchio tempo, solo di giorno. Quando non esistevano programmi al chiar di luna.

Grande fu, quindi, la sua felicità allorché venne varato il “Notturno dall’Italia” e intuirete il perché.

Eppure, mai fu notata differenza fra l’ugolare in ore del giorno e quelle della notte, perché da volatile radiofonico professionista qual era, s’impegnò sempre allo stesso modo, anche se nel cuoricino suo netta era la predilezione per la nottata.

Lavoro duro il suo. Era costretto a stare sul ramo di un microfono tutto il tempo e, a un cenno del tecnico di là dal vetro, prendere a gorgheggiare. Mai ebbe, né li richiese per timidezza, i cosiddetti straordinari, di cui, invece, s’ingozzavano avidamente annunciatori, funzionari, e tutti gli altri addetti alle trasmissioni.

Passava il tempo nell’auditorium in attesa d’intervenire a comando e, nel frattempo, non gli restava che ascoltare quanto andava in onda: concerti sinfonici, commedie, parlati culturali, canzoni, pubblicità, notiziari.

Quando qualcosa gli piaceva batteva le ali come ad applaudire e quando non gradiva era possibile scorgerlo dal fatto che chiudeva gli occhietti e s’assopiva; in nessun momento però fu colto di sorpresa dal segno con la mano che gli faceva il tecnico per ordinargli “canta!”; ve l’ho già detto: un gran professionista.

Quante volte da ragazzo ho ascoltato quel suono e ignoravo allora che la radio sarebbe stata la protagonista della mia vita lavorativa!

Quell’armonioso e breve verso sonoro scandì momenti storici: trattati (alquanti), guerre (tante), conferenze di pace (poche), elezioni (parecchie).

Era un usignolo antifascista, perciò soffrì non poco a dovere esibirsi allegro dopo i discorsi di Mussolini, le feste radiotrasmesse del Regime, gli appelli razzisti. Ma svolse sempre i suoi compiti con inalterata diligenza, anche se qualcuno giura d’averlo sentito cantare più lietamente il 25 aprile, dì della Liberazione. Quell’usignolo, però, mai avrebbe immaginato che negli anni ’90, un sindaco di sinistra della Capitale, dedicasse nel quartiere Tor Bella Monaca una strada proprio a Raul Chiodelli direttore dell’EIAR il quale aveva diretto per quindici anni le trasmissioni di propaganda antidemocratica del fascismo. Ma, si sa, la vita è ricca di sorprese.

E, meno ancora, l’uccellino della radio poteva prevedere la sua tragica fine!

Un brutto giorno, per lui e per la Rai, infatti, fu nominato direttore un critico televisivo, Aldo Fat il suo nome, che assai attrezzato in fatto di tv, di radiofonia non capiva una mazza, cosa questa che al Consiglio di Amministrazione dell’azienda parve un’ottima ragione per metterlo a capo della programmazione radiofonica.

Una delle prime cose varate da quel Direttore fu l’eliminazione dell’usignolo; credeva di fare una radio nuova scacciando quell’innocente volatile.

All’Ufficio del Personale, però, si rifiutarono di procedere all’esonero dal servizio. Aldilà della simpatia che nutrivano per quel fedele dipendente, fecero notare al burbanzoso neo-direttore che mancava ogni motivo per agire secondo la cosiddetta “giusta causa” che permette il licenziamento di chi contravviene ad obblighi contrattuali o combina danni all’economia oppure all’immagine dell’azienda.

Era l’unico, infatti, che alla Rai lavorava con scrupolo notte e giorno per pochi pizzichi di miglio, mai aveva fatto richiesta di promozioni, mai un reclamo, mai un’assenza per malattia.

Né poteva essere messo in pensione perché, come si sa, per gli animali non è prevista.

Ma se quel Direttore era incompetente del mezzo radiofonico – e lo era, e coloro che seguirono (almeno fino a questo gennaio ’05) hanno onorato il passato –, non lo era altrettanto in scelleratezza, sicché ideò un certo piano e lo mise in atto.

Nottetempo s’introdusse negli studi di Via Asiago e raggiunto l’uccellino gli si avvicinò con un sorriso falso come Giuda. L’usignolo cinguettò rispettosamente, era il Direttore! Incompetente sì (e il volatile ben lo sapeva), ma pur sempre il Direttore.

Giunto che gli fu a tiro, rapido afferrò il collo dell’usignolo e lo strozzò.

Mai fu punito l’assassino, anzi quando andò via dalla Rai gli consegnarono (come fa sempre quell’azienda con i dirigenti assunti o licenziati, cioè con tutti), una borsa gonfia di zecchini d’oro.

Mentre moriva, l’uccellino ricordò nel suo ultimo attimo quella canzone, cantata da Silvana Fioresi, a lui dedicata dagli autori Nizza, Morbelli e Filippini: "Della radio l'usignol stamattina ha preso il vol / al suo libero cielo ha voluto ritornar..."
Sono anni ormai che il canto di quell’allegro usignolo più non rallegra l’etere.

Ora sapete perché e chi l’uccise.

 

Che ora è?…’azzo! s'è fatto tardi…domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno. Vado via. Ci vediamo domani sera. 'Notte!

 


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