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Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

 

 

Tangenti polifoniche

 

Scommettiamo un Campari che non conoscete la storia di  Maurice de Sully?...  mi piace vincere facile?... può darsi. La raccontai anni fa a Radio Rai, dove scrivevo un programma con la finalità d’illuminare aspetti meno noti di certi episodi della storia e della cronaca. Pezzi brevi, 2’ o 3’00”, recitati da Giancarlo Cortesi su musiche di Guido Zaccagnini.
Come?... recitare io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare. Allora ascoltate.


Il  16  maggio 1147,  papa Eugenio III giunse a Parigi. E non per turismo.
Era accaduto che i romani, capeggiati da Arnaldo da Brescia, gli avevano sbarrato l’accesso a S. Pietro.  Poi,  quando nel 1152 fu tollerato il suo ritorno a Roma, gli fu impedito lo stesso d’entrare nella Santa Sede; insomma, è da credere che quel Papa pisano, la basilica di S. Pietro non l’abbia mai vista, e si sia dovuto accontentare di vaghi racconti a voce e, forse, di  disegni  più o meno riusciti.
A Parigi, ascoltò l’allarme degli ecclesiastici locali che lamentavano un ritorno del paganesimo.
Eugenio III, capì il pericolo di quella moda pagana, ma non aveva troppo tempo per occuparsene, preso com’era a preparare la II Crociata, predicata, fino a sgolarsi, da Bernardo di Chiaravalle.
Fu Papa Alessandro III ad affrontare la questione con gli ecclesiastici francesi, i quali suggerirono di contrastare gli impulsi popolari pagano-esoterici, rinvigorendo l’immagine della Madonna.
Fu deciso così di costruire, partendo da Parigi, tante cattedrali dedicate alla Nostra Signora, dislocate sul territorio in modo da raffigurare la costellazione della Vergine. 
Progetto caldeggiato dal vescovo Maurice de Sully: sotto il suo episcopato, i lavori iniziarono nel 1163;  Notre-Dame fu consacrata nel 1182 e  ultimata nel 1220.
Lì,  la prima Polifonia conobbe la sua nascita e, con la  Schola Cantorum, i suoi momenti più alti.
Tutto bene allora? Mica tanto. Qualche ombra ci fu.
Il fatto è che il vescovo di Parigi, Maurice de Sully, uomo onesto, un difettuccio ce l’aveva: peccava di nepotismo. Affidò, quindi, molte opere della costruzione di Notre-Dame a suoi parenti, i quali, a differenza di lui, erano voraci e privi di scrupoli, e su quei lavori lucrarono in modo indecente, suscitando non poco scandalo. Insomma, una sorta di piccola tangentopoli di quell’epoca.
Ingrato destino terreno della Vergine che  - si chiami Notre-Dame o Madonnina -  è costretta da tempo ad assistere dall’alto a bassi  misfatti edilizi.
Le proteste raggiunsero anche l’orecchio del re di Francia Filippo II che, però, non se ne curò, occupato com’era nel grande sogno della sua vita: cacciare gli inglesi dal territorio francese e renderli campioni nel nuoto di fondo del mar della Manica.
Anche il primo grande esponente della Scuola di Notre-Dame, Leoninus, fece udire la sua voce non solo nella Schola Cantorum, ma, fedele al suo nome, anche il suo ruggito tra la gente.
E  l’altro grande Maestro della Polifonia, Perotinus, chissà che, raccogliendo l’eco dello scandalo che ancora perdurava al suo tempo, non abbia perciò intitolato una delle 9 composizioni pervenuteci: Viderunt Omnes: “Tutti videro”; dove al significato mistico, forse, è sotteso anche un velato riferimento a quelle malefatte che furono sotto gli occhi di tutti.


Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia
terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ‘Notte… buonanotte a tutti.

 


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