L'ospite accanto a me è Ermanno Cavazzoni.
Scrittore.
Ragazzi, meglio chiarirlo subito: ritengo Ermanno una delle figure più
interessanti del nostro scenario letterario. Scrittore di razza, propone operazioni
di linguaggio, e sul linguaggio, lontane dalla narrativa saponosa tanto cara
ai giurati dei premi letterari, forse perché è lui ad avergliela
giurata: al plot, alle mode, ai vegetariani e ai cannibali.
Quando verrà un tempo che la nettezza letteraria urbana (e anche interurbana,
direbbe Totò) avrà ramazzato gli sgarbi, gli sgorbi e le tamarriate
nere, vedrete che avrò ragione io a dire ciò che sto dicendo.
E preciso che non sono il solo a sostenerlo.
Docente di estetica a Bologna, è autore de Il poema dei lunatici,1987,
dal quale Fellini trasse "La voce della luna", Vite brevi di
idioti è del '94. Il suo più recente libro è intitolato
Gli scrittori inutili, tutti sono editi da Feltrinelli; per le schede
cliccate su
www.feltrinelli.it
Con Gianni Celati nel '94 dette vita alla rivista-libro Il Semplice
e nell'estate 2001 si è occupato de Il Caffè illustrato,
caffè che ci ha reso tutti nervosi da quando Ermanno lo ha abbandonato,
ed oggi, infatti, quel bimestrale, sinistrato da un maestrale, s'è
arenato su di una deserta spiaggia calabra.
Gli scrittori inutili: un piccolo capolavoro, una delle letture più
festose che io abbia fatto di recente. Se non l'avete ancora comprato, affrettatevi
a farlo e mi ringrazierete.
Leggendo i libri di Ermanno ci si trova davanti ad un puppentheater animato,
anzi disanimato, da creature idiote, lunatiche, inutili, che riflettono il
vuoto dell'esistere, l'ineluttabilità dell'horror vacui con l'orologio
che va, che va, che va, come diceva Nino Ferrer.
- Benvenuto a bordo, Ermanno
- Benvenuti a voi, ero già qua.
- Già, però io ero di là.
Voglio farti assaggiare questo Traminer di Vinitalia
qua il bicchiere
ecco
fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida,
a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello
spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole che tu trasmetta
sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti,
il tuo ritratto
interiore
insomma, chi è Ermanno secondo
Ermanno
- Chi sono io? Beh, sono un esemplare di homo erectus. Interiormente dovrei
sentirmi homo sapiens, però molto sapiens non mi sento di essere. Qualcosa
lo so, è vero, ma molto anche me lo scordo. Quindi non mi considero
rappresentativo. Più che altro mi sento in transito, homo in transitu,
eretto e in transito, questo il mio ritratto attuale, dopo di che sembra si
stia per il resto del tempo sdraiati.
- In sedici parole - tante quante sono le lettere che compongono il tuo nome
- definisci la tua scrittura
attento che le parole le conto eh?...non
una in più non una in meno
come?...ah sì, gli articoli
apostrofati non li conto
- La mia scrittura procede da sinistra a destra: la definisco perciò
destrigrada, contrariamente all'antico aleutino, all'arabico...
- Chiarissimo!
La Signora Scrittura è inutile come i Signori
Scrittori inutili?
- Certamente di cose inutili ce ne sono tante, ad esempio il big bang: se
ci sarà massa bastante nell'universo e se tutto dovrà tornare
a contrarsi in un punto, a cosa è servito il big bang? E dunque ne
deduciamo che anche la Signora Scrittura si contrarrà e sarà
un punto. Un punto io non so, in coscienza, quanto possa essere utile.
- Che cos'è secondo te che dovrebbe distinguere il traguardo espressivo
della letteratura dalle altre forme di comunicazione artistica, oggi?
- Il traguardo espressivo? La letteratura, a quanto ne so, vorrebbe essere
musica, la musica vorrebbe essere architettura, il cinema pittura, la pittura
poesia, eccetera. Tutte le arti io vedo che sono scontente di sé e
si pongono il traguardo di un'altra, senza che ci potranno arrivare mai. Per
questo si può dire che non hanno traguardo.
- E' nella letteratura oppure in altre aree che credi ci siano oggi novità
espressive interessanti?
- Beh, video, fumetti, eccetera, sono state delle belle novità; però
la scrittura continuerà ad essere la base necessaria, almeno finché
non ci parleremo telepaticamente. Questa sì sarà una novità
molto interessante.
- Dopo vent'anni di lavoro, Hans Magnus Enzensberger ha presentato "Poesie-Automat",
un computer programmato per scrivere versi. Come giudichi quell'esperienza?
- Credo che bisognerebbe programmare un computer per scrivere critiche, così
lo possiamo chiedere a lui.
- Ti do una buna notizia: esiste. Lo ideò Valerio Miroglio, pittore
e scrittore purtroppo scomparso, lo chiamò "Il Criticografo".
Uno strumento che recensisce di tutto: poemetti, romanzi, quadri, musiche,
spettacoli, e, volendo, anche la firma propria o altrui
Romanzi, romanzoni e romanzetti sbucano da tutte le parti e ci travolgono
anche se attraversiamo sulle strisce letterarie. Moriremo romanzati?
- Perché dovrebbe essere vietato scrivere romanzi o romanzoni? Oggi
lo scrivere attrae e forse fa bene. In altri tempi c'era ad esempio la mania
di diventare santi eremiti. Ma nessuno mi sembra si sognava di protestare
perché troppa gente faceva miracoli, camminava ad esempio sull'acqua,
moltiplicava i pesci, trasformava l'acqua in vino o si sollevava in aria senza
più gravità. Gli antichi erano più tolleranti, accettavano
anche le invasioni occasionali di santi, le resse che ne sorgevano, con tutta
la tipica produzione di miracoli, miracoletti o miracoloni. Che cosa volete
che sia al confronto qualche scrittore?
- Ricordo una tua vertiginosa performance verbale al convegno dell'Oplepo
organizzato a Capri nell'estate del 2000 da Lello
Aragona. In che cosa ritieni consista il valore della proposta oulipiana?
- L'Oulipo è una bellissima idea, è una specie di moderno ospedale:
se a qualcuno gli manca la vena poetica, gli fanno una protesi subito, anche
a motore, così può continuare a poetare. Ci sono le olimpiadi
dei mutilati, le trasmettono anche in televisione; perché non dovrebbero
esserci gli esercizi poetici degli oulipiani?
- Siamo nello Spazio, un luogo adatto per chiederti, come faccio spesso con
chi sale quassù, perché in Italia non abbiamo una letteratura
di fantascienza?
- Questo me lo chiedo anch'io. Però mi viene da rispondere così.
I tempi non sono maturi. Anche la poesia cavalleresca non c'era stata in Italia,
poi è arrivato Ariosto e Boiardo che si sono messi a scherzare coi
cavalieri. Anche adesso speriamo che arrivi qualcuno a scherzare con gli extraterrestri.
E' questa la vocazione della lingua italiana. Pensate anche all'opera buffa.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci, infliggo
una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta quel videomito nel
nostro immaginario?
- Gran cosa la fantascienza. D'estate io passo tante notti sdraiato in campagna
su un prato, ad aspettare gli extraterrestri. Poi mi stanco perché
non arrivano mai. Allora penso che sia un videomito e mi dispiace.
- Siamo quasi arrivati a Cavazzonya, pianeta lunatico abitato da alieni che
nemmeno la nota della spesa scrivono, per evitare il rischio d'essere considerati
scrittori inutili
se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata.
Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia
di Traminer di Vinitalia
Però torna a trovarmi, io qua sto
intesi
eh?
- Intesi. Buona notte.
- Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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