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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L'ospite accanto a me è Tommaso Ottonieri. Scrittore, poeta, saggista anomalo. Conduce alcuni seminari di letteratura italiana all'Università La Sapienza di Roma.
Da anni seguo il suo lavoro stimandone i risultati d'affabulazione funambolica, centrati sul reperire relitti e delitti delle parole fondendole in un impasto linguistico che tresca con l'azzardo, ama il rischio che contiene ogni morphing, l'incontro contaminante, lo scacco intraverbale.
Debuttò nel 1980 con un libro che mi è caro, anche perché impreziosito da una sua dedica, "Dalle memorie di un piccolo ipertrofico", edito da Feltrinelli e presentato da un entusiasta Sanguineti.
Ho letto di lui poi "Coniugativo", pubblicato da Corpo10 nell'84..questo ce l'ho senza dedica…non ve ne fotte niente?…vabbè…però ricordo che lo comprai a Milano da un giovane libraio ubriaco e recuperai quel libro il giorno dopo in una vineria nella quale dopo l'acquisto ero finito col libraio. Recupero provvidenziale: un testo splendido. Nel preparare questa nota, ne ho riletto alcune pagine e mi sono sembrate più belle d'allora…da sobrio, non fate gli spiritosi. Di recente, è uscito "La Plastica della Lingua", Bollati Boringhieri, ve lo consiglio, un'opera singolare. Non fatevi ingannare dal fatto che è pubblicato nella collana della saggistica, è una trappola, perché è sì anche un saggio ma sottende la forma della narrazione, del catalogo alieno attraversato da un viaggiatore disincantato, autop(oe)sia di stili letterari e non. So che esistono di lui anche "Crema acida", Lupetti e Manni '97, "Elegia Sanremese", Bompiani 1998, ed una raccolta di testi scritti in gran parte per la radio, "L'album crèmisi", Empirìa 2000... purtroppo non li ho letti e niente ve ne so dire. Comprateli voi e poi me li raccontate. Sul web lo potete leggere soprattutto su www.raisatzoom.it, e i versi, in particolare, su www.italian-poetry.org, ma poi sta qua è là, anche con qualche file audio, basta che attivate un motore di ricerca.

 

Benvenuto a bordo, Tommaso…
Alé Armando, sei sempre un mito. Una volta facemmo una cosa per un tuo programma che si chiamava, mi pare, "Senzavideo". Un titolo che adesso sa di profetico... pensi che, se non lo abbiamo fatto fino ad oggi, dovremo porci adesso il problema di cominciare a martellarla, questa scatola?
Sì, forse...Ma prima d'impugnare il martello voglio farti assaggiare questo Corvo delle cantine del Duca di Salaparuta, quello bianco, anche l'altro è buono ma il mio amico Robert Redford va dicendo Corvo rosso non avrai il mio scalpo e la cosa mi ha allarmato…qua il bicchiere…ecco fatto!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto…
Adoro il Corvo. Bianco, preferibilmente, come questo. Che non fa pensare solo a quel film dove ha perso la vita quel povero ragazzo; ma soprattutto a Edgar Allan Poe, che come poe/ta è quasi il mio massimo (e non solo, come poeta). E poi, al mio amico, il grande e magicissimo Leonetti: che, come saprai, dava la voce al corvo di Totò e Pasolini in "Uccellacci e uccellini". E' un vino molto... solare.... sì, solare, come lo è il corvo stesso, che è il tipico uccellaccio da pieno sole (e campi bruciati, carogne baudelairiane e meno, lingue da fuori, sale sudore e cenere, eccetera)... una solarità torpida e insidiosa. E un po' passita, polverosa, tossica…A proposito dell'Enterprise e del Sole... lo sapevi che Solaria, che era una rivista letteraria di resistenza negli anni del fascismo - ahi, ahi - adesso è una collana di fantascienza di Fanucci? Beh, qualcosa vorrà dire, anche se non so ancora che - Allora, dicevi, ritratto...
Sì, un autoritratto…
1 e 73 (troppo nella media, accidenti)... e poi castano in tutto (quasi: adesso, c'è qualche capello bianco). Cancro. Ascendente...chissà: acquario, dovrebbe, ma poi c'è qualche probabilità che sia pesci ("Are you Aquarius? - No, I'm Pisces", canta adesso Le Hammond Inferno; che, qualunque cosa significhi, trovo geniale, e penso ai Monty Python). E poi io mi chiamo Tommaso. Tom. Major Tom. Tossico no (solo implicitamente), però "Space Oddity" è un architesto, sempre. Io l'ho letto, da sempre, alla luce di Landolfi ("Cancroregina"): e mi riconosco in tutto, in quella luce. - Landolfi aveva la sua addiction, il gioco. Uno che in qualsiasi modo è artista, sempre ne ha una; e sempre una cosa che gli viene dal fondo delle viscere. (Oddìo).
Il sottotitolo de "La Plastica della Lingua" che ho ricordato in apertura, dice (i cólti direbbero "recita"): "Stili in fuga lungo una età postrema". Vuoi spiegare ai miei avventori il senso di quell'aggettivo? Perché così diamo anche indirettamente un'idea sul senso di quel tuo lavoro…
Età postrema... sì, era un fine-millennio, tanto tanto tempo fa (il Major Tom, ormai perso nello spazio)...Postremo: cioè, estremo, ultimo, e se proprio vuoi, terminale...e se proprio vuoi rigenerante...perché, poi, pensavo alla transizione (di questa famosa Età)...e una specie di appendice di questo libro, uscita in un numero ultimo dell'anno 2000 (di "Nuovi Argomenti", una rivista di grande tradizione e che però in passato era piuttosto chiusa alle cose di mio gusto, e piena di ostracismi...ma in cui, da qualche anno, c'è un caporedattore giovane e illuminato, Lorenzo Pavolini, che ha l'intelligenza di dare spazio a scritture "altre" come anche la mia...), quest'appendice l'ho chiamata "Cartoline da un anno zero" (provare per credere... beh, spero abbiano - "Plastica" e "Cartoline" - un'ombra almeno del senso di questo magnifico Solaria). Il libro, in ogni caso, parlava di anni novanta specialmente in letteratura. Che evidentemente sono anni (di Chiusura, di Transizione, di Inizio) per me molto molto cruciali. Stop. (Accattatevi la Plastica).
Vedi un rapporto, e, se sì, quale, fra le avanguardie storiche e le nuove ricerche espressive dei nostri giorni, computer compreso?
La vulgata dice sempre che l'avanguardia si è diffusa nella Società, ed è diventata la sostanza formale (più che dello Spettacolo...) della Pubblicità...(la Pubblicità che è poi l'essenza reale della Società, o almeno di questa società di merda)...e c'era Enzensberger che parlava in questo senso di un effetto alka-selzer (di un'avanguardia che si scioglie, e scompare, e poi sta dappertutto ma non si vede, e nello stare dappertutto, naturalmente NON c'è). No, io non a questo credo poco, e a quel poco non credo fino in fondo. L'avanguardia esiste solo se accompagnata da una visione alternativa, anzi oppositiva, della Società. Che può anche essere una visione nichilista e magari anche estetizzante-nichilista; se la Società della Pubblicità cannibalizza strategie dell'avanguardia, ciò non significa che le avanguardie creative non siano in grado di ripensare le proprie strategie. Mettersi in questione. Rovesciarsi del tutto. Negarsi anche in quanto "avanguardia": se "avanguardia" allude a una nicchia ammessa dalle istituzioni (a un museo...), se si riduce a un sistema anti-sistemico, allora sta già bella e inumata nella sua urna, da un pezzo. In ogni caso, l' "avanguardia" non c'è, mai. "Di norma", un'avanguardia è, al massimo, un a-sistema. E comunque sia, non mi è mai piaciuto il sotto-senso militaresco di questa parola. - Vabbè parto per la tangente, e non basterebbero settimane per venirne a capo... e tu mi chiedevi invece del computer. Sì, quella storia dell'alka-selzer può essere in parte vera anche qui; ma poi viene da chiedersi: e allora? Quando un linguaggio inizialmente d'eccezione (come anche il computer) si "normalizza" (entra nell'uso dei più), allora l'eccezione diventa norma, ed è rispetto a questa norma che - se vuoi sopravvivere - devi stabilire delle nuove eccezioni. I narratori e i poeti degli anni novanta (e alcuni, anche un po' prima; e tutti, anche dopo) hanno proprio questo merito, di insinuarsi nel discrimine fra la norma cioè anzi la normalizzazione (che è ormai soprattutto il linguaggio dei media) e l'eccezione (che è la follia che scaturisce dal dominio tirannico di questa norma)... e io, per esempio, ho lavorato parecchio dentro/fuori lo stereotipo canzonetta-sanremese (e ne ho fatto un libro che continua a piacermi)... Ma basta, come si fa, anche qui si apre una voragine senza fine.
L'arte elettronica, la vedi come una smaterializzazione del corpo fisico delle arti così come le concepivamo? Oppure una mutazione genetica?
Boh... la seconda, che hai detto. Che però implica una specie di smaterializzazione del soggetto. Che non ci fa paura, anzi!! Perché è una sua espansione. Un'espansione del soggetto. Ma per questo non ci vuole un'arte addirittura, basta una chat-line, e anche, molto più terra-terra, una posta elettronica. (Adesso dovrei citare Lautréamont, ma meglio di no, sennò mi sparano, gli imbecilli).
Molti linguisti affermano che la Rai ha divulgato, unificandola, la lingua italiana nei nostri stessi confini. E' stata una buona Maestra? La promuovi? La bocci? Come sta messa adesso?
Una lingua standard è necessaria, numero uno: perché ti permette di avere una cifra comunicativa comune, numero due: perché chi scrive (o semplicemente chi parla) ha bisogno di individuare il suo nemico. Oggi, col milanese mediaset (che poi è paradossalmente la lingua dell'opposizione interna mediaset: Ricci, La Gialappa's, Le iene...) è tutto molto cambiato. E a me, anche se minoritario e afasico e perdente anche in casa (c..zzo, i 61 seggi su 61, alle ultime elezioni), io preferisco il siciliano di Cinico Tv.
Anch'io…Scuole di scrittura creativa: impegnativa dizione! Che cosa ne pensi?
Mi capita di fare dei corsi ogni tanto. Poesia. Chi li segue, i miei corsi, mi apprezza, mi vuole bene, impara a non sfogarsi e basta, e insieme a qualche strumento acquisisce un po' di senso critico, e autoanalitico. Ma è a questo punto che comincia il casino, come spiegargli che il motto è impara l'arte e mettila da parte? Che è solo quando gli strumenti ce li hai, che c'è bisogno veramente di infrangerli? E' sempre quella benedetta questione del discrimine. Norma/scarto. Ed è penoso dover insegnare qualche norma, quando sai che il differenziale (artistico, e soprattutto umano...superumano...eccetera) è in quello scarto, in quell'atto di appropriazione.
Il rimprovero - immagino che ne hai più d'uno, ma qui lo spazio è quello che è, ti chiedo di scegliere il più grave - che rivolgi all'editoria italiana?
L'editoria specialmente italiana (iper-berlusconizzata ormai da un casino; e anche da prima di Berlusconi) cerca in modo un po' troppo diligente di fare il suo lavoro. Cioè di vendere libri. Ma per far questo è capace di conformarsi a tutto; e alla fine, si viene a creare un loop veramente mefitico, di una letteratura che arriva dalla pubblicità, e che torna alla pubblicità producendo letteratura sempre più impoverita e conforme. Oppure (se si pensa a una fetta per niente incidente, come la poesia), che arriva dalla conventicola, e alla conventicola ritorna col linguaggio sempre più impoverito della conventicola. L'editoria in questo paese è sempre più ghettizzata e difensiva, vuole i grandi numeri e produce grandi maceri, e difficilmente riesce a produrre un'offerta più dignitosa di quella della Pubblicità in persona (che poi, a questo punto, uno dice, ma non è meglio tenersi Oliviero Toscani? - per non parlare dei video-clip, poi: David Cunningham - Bjork, Aphex Twin - fa pubblicità nel senso che clippettizza musica vendibile, oppure è veramente l'artista che ci aspettiamo?). Sì, ci sono autori (almeno TUTTI quelli di cui parlo nella "Plastica della Lingua") che riescono a inserirsi in questo circuito-chiuso, decostruendolo, e innervandolo di emozione (è per questo che Aldo Nove oggi è un autentico maestro...e che Amore mio infinito è già un classico). Ma c'è una quantità di zavorra che era inimmaginabile persino negli anni delle liale, che almeno qualche volta ce l'avevano un retroterra umano; tanto che ormai vedere un libro pubblicato diventa, perlopiù, una questione di emergenza ecologica (almeno fino a quando un libro sarà soprattutto qualche metro cubo di legname).
La proprietà intellettuale al tempo di Internet ha posto nuovi problemi. E' chiaro che non mi riferisco a plagi o cose simili, ma a fenomeni che teorizzano il sabotaggio del diritto d'autore.
Tu che ne pensi dei vari Luther Blisset, Linux, Wu-Ming, eccetera? Anche "Le Monde" ha scritto di superamento del diritto d'autore. Io campo pure di SIAE e tremo, Tommaso, ti prego: niente mezze parole, la verità!
Il collage, l'appropriazione, il cut-up ecc, sono tecniche utilizzate da sempre dall'arte più radicale. Utilizzare linguaggi per produrre altri linguaggi è un tuo diritto, soprattutto se lo fai in modo davvero "originale". Cannibalizzare ma convertendo linguaggio in altro linguaggio. E' chiaro che questo è impossibile quando il linguaggio è molto connotato: se dici "nel mezzo del cammin" eccetera, non stai cannibalizzando, non stai plagiando, stai semplicemente citando, e la questione cambia radicalmente. L'atto veramente politico, quando usi altra testualità, è dichiarare quello che stai usando; quello che tu fai, usando altro linguaggio, è un valore aggiunto, che si pone in dialettica (positiva o negativa) rispetto al testo che stai usando. La questione-napster è completamente un'altra cosa, sulla cui etica non ho le idee molto chiare. Posso solo dirti che poco prima di vederci ho scaricato da napster un pezzo dei Dirty Three, "Last Horse on the Sand", e prima ancora un pezzo di certi flashatissimi islandesi, i Sigur Ros, e senza napster sarei rimasto per sempre ignaro di cose di questo tipo qua. Certo, se poi ti scarichi Madonna, sono c..zzi tuoi (ué, c..zzo si può dire, l'ha detto pure Celentano in tv: e qua non siamo manco in tv).
Sì, non siamo in tv e quindi non incalzati dalla pubblicità ma il viaggio volge al termine lo stesso. Avrei ancora parecchie domande, ma so del tuo appuntamento nello Spazio e ne scelgo una soltanto: Arte e Scienza, come vedi il futuro di quel rapporto?
Boh... Il Major Tom ha bisogno di tanta Scienza, per poter viaggiare... No vabbè: però già ci stiamo dentro. E ci sono forme d'arte inconcepibili senza cognizioni scientifiche o quanto meno ipertecnologiche. La Scienza, fanta (va bene anche sprite, anche corvo) o vera che sia, ti fornisce i miti, senza cui, oggi, l'arte non può più viaggiare, neanche dentro di sé. Senza contare che l'importante, sempre, per un artista, è rendere attuali le proprie metafore. E metaforizzare la propria attualità.
A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci, chiedo una riflessione su Star Trek…che cosa rappresenta secondo te quel videomito…
Purtroppo ci ho viaggiato troppo poco, ammetto questa mia grande lacuna culturale. Quando ci sono salito, mi ha sempre affascinato quel tipo con le orecchie a punta…come si chiama?
Il dottor Spock
Ecco, lui è fortissimo. E mi fanno morire tutte le scenografie e le mitologie di fantascienza, che tanto più sono necessarie, quanto più sono finte e deperibili. L'ideale (sci-fi lo-fi, molto ante-litteram) resta comunque "Plan Nine from Another Planet", di Ed Wood. Che però non ho visto (e resta appunto tanto più ideale!!).; però ho visto di recente in tv l'inizio di "Space Vampires" di Tobe Hooper
Quello di "Poltergeist"?
sì, quello di "Poltergeist" e "Non aprite quella porta"... una scenografia posticcia da farti impazzire... pura psichedelia anniottanta (ma non ho controllato la data, magari sto dicendo una minchiata). Poi ho spento: dovevo tornare su Tarchetti. Che, quanto a sci-fi, e a lo-fi, neanche lui ci scherza (anche se poi il più bel racconto sci-fi mai scritto a parte tutto Ph. K. Dick, per me resta quel Landolfi al quale ho accennato all'inizio.
Siamo quasi arrivati Ottonyerya, pianeta ipertrofico abitato da alieni dalla lingua di plastica…se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Corvo bianco del Duca di Salaparuta. Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
Benissimo. E io sempre nel mio Space Oddity cancro-regino (e il Ground Control, per me, tu lo sai dove se ne può pure andare a farsi fottere). Lo trovo sempre, il Corvo? La prossima volta rosso. Uè, statt' bbuóno, e orbita sempre più fuori! Senza film, e senza video. Solo con i Ragni che vengono dal pianeta Marte.
Sarò fatto…pardon!…volevo dire: sarà fatto.
Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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