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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Giovanni Mariotti. Scrittore.
E’ nato a Pietrasanta, in provincia di Lucca, e vive a Milano. Ha lavorato molti anni presso varie case editrici. Ha tradotto opere di Itard, Gobineau, Schwob, Denon, Nerval.
Collabora alle pagine culturali de ‘Il Corriere della sera’.
Ha pubblicato “Butroto”, Feltrinelli 1984; “Matilde”, Anabasi 1993; “Lazzaro o le tribolazioni di un risorto”, Mondadori 1997; “Musica nella casa accanto”, Mondadori 1999; “Creso”, Feltrinelli 2001; “Le rovine di Segrate”, Le Vespe 2002. Del romanzo “Matilde”, Mariotti ha dato una seconda stesura più ampia dal titolo “Storia di Matilde”, Adelphi, Milano 2003.
E’ stato tradotto in Francia, Germania, Giappone, Grecia, Svezia.
In questa veloce biografia, forse lacunosa, ho lasciato per ultima una cosa che ritengo di gran pregio: ha diretto la Biblioteca blu per l'editore Franco Maria Ricci. Grande collana, se non ricordo male ne uscivano due volumi al mese, li attendevo con ansia in libreria e ne posseggo la collezione, falcidiata purtroppo da molti traslochi. Si chiamava Biblioteca blu perché in tal modo erano chiamati i libri popolari venduti dagli ambulanti nelle Fiere. Ma, quelli pubblicati da Mariotti, libri popolari non erano, novità sorprendenti accanto a gemme dimenticate. Tre autori per tutti: Machado de Assis e Macedonio Fernandez. E il terzo? Il terzo è proprio Mariotti che lì pubblicò uno splendido “A.” (1974), definito da Pietro Citati “un racconto perfetto”, libro al quale sono legatissimo e che mi piacerebbe vedere ripubblicato perché è introvabile. E imperdibile.
La A. è l’iniziale di Aismo, termine che indica il desiderio che ha una donna di offrire il proprio uomo ad un’altra donna. Com’è detto in “Dizionario del libertino” (Mondadori, 1981): vertiginoso periplo in 76 tappe nel pensiero di Mariotti attraverso suoi scritti pubblicati su “Repubblica” e “L’Espresso”.
Lo spunto per quest’incontro è dato dall’uscita in quest’anno terrestre 2005, presso Marsilio, di Storia di Alì; per una scheda sul libro, cliccate su:http://www.marsilioeditori.it

 

Benvenuto a bordo, Giovanni …
Bentrovato.
Il patron del ‘Web and Wine’ di Volterra, Enrico Buselli, mi ha consigliato di assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo   “ Capatosta” segnalandomi in Spacefax che, cito le sue parole: ”… è un Morellino di Scansano Doc.
dell’Azienda:   Poggioargentiera, il luogo di produzione è  Grosseto; Vitigni 95% Sangiovese, 5% Alicante, Anno di produzione:  2001” … qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Giovanni secondo Giovanni…
La vita conserva per me un certo interesse proprio perché non lo so e non lo voglio sapere. Ignoro se il tracciato dei miei movimenti, da quando nacqui a quando morirò, finirà per disegnare nello spazio il mio viso (come fantasticò Borges), o uno scarabocchio senza senso, o entrambe le cose. Chi mi vedrà morire forse si farà un’idea di cosa, a conti fatti, sono stato. Subito dopo se ne dimenticherà, com’è giusto.
Ti propongo un gioco: in sedici parole, tanto quante sono le lettere del tuo nome, scrivi una frase che sintetizzi la tua presenza nello scenario letterario italiano… sedici… bada che le conto!
Sullo scenario letterario italiano io non esisto, e lo scenario letterario italiano non esiste per me.
“Storia di Alì”. Non amo il genere romanzo, concordando con Manganelli quando dice Basta che un libro sia un ‘romanzo’ per assumere un connotato losco, ma non sono un fondamentalista, bensì uno che, forse, sa ammirare le cose belle anche quando sono lontane dalle proprie scelte estetiche.
E “Storia di Alì” è un gran bel libro e mi è piaciuto.
Storia di migrazione e nomadismo, attraverso miti del calcio e riti di motori, esperienze avventurose ed epifanie erotiche.
Dici in una pagina che se un pensiero dovesse essere attribuito ad Alì, tradotto in parole, suonerebbe Voglio essere niente – voglio essere nessuno . Impegnativo desiderio. Perché Alì lo prova?
‘Storia di Alì’ è nato come reazione all’attualità. Si parla molto di arabi, sui giornali e in televisione; ma Alì è un tipo di arabo di cui giornali e televisione non parlano. Qualcosa e qualcuno di così semplice e naturale che non si sa da che parte prenderlo. Anche se non ne ha chiara coscienza, essere classificato non gli piace, come non piace a me.
In una nota in fondo al libro dici <…il demone da cui ero posseduto mentre scrivevo Storia di Alì non mirava a ‘orientare’… semmai a ‘disorientare’>. Disorentiare chi?... il lettore?... te stesso?... la letteratura?
Io e la letteratura siamo già abbastanza disorientati, per natura direi. La mia intenzione era frustrare le attese del lettore, onestamente avido di stereotipi. Non so se ci sono riuscito.
I media si moltiplicano (per la mia gioia di tecnofilo). Che cos’è secondo te che distingue – o dovrebbe distinguere – la letteratura dalle altre forme di comunicazione artistica, oggi?
La letteratura non ha bisogno né di grossi investimenti in denaro, né di committenti, né di successo. Per questo è più libera, anche se non conta niente.
E’ nella letteratura oppure in altre aree (arti visive, cinema, teatro, musica, fumetti, video, eccetera.) che credi ci siano oggi i lavori più interessanti nella ricerca di nuove modalità espressive?
Negli ultimi tempi ho letto molti fumetti e li ho trovati interessanti. Quanto al cinema, è l’arte del nostro tempo. La letteratura resta un rifugio per chi, come me, non sa fare altro.
Molti linguisti – Tullio De Mauro, per citarne uno soltanto – affermano che la Rai ha divulgato, unificandola, la lingua italiana nei nostri stessi confini. La Rai, di oggi, ansiosa, si presenta al tuo esame, la promuovi oppure no?
Io sono vecchio e guardo molta televisione, com’è giusto che facciano i vecchi. Dopo quattro-cinque ore ne esco completamente svuotato e nettato da ogni sorta di pensieri più di un asceta orientale. Sarei ingrato se non la promuovessi.
S’assiste all’introduzione di molte parole, prevalentemente angloamericane, nel nostro scrivere e parlare; tale cosa, come sappiamo, ha sostenitori e avversari.
Francamente non vedo motivo di scandalo in quella pratica, ma quando leggo “customer service” invece di “servizio clienti” o sento dire “step” invece di “passo” (l’ho sentito dire da Berlusconi in un recente servizio tv)… avverto qualcosa fra il ridicolo e il patetico.
Vorrei sapere che cosa pensi su questa faccenda…
Da giovane ho fatto il copy-writer, ed ero un buon copy-writer, anche se ignoravo la parola. Oggi ho il sospetto che molti conoscano le parole, ma ignorino la cosa. Quando qualcuno usa parole straniere che non capisco io chiedo sempre la spiegazione. La cosa m’infastidisce, ma sino a un certo punto.
L’editoria la conosci bene avendola praticata anche come editore.
Hai un rimprovero da rivolgere all’editoria italiana dei nostri giorni?
E’ esasperante la sua poca passione per le merci che fa circolare.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa … che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Sono un ospite capitato per caso su questa bellissima astronave. Illustramela tu.
Orrore per il passato. Curiosità per gli orrori futuri.
Siamo quasi arrivati a Mariòttya, pianeta blu abitato da alieni che danzano sulla musica celeste della casa accanto… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di “Capatosta” consigliata da Enrico Buselli dell’Enoteca Web & Wine di Volterra Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
Il pianeta Maryòttia m’interessa poco. Se è possibile, resterei con te sino a un pianeta con un altro nome.
Senz’altro. Dammi solo un attimo, il tempo di scansare il prossimo pianeta che non mi piace proprio e si chiama “Forza Universo”… nel frattempo ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

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Credo che sia, il suo intervento, ma anche la sua opera tutta intera, qualcosa di assolutamente imprescindibile ed interessante. Vera scrittura. Spero che attraverso di voi gli giunga questa opinione sincera: sono un estimatore della sua scrittura da sempre, e gli voglio bene (letterariamente) per quello che scrive.

inviato da francesco di lorenzo
 

 

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