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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L'ospite accanto a me è Jaime D'Alessandro . Giornalista e scrittore. Nato a Roma, dopo la maturità artistica, ha studiato Islamistica presso la facoltà di Lettere all'Università degli studi "La Sapienza" di Roma.

Tante le sue collaborazioni a prestigiose testate quotidiane e periodiche: dal "Diario della settimana" a "L'Unità", ad "Amica" a "C@rnet", all'inserto cultura domenicale di "Il Sole 24 Ore" con lo pseudonimo di Robert Ash. Dal '97, inoltre, firma per Repubblica nei supplementi "Musica!", "Il Venerdì", "Affari&Finanza" e sul quotidiano.

Ha maturato esperienze radiofoniche e televisive dapprima nella redazione spettacoli di Radio Città Futura dal '95 al '96, successivamente, in tv collaborando a "Confini", programma di Rai3, e scrivendo il testo di una serie di documentari realizzati per la Rai da Paolo Mercatini.

Tra le sue pubblicazioni: <Escabeche>, testo teatrale rappresentato nel maggio del '92 al teatro "Vascello" di Roma, per la regia di Vittorio Caffè; per la casa editrice Ediesse il racconto <Nuovo Cinema Paradiso > , uscito nel volume di giovani autori italiani "La giungla sotto l'asfalto"; un saggio nel libro "Attraversamenti" a cura di Massimo Ilardi edito da Costa & Nolan; con Niccolò Ammaniti il racconto <Enchanted music&light records>, pubblicato nel volume "Il fagiano Jonathan Livingston. Manifesto contro la new age" edito nel 1998 da Minimum Fax http://www.minimumfax.com.

E' stato direttore artistico della sezione videogame del CWT Festival presso la Triennale di Milano. Ricordo che ha organizzato al Palazzo delle Esposizioni di Roma, insieme con Maria Grazia Tolomeo, "Play" una mostra bellissima, la prima in Europa in occasione dei 40 anni dei videogiochi nel 2002. Mostra che oltre ad una ricca esposizione di materiali, aveva anche il merito di rilevare i collegamenti tra la cultura contemporanea e i videogames passando attraverso i tracciati del cinema, della letteratura, della pubblicità, della musica.

 

Benvenuto a bordo, Jaime .
Grazie mille. Ho sempre sognato di salire a bordo dell'Enterprise
Voglio farti assaggiare questo bianco Chardonnay Doc Colli Piacentini di Torre Fornello .qua il bicchiere.ecco fatto. Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto. interiore.insomma, chi è Jaime secondo Jaime.
Attualmente un giornalista che si occupa di tecnologia e videogame. Magari domani sarò un'altra cosa. O almeno spero. E' sempre bello poter cambiare o almeno pensare di avere questa possibilità.
La grande quantità d'informazione proiettata da internet simultaneamente in tutto il mondo può portare alla formazione di un'"etica planetaria", come la definisce Remo Bodei.
Lo vedi come uno strumento per elaborare libertà o un rischio di omogeneizzazione?
Omogeneità non credo. Alla fine la Rete è un privilegio dell'Occidente e di parte dell'Asia. Il resto del mondo non sa nemmeno cos'è. E poi in generale l'accesso ad un media così vasto e variegato non credo possa portare ad una forma di appiattimento. In questo senso è uno strumento che offre una scelta maggiore, che moltiplica le fonti disponibili e quindi incrementa la libertà d'espressione e di informazione. Per alcuni, in Cina ad esempio, è anche uno strumento per raggiungere un maggior grado di libertà espressiva.
Qual è la principale differenza espressiva che noti fra testo scritto e ipertesto?
Dell'ipertesto si è parlato a lungo e di sperimentazioni ne sono state fatte tante. All'idea di testi multipli e legati fra loro che ebbe Ted Nelson nel 1965, oggi si possono aggiungere contenuti multimediali come file musicali, video ed altro.
Alla fine però la sua applicazione più frequente non è nella sperimentazione letteraria ma nell'informazione online o nelle enciclopedie digitali. Credo che il punto fondamentale, la vera differenza, stia nel tipo di fruizione che condiziona anche il tipo di contenuto e le forme espressive. Ci sono delle forme di racconto che non funzionano proprio su un monitor di un Pc al di là dell'utilizzo o meno di tecniche ipertestuali.
Funziona bene invece collegare ad un articolo, ad un testo breve in generale, le fonti che consentono al lettore di indagare ed approfondire il tema. Oppure una voce di un'enciclopedia, magari con file video, immagini di documenti, fotografie, file audio.
Weblog. Oggi i bloggers sfiorano il milione e contano, pare, su oltre mezzo miliardo di lettori…
Lo ritieni un nuovo genere editoriale oppure una moda?
E' sicuramente un nuovo genere editoriale. No, non mi sembra una moda passeggera.
Uno dei guru dell'informatica Bruce Tognazzini, l'uomo che ha progettato l'interfaccia dei Macintosh - lo dico non a te, ma a beneficio dei miei avventori meno informati - ha scritto su “Ask Tog” che il web diventerà un servizio esclusivamente a pagamento, simile alla tv on demand, insomma molto più di quanto qui e là già non avvenga. Il tuo pensiero?
Penso che se il web divenisse un servizio a pagamento morirebbe nel giro d tre giorni. Se invece Bruce Tognazzini intendeva dire che Internet assumerà fra le altre cose anche la funzione di tv on demand allora mi sembra una cosa probabile. Credo che la Rete diventerà sempre più fonte unica di intrattenimento, nella sua incredibile diversificazione di messaggi, contenuti, media, capace anche di veicolare la televisione, oltre ai videogame, allo scambio di informazioni, a business vari ed eventuali. Tutto sta nel capire in quale modo dal cavo di connessione si possa arrivare all'Hi-Fi o alla Tv. Sembra una cosa da poco ma non lo è. Deve essere un'operazione di una semplicità estrema altrimenti non ha speranza di funzionare.
L'avvento dell'informatica che cosa ha determinato nello scenario del pianeta Gioco?
La nascita dei videogame a partire dai primi anni Sessanta.
E l'approdo dei videogiochi su Internet che cosa ha cambiato in senso relazionale nel rapporto giocatore-macchina? Mi riferisco particolarmente ai giochi pensati per la Rete dove possono partecipare più giocatori…
I videogame in Rete, soprattutto i giochi di ruolo di massa, sono una nuova forma di divertimento e di interazione sociale. Sono spazi immensi dove giocano migliaia di persone contemporaneamente. E' un fenomeno del tutto nuovo. Sono videogame in perpetua evoluzione, che mutano grazie alla dialettica fra programmatori e comunità di giocatori. Ovvio che i videogame tradizionali in confronto sembrano davvero poca cosa. Anche perché non è più il percorso di un game designer a dover essere percorso, ma sono i giocatori stessi a fare il gioco. Il rapporto con la macchina, e con tutti i limiti di una macchina, quasi scompare.
Hai scritto: “… un tempo i personaggi dell'immaginario collettivo giovanile uscivano dai romanzi. Poi dal cinema. Infine dalla tv. Oggi, ventunesimo secolo, escono dai videogiochi”. In virtù di quale meccanismo psicosociale i personaggi dei videogiochi, da SuperMario a Lara Croft ad altri, hanno conquistato uno spazio in quell'immaginario collettivo?
L'interazione, in parte, ma anche la capacità di narrare attraverso le azioni. Fare dell'azione e delle sue modalità un elemento capace di attrarre in parole povere. Lara Croft ha avuto successo non solo perché era una specie di Indiana Jones al femminile, ma soprattutto per quello che faceva nel primo Tomb Raider. Vederla muovere con tanta naturalezza era la promessa di un mondo digitale inimmaginabile fino a poco prima. Questo però non vuole dire che la parte più narrativa sia meno importante.
Il sociologo Alberto Marinelli sostiene che nei videogames “non ci s'identifica con il personaggio, ma con quello che fa il giocatore attraverso il personaggio”. Insomma, a differenza di quanto avviene sullo schermo cinematografico o tv, il processo sarebbe di attaccamento piuttosto che di identificazione. Tu sei d'accordo con quest'affermazione?
Sono d'accordo in parte. A volte i videogame sono l'azione come dicevo prima, nel senso che la loro ricchezza è nel rapporto fra giocatore e movimento dei personaggi. Altre volte invece è nella storia o nell'ambientazione. In Final Fantasy ad esempio il processo è di identificazione unito però al fascino di un'azione complessa anche se non complicata che spinge il giocatore verso livelli sempre maggiori di conoscenza del videogame. Ci sono entrambe le cose, è questa la forza dei giochi elettronici.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s'intende…
Star Trek ha avuto un ruolo importante nel mio immaginario. Ho passato ore ad immaginare tutte le avventure che avrei potuto creare nella sala ologrammi. Mi è sempre piaciuto Next Generation, Voyager (anche se detesto il capitano di quella nave, una mamma saccente) e Deep Space Nine. Molto meno la vecchia serie che ormai ha un sapore quasi da documento antropologico.
Siamo quasi arrivati a Jàimya, pianeta metallico e urlante abitato da alieni che si muovono mossi da un invisibile joystick… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Chardonnay Doc Colli Piacentini di Torre Fornello
Abitato da alieni che si muovono mossi da un invisibile joystick? Speriamo bene… Grazie del passaggio comunque.
Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise : lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

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