Questo mese Nadir ha invitato il webartist Davide Cardea.
Il 2 giugno del 2001 ho esordito in una collettiva a Roma con 12 quadri di pittura digitale dal titolo “Le stagioni dentro”, ognuno dei quali descriveva un mese autobiografico dell’anno galenico secondo cui le stagioni dell’anno non riguardano il clima, bensì l’umore degli uomini. Il progetto è stato recensito e premiato da riviste (tra cui Computer Arts) e siti di arte indipendente (ad esempio, Artegiovane.it). Successivamente inizio il progetto “portraits” ovvero i ritratti da dentro con il quale ho inteso dipingere persone come se fossi stato dentro il loro corpo. Sul finire di quell’anno cambio media e pubblico online “Outoftarget” un sito pluripremiato che aveva come scopo la denuncia del cattivo rapporto tra l’arte commerciale e i suoi committenti. Nel 2006 sperimento la fotografia e realizzo “Mandorle sull’Occidente” un reportage digitale sulla Cina con il quale ho vinto “Fotoesordio ‘06”.
Mi è sempre piaciuta la macchia che lascia il vino della casa sulla tovaglia bianca del ristorante. Pur essendo casuale, ha una precisione nei suoi passaggi di colore e nelle sue forme che mi affascina sempre, come quella del caffé, e della muffa su una parete o del fax che ho appena ricevuto. Non ho invece una scelta del media altrettanto ostinata: scelgo sempre quello per me più adatto tra quelli che so addomesticare.
Ma il contenuto è il vero aspetto fondamentale, mai un concetto troppo comune e sempre biografico, è il fuori dentro di me e poi di nuovo fuori. Articolatissimo e mentale e che giochi sempre su più piani e che ognuno trovi il suo, ma senza chiedermelo.
“Outoftarget” ha lo scopo di denunciare il cattivo rapporto che, soprattutto in Italia, regna tra committente e artista/realizzatore. Avevo bisogno di un media ampio e libero, scelsi la Rete. Avevo bisogno di un qualcosa che desse emozioni, scelsi una narrazione il più vicino possibile alla vita reale, perché reale (per quanto metaforizzato) era l’argomento da profetizzare e volevo che chiunque ci si identificasse. Avevo bisogno di qualcosa di graffiante e decisi di descrivere il mio concetto parlando di morte e sopravvissuti, sporcando il più possibile, tenendo le luci basse. Avevo bisogno di un messaggio che lasciasse una prospettiva di speranza e lo affidai al personaggio di Eddie.
“Outoftarget” è quanto di più vicino ad un film che io potessi realizzare in quel periodo, ma con i vantaggi dell’interazione che solo il web sapeva darmi.
Per “Out of target”, cliccare su: www.outoftarget.com
N.d.R. “Outoftarget” è sonoro, ricordarsi di aprire l’audio del computer.
Lavorare di mouse sulle immagini per trovare i molteplici collegamenti narrativi.
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