Innanzitutto vorrei precisare che amo il giardinaggio. Proprio per questo dopo aver conseguito la maturità sessuale, con un punteggio tutto sommato sufficiente, mi sono trasferita a Ulan Bator (Mongolia), dove ho frequentato la famosa scuola di cinema sperimentale. In questo periodo ho realizzato tre documentari: Giardinaggio nei cimiteri, L’attività sessuale del grande pesce palla, L’inquietante mistero del pesce casa. Nel 1998, all’apice del mio successo cinematografico, mi sono innamorata, perdutamente, di un nano albino scaricatore di porto. Decido allora di tornare in Italia con quest’uomo.
A questo punto la mia vita è cambiata. La mia mente si è aperta anche al mondo reale: ho scritto poesie e le ho usate come proiettili luminosi che lasciano odore.
Poi ho fondato un gruppo. Ovviamente “I Nani Nudi”. Insieme abbiamo realizzato un disco e performances musicali: Lunedì non sono previste gite, Sex in Legoland, La banana della morte, La fattoria incantata.
La mia opera poetica è raccolta in tre libri: Libro Nero, Libro Bianco, Come avvitare i peni in Legoland, pubblicati da Trombino & Pompadour inc.
Mi piacciono molto i cartoni animati Warner Bros e i film di David Lynch.
Hanno scritto di me:
“Giovanna Marmo è un talismano contro la globalizzazione della parola. È un piccolo Islam dei sogni […] è spaventosamente brava (con l’accento improvvisamente tutto invertito sulle emozioni più abissali, su un precipitato piccolino di versi di George Trakl che senza identità imita Paperinik che non lo sa ma fa la voce di Alda Merini mentre doppia i Lunapop imbrattati di ketchup normale). …Oppure potremmo ripartire da capo, tipo critico serio articolista, e riformulare l’incipit: Giovanna Marmo applica con disciplina assoluta l’etica della sorpresa surrealista, in modo residuale (minimale, con echi di Laurie Anderson), sforbiciato a pezzetti e tutto sputato in faccia alle convenzioni mortuarie…Un’esplosione pura controllata e lucida di un immaginario che […] straripa oggetti con effetto random da un quotidiano tossico e fiabesco o meglio da fiabe tossiche, così dolci da stomacarti, così terribili da farti morire dal ridere.”
(Aldo Nove, da Derive e Approdi, Aprile 2002)
“Sex in Legoland” inaugura un inedito, perturbante statuto di poesia-giocattolo, di poesia pronunciata (giocata) ‘oltre’ ogni possibile poesia: parola (“totale”) che si aliena dal suo corpo, per colare poi in un micro-stampo capace di trasformarla in quel blocchetto spigoloso, compatto, incastrabile, che modularmente compone un discorso sempre dissociandosi da sé (e riaggregandosi in una rete di connessioni fra arti visive, musica, mimica, installazione). È un Legoland dalla parte delle bambine […] un mondo perfetto e ineccepibile, logico e asettico, ma che si tiene insieme solo precariamente – e su cui incombe, gigioneggiando, il sorridente ‘creep’ di Schizofrenia.
(Tommaso Ottonieri, da Carta, 24 luglio 2002)
Francesco Prota (Le Loup Garou), eccentrico compositore asseconda le strane manovre di questa assemblatrice Lego, in un clima di straniata sospensione. Attorno a lei, Prota produce uno spazio sonoro incantato, che a tratti corteggia anche la muzak, sempre pronto ad assecondare gli slanci e le improvvise ricadute di Marmo, in un ritmo sghembo e sregolato, perfetto per la solista che in questo ambient riesce a muoversi zigzagando, rendendo poesia e musica solidali e complici nella fuga dai luoghi comuni, che insieme demoliscono e si lasciano alle spalle.
(Daniela Daniele, da Blow up, marzo 2002)
Parliamo pure di teatro demenziale, di teatro minimale, di musica aritmica, elettronica, sincopata, di colonna sonora da videogames, di parole accorciate, scandite e allungate da Biancaneve della perversione, ma diciamo anche che sono parole, assolute, sensuali, affascinanti, isolate, tornite e scandite. Parole che durano perché sono dette in modo che invadano, catturino tutto lo spazio disponibile…e con lei il mondo diventa tutto simultaneamente un cartoon, una favola impensabile, un sogno onnipotente o un pezzo di Dragonball…
(Maria Grazia Torri, da Cult, Agosto 2002 )
Nel giugno 2005, Giovanna ha vinto (ex equo con Aldo Nove) il premio “Antonio Delfini” di 5mila euro. La giuria, presieduta dal gallerista Emilio Mazzoli, comprendeva Nanni Balestrini, Alberto Bertoni, Achille Bonito Oliva, Nicola De Maria, Niva Lorenzini, Rolando Pini, Daniela Rossi, oltre ai vincitori dell’edizione precedente: Alfredo Giuliani, Lello Voce e Florinda Fusco.
(NdR)
Titolo:
"L'Uomo fantasma"
Durata:
2'58''
Musica:
Francesco Prota
Testo e voce:
Giovanna Marmo
Note:
Brano registrato, mixato e masterizzato nell’Orbit Studio di Napoli.
E’ tratto dal CD “Sex in Legoland” distribuito in allegato con la rivista Derive Approdi