L’ospite accanto a me è Arianna Di Genova. Giornalista e saggista.
L’ho qui invitata perché la ritengo, e siamo in molti a pensarla così, una delle presenze importanti sulla scena italiana della critica nelle arti visive, capace con eguale acutezza sia a valutare la cifra estetica contemporanea sia le dinamiche politiche che presiedono all’organizzazione e al mercato di un’area che vive oggi più di ieri profonde innovazioni e trasformazioni.
Ecco una sua sintetica scheda biografica.
E’ critica d'arte e redattrice presso il quotidiano "il Manifesto" e il settimanale di "ozi culturali" Alias. E' stata responsabile delle pagine ‘Visioni’ dedicate al cinema, teatro, danza, arte, fumetto. Collabora al settimanale L'Espresso nelle sezioni Cultura e Società. Ha pubblicato numerosi saggi di arte contemporanea per riviste specializzate e cataloghi di mostre. Ha curato la manifestazione "Networking" in Toscana nell'edizione 2005.
Dal 2006 al 2009 ha insegnato presso l'Accademia di Belle Arti dell'Aquila.
E' l'autrice del libro Il circo nell'arte (edito dal Saggiatore, 2008), del volume sull’artista iraniana Mandana Moghaddam nella collana Tac per Exorma Edizioni (uscito nel 2011), del testo su Alighiero Boetti nel libro pubblicato da Corraini (2011).
Collabora con la casa editrice Biancoenero come autrice per ragazzi, nella collana Quadri Fogli: Duchamp - Chi ha rapito la Gioconda?; Boccioni - Alla carica! e nel 2011 in quella chiamata Strani Tipi ha pubblicato Io e Charlot, biografia in forma di diario del Chaplin dei bassifondi londinesi.
Ha una rubrica di letteratura per ragazzi su Le Monde Diplomatique.
Conduce il blog Rovesci d'arte sul sito del Manifesto.
- Benvenuta a bordo, Arianna…
- Buongiorno, dove appendo il cappotto?
- Dallo a me, lo metto su questo spaceappendino
- Speriamo che non caschi… il cappotto
- I tre fratelli, Massimiliano, Andrea, Jacopo Arcioni del Centrovini Arcioni, stellare enoteca romana in Via della Giuliana 13, hanno consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo Grechetto “Propizio” prodotto dall’azienda di Donato Giangirolami… cin cin!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Arianna secondo Arianna…
- Donna, altezza media, occhi naso bocca e cervello nella media. E' già qualcosa di questi tempi non essere sub-umani. Intellettuale? Non saprei, certamente una divoratrice di romanzi (di cui poi non ricordo neanche una pagina), una che la mattina si sveglia e spera sempre di trovare nella cassetta postale la lettera di un'amica scritta a mano (dal Canada? Dai Caraibi? Dall'Australia?) invece delle solite bollette...
- Qual è, a tuo avviso, il ruolo che può e deve assumere il critico d’arte ai nostri giorni?
- E' sicuramente un ruolo che ha a che fare con l'anarchia. Del pensiero, naturalmente. Bisogna essere privi di preconcetti per addentrarsi nella selva dell'arte contemporanea. Una volta si diceva che il critico fosse un compagno di strada e di avventura degli artisti, oggi è più un vagabondo che accetta ad ogni passo di poter abitare “altrove”, di cambiare casa d'improvviso. Solo così, potrà dire se quel mutamento che riceve “in dono” gli piace o no.
- "Da quando i generali non muoiono più a cavallo, non vedo perché i pittori dovrebbero morire davanti al cavalletto" disse Duchamp. Esprimersi oggi su tela e colori, lavorare con quei materiali, oggi ha ancora un senso?
- Non importa la tecnica con cui si lavora, ma cosa si vuole dire. Il rischio è sempre lo stesso – per video, foto, installazioni, pittura: finire nell'ambito del décor. La potenza è nello sguardo dell'artista.
- Baudrillard definisce “estasi da Polaroid” quella voglia tutta nostra contemporanea di possedere l’esperienza e la sua oggettivazione. A tuo parere, questo desiderio che assilla (o anche delizia) l’uomo d’oggi è, oppure non è, all’origine del nuovo consumo delle immagini?
- Come Baudrillard ben sa, quel desiderio ha la stessa età dell'uomo, è nato con lui. Oggi siamo sommersi dalle immagini, è vero e questo può generare una confusione critica. Ma io non credo all'etica del “minimo”. Accedere a più fonti informative, poter essere inseriti in un flusso di comunicazione è sempre una risorsa e mai un difetto. E poi: ma davvero possiamo pensare che l'esperienza esista senza la sua oggettivazione? Forse solo la morte ha queste caratteristiche “introverse”.
- Le nuove tecnologie hanno rinnovato le misurazioni fra arte e società?
- Arte e società è un binomio che non ha conosciuto mai fratture né lacerazioni filosofiche. La narrazione del presente (con punte di preveggenza) è stata la priorità degli artisti fin dai tempi delle grotte preistoriche. Oggi l'affabulazione ha i suoi canali privilegiati e forse meno “criptici” - penso all'evidenza dei video e alla consuetudine filmica/documentaria di moltissimi autori e autrici. Ma in fondo narrare gli eventi rivoluzionari di piazza Tahrir in Egitto con i graffiti sui muri non è la stessa cosa di dipingere brani della vita di san Francesco sulle pareti di chiese frequentatissime, uniche “agorà” della comunicazione collettiva ai tempi di Giotto?Si può rilevare solo che l'agorà é deflagrata e i Social Network raccontano e tramandano meglio di altri media...
- Sostengono alcuni (ad esempio, David Salle e William Wegman in un documento di ‘Connect to Art’): “Sempre più nel futuro, le persone creeranno, distribuiranno e fruiranno informazioni digitali di intrattenimento in qualunque momento e indipendentemente dal luogo in cui si troveranno”.
Prevedi che le autostrade telematiche, internet, il multiverso, e altre tecnologie, sostituiranno oppure no in futuro lo spazio delle gallerie?
- Non lo hanno sostituito, lo hanno casomai moltiplicato, come centrifugato in mille direzioni. Gallerie e spazi virtuali continueranno a convivere parallelamente, esisterà una possibilità di scelta in più: esserci fisicamente o no, vedere da lontano o da vicino. La stessa cosa che accade per i libri: non moriranno mai le pagine di carta ma, chi vuole, potrà leggere l'ebook in ogni momento.
- Ci avviamo alla conclusione di questo nostro incontro. Una domanda sull’oggi per domani.
Il Padiglione Italia della Biennale 2011 è stato sommerso da una pressoché unanime riprovazione da parte dei critici e dei visitatori. A me è sembrato qualcosa fra la tragedia e la comicità involontaria.
Quale indicazione dobbiamo ricavarne per evitare che quanto è avvenuto si ripeta in futuro?
- Semplicemente pensare, per la prossima Biennale, di scegliere un curatore/curatrice che ami l'arte contemporanea e non la disprezzi.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Non rappresenta nulla. Lo so, non faccio tendenza...
- Siamo quasi arrivati al pianeta DG-A… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Grechetto “Propizio” prodotta da Giangirolami consigliata dai fratelli Arcioni dell’omonima enoteca romana… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
- Allora prenoto la mia fermata. Il mio stop preferito è non tanto fra le stelle, ma in riva al mare. Sai, ho le vertigini...
- Un motivo di più per ringraziarti d’essere stata qui, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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