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Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

 

Lettera aperta a Virginia Raggi

 

Ebbene sì, ho scritto alla Sindaca di Roma Virginia Raggi… non ci credete?... ho le prove… ecco i numeri della spedizione fatta il 30.09.2020 alle 11:27:54, AR08501202000000003… contenti adesso?... Come?... leggere quella lettera?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare… vabbè leggo.

 

 

Gentile Sindaca Virginia Raggi,

 

a Roma tra le polemiche dei mesi passati, si ricorda un intervento di Ottavia Nicolini – figlia di Renato Nicolini – che in una lettera aperta le ha espresso ‘sorpresa e amarezza’ per la decisione di non più chiamare Estate Romana le manifestazioni dei mesi estivi a Roma.
Francamente non comprendo l’indignazione di Ottavia Nicolini.
Perché, invece, dovrebbe essere felice che quando si va svolgendo – e non già da ora ma perfino dai tempi di Gianni Borgna per poi sempre più degradare – più non si chiami “Estate Romana” che fu un progetto culturale di ben altra forza rispetto a quanto seguirà, come testimoniano le ammirate attenzioni riservate in Italia e all’estero a quel disegno che rifletteva intelligenza sociologica e gioia espressiva. Il tutto in un periodo storico che vedeva i colpi di coda della lotta armata di destra e di sinistra. E contribuì non poco a prospettare un modello di vita lontano dalla cupezza dell’odio.
Di quel tempo sono stato un testimone perché, accolto nel 1980 nel palinsesto cageano “Variations” ideato da Guido Zaccagnini, oggi voce ormai storica di Radio Tre – lei allora era una leggiadra bambina di due anni – fui autore di un’installazione performativa, “Amore, carogna, esci dalla fogna”, affabulazione sotterranea dai tombini di Roma che suscitò gran chiasso fra i benpensanti che berciarono da giornali, tv, e, tempo dopo, perfino da comizi.
Gentile Raggi, sono stato tra i suoi oltre 700.000 elettori (voto trasversale,  quindi) solo perché nel suo programma c’era la promessa, mantenuta, di non fare le Olimpiadi a Roma (cosa che, riconosco, le è costata non poco). Ho apprezzato la sua posizione a proposito del museo sul fascismo, malsana idea  di una consigliera pentastellata, per il resto: un disastro: dai trasporti all’igiene, dal traffico a mancati lavori stradali, l’elenco è lungo.
La città oggi le è contro e in tanti rivolgendosi alla sua parte politica, dicono “Via, grigi ragni!”; frase che poi fatalità verbale vuole sia l’anagramma del suo nome.
Quell’infelice titolo Romarama, concepito da spensierati buontemponi, fa pensare all’angolo dei regazzini nella festa “Pizza e Fichi” di un desolato quartiere, quel gatto afflitto da rogna (a detta dei veterinari, non consultati dai grafici del logo, sui piccoli felini si manifesta a chiazze rosse causata da un acaro chiamato Sarcoptes Cati)… le pare, Ottavia Nicolini, che questa possa avere lo stesso nome, Estate Romana, inventata dall’Assessore alla Cultura che fu suo padre? Del resto, anche quell’Assessorato ha cambiato nome, giustamente. Ora si chiama Assessorato alla Crescita Culturale, facendo chiaramente intendere che lì la cultura ha da crescere, si provvederà, perché al momento…
Certo, qualcuna fra le cose varate in quest’estate sarà stata pure valorosa, è un po’ difficile topparle tutte facendo solo cattive figure ossia magre al cubo… toh, l’anagramma di Luca Bergamo Assessore alla Crescita Culturale… a volte, il caso.
Ma dove sta quella febbrile allegria, quella gioiosa sorpresa, quella innovativa immaginazione che animava le strade e le sere delle estati nicoliniane? No, giusto chiamarla adesso Romarama, nome anche un po’ minaccioso con l’anagramma armo arma.
Coerente, però, con una città oggi incanutita e incattivita fra indifferenza e aggressività.
Anche se scritta dal poeta per altra motivazione, si può dire con Pasternak, che come  la vecchiezza questa “è una Roma senza burle e senza ciance / che non prove esige dall’attore / ma una completa e autentica rovina”.

 

Distinti saluti.
Armando Adolgiso

Roma, 30.09.2020

 

 

 

Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno.  ‘Notte… buonanotte a tutti.

 


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