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Questa sezione ospita soltanto notizie d'avvenimenti e produzioni che piacciono a me.
Troppo lunga, impegnativa, certamente lacunosa e discutibile sarebbe la dichiarazione dei principii che presiedono alle scelte redazionali, sono uno scansafatiche e vi rinuncio.
Di sicuro non troveranno posto qui i poeti lineari, i pittori figurativi, il teatro di parola. Preferisco, però, che siano le notizie e le riflessioni pubblicate a disegnare da sole il profilo di quanto si propone questo spazio. Che soprattutto tiene a dire: anche gli alieni prendono il taxi.

§ Aspirazioni letterarie.


A Napoli di un tale che fa tutto da solo, dicono: “E’ come don Simone, stampa e compone”.
Ma ve lo immaginate uno che prima stampa e soltanto dopo compone?
Come vorrei essere uno scrittore così!


* SM


E’ nato un nuovo sito in Rete targato SM. No, non è un sito a luci rosse come il torbido acronimo potrebbe far pensare (e fate bene comunque a pensarlo), sono le iniziali di Sergio Messina, musicista, performer, disaggregatore culturale, organizzatore colto, cyberpensatore, creatore di quel RadioGladio che suscitò l’entusiasmo di Frank Zappa.
Per accedere al sito, aperto 25 ore su 24, bussate al citofono di DaRiDiRe.
In questo contenitore: scritture elettriche, conferenze-spettacolo, suoni e immagini dell’Oltraggio.
Ma accanto ad aspri brani che fanno tutti i nomi dei drogati del Lazio, cantano le gesta del Cavaliere il quale da Arcore si mosse pur avendo la pertosse, si trova anche un tenero omaggio a Giancarlo Arnao di cui s’ascolta la voce in un’ipnotica seduta musicale. E inoltre: eventi sonori random, loop dritti e storti, in una cavalcata hip hop (corrente alla quale Sergio solo tangenzialmente appartiene) tra beat e caos (elemento quest’ultimo per intero pertinente al Nostro).
Questa la più recente impresa net di SM. Solo altolocati. Astenersi perditempo.


§ Psicoterapia

Non è mai tardi per conoscersi, è sempre tardi per cambiare.


* Nella terra dei Malatesta


Santarcangelo dei Teatri è alla sua XXXIV edizione.
Rappresenta il più importante appuntamento italiano, e non solo italiano, con il nuovo teatro, con le nuove forme sceniche che esplorano i territori dell’intercodice.
L’ufficio stampa del Festival è guidato dall’efficientissima Nelsy Leidi, l’ho incontrata lungo la rotta stellare Yslen-L e abbiamo fatto quattro chiacchiere bevendo del Sangiovese.
Nelsy, trafelata per i tanti impegni, mi ha parlato del Festival e dell’impianto culturale ed espressivo che ne sostiene il programma.
“Quest’anno la nuova edizione del Festival si svolgerà da venerdì 2 a domenica 11 luglio.
Il progetto artistico del direttore Silvio Castiglioni, con la collaborazione di Andrea Nanni, Massimo Eusebio, Silvia Bottiroli agisce su due linee; una è rivolta verso la scena nazionale, sostenendo progetti di compagnie del teatro di ricerca italiano, e l’altra propone novità dell’area europea che difficilmente passano sui nostri palcoscenici.
Filo conduttore del programma è quello di seguire l’evoluzione della scena internazionale, con particolare attenzione alle esperienze più innovative, spesso legate alle zone di confine in cui si incontrano discipline e generi diversi approdando ad un concetto di nuova performatività.
Parallelamente agli spettacoli teatrali, anche per l’edizione 2004 il Festival proporrà una ricca programmazione musicale, ospitata nella centrale Piazza Ganganelli e nel tendone Circo Inferno Cabaret. In piazza due palchi che per dieci serate vedranno alternarsi diverse formazioni provenienti dal panorama nazionale e internazionale, con una serie di concerti rivolti alle più recenti sonorità della musica etnica, popolare e “di confine”.
Emblema di luogo itinerante, il Circo Inferno Cabaret dedicherà i concerti, lo spazio dibattiti e la cucina a due figure significative della contemporaneità: i nomadi e gli apolidi.”

Mi ha parlato anche delle compagnie partecipanti e dei loro spettacoli sui quali, in questo spazio, vi riferirò con appunti quotidiani da Santarcangelo.
Storia e programma del Festival, sul sito web Santarcangelo dei Teatri.


§ Giusta causa.


Leggo di molti scrittori che “hanno appena licenziato il loro nuovo libro”.
Evidentemente s’erano accorti che era buono a nulla.
Io, Armando vostro, i miei libri non li licenzio li assumo.


* Agape a Milano

La scrittrice Isabella Rinaldi – donna di grande fascino intellettuale e non solo intellettuale – se riversasse su pagine l’energia che profonde nell’organizzazione culturale produrrebbe un’opera di quantità balzacchiana. Invece è di scrittura accidiosa, ma di febbrile attività organizzativa, come dimostrano i “martedì” che da tempo promuove a Milano all’Agape Caffè, un bar dove vi consiglio di andare anche in altri giorni della settimana perché ci si sta benissimo: Via del Torchio n. 8, tel. 02 - 86 10 42.
“Tutti i martedì dalle ore 20 in poi, aperitivi con intrattenimento culturale, qualunque cosa voglia dire questo aggettivo” – dice Isabella – “all’insegna del divertimento, il senso di quest’altro aggettivo è ancora più oscuro, da Caparezza in poi”.
Concordo con lei.
Ogni sette giorni, inoltre, c’è una nuova mostra di pittura o fotografia.

Martedì 29 giugno: Marco Rossari (ricordo ai più distratti alcuni suoi titoli: “Perso l’amore non ci resta che bere” Ed. Fernandel, e “Invano Veritas” per E/o) presenta un romanzo di Gianluca Morozzi “Accecati dalla Luce”, edito da Fernandel.
Morozzi, nato nel 1971 a Bologna, per la stessa editrice ha pubblicato: “Despero” (2001), “Luglio, agosto, settembre nero” (2002), “Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte” (2003).
“Accecati dalla luce” è un viaggio tra i fans d’ogni età del Boss: Bruce Springsteen.
Piersandro Pallavicini, «La Stampa – Tuttolibri», ha scritto: “Succede, raramente, che uno scrittore diventi anche oggetto di culto, con circoli di fedelissimi che vanno a tutte le sue presentazioni nel raggio di un centinaio di chilometri e che non si perdono neanche il raccontino uscito sulla rivista per iniziati… Succede così a Gianluca Morozzi”.


Martedì 6 luglio: Matteo B. Bianchi legge brani, pubblicati e inediti, del suo “Mi Ricordo”, uno stream of consciusness della generazione nata negli anni ’70, brani che scorrono stilisticamente sull’esperienza dell’artista americano Joe Brainard e di Georges Perec, uno dei più importanti nomi dell’Oulipo. “Mi ricordo” è un distillato di memorie, catalogo di personaggi, oggetti e luoghi che appartengono al nostro passato recente, e aggiunge un nuovo tassello originale al lavoro autobiografico già svolto dall’autore nei suoi due romanzi precedenti entrambi pubblicati da Baldini, Castoldi Dalai: "Generations of love" (1999) e "Fermati tanto così" (2002). È autore anche della commedia teatrale "Bigodini", che ha debuttato quest’anno al teatro Ciak di Milano, e di due gustosissime antologie che mi piacquero molto: "Kaori non sei unica", 1995, e "Miguel son sempre mi", 1996.
Dirige, inoltre, la webzine letteraria 'tina


§ Fitte.


Vedere: scarpe a punta, monogrammi sulla camicia, ombelico scoperto, pochette, berretto da baseball con visiera all’indietro, il gessato, occhiali da sole portati di notte, l’auricolare fisso…
E leggere: brunetta vispa taglia quarta, solo qui, seguirà rinfresco, paghi 2 prendi 3, tagliatelle a modo mio…


* Se piango, picchiami.


Non sono io a dirlo, ma così recita il titolo della più recente fatica narrativa di Francesco Costa, scrittore, sceneggiatore (Tinto Brass, Peter Del Monte, Alberto Sironi), redattore di numerose voci per la Nuova Enciclopedia Treccani Cinema; biografia dell’autore e scheda sul libro cliccando:Marsilio
Sul cosmotaxi, in una delle interminabili soste dovute al solito ingorgo spaziale, così mi ha detto circa “Se piango, picchiami”:
In un momento in cui la condizione femminile torna al suo minimo storico (ogni settimana vengono perpetrati in Italia uno o due delitti ai danni di mogli o fidanzate che intendono rompere matrimoni o legami sentimentali) mi premeva narrare una figura di donna forte, vincente, indomabile, una specie di Rossella O'Hara partenopea, che conduce in perfetto silenzio una doppia vita (ama due uomini) di cui nessuno intorno a lei sa nulla. Da piccola è stata trovata nella spazzatura (altro tema di stringente attualità, visto che nell'ultimo mese ben quattro neonati sono stati gettati via dalle madri), ma al tremendo trauma ha reagito con determinazione, rivendicando al di fuori di schemi prefissati il suo diritto alla felicità. Il personaggio di Marcella Belmonte è un mio personale omaggio alla forza delle donne e al lato femminile di ogni artista: il suo modo d'amare in quest'Italia allo sbando la rende figura testarda e originale, e rende frizzanti e divertenti parecchi passaggi del mio romanzo, che indicherei come libro ideale per le vacanze da leggere al mare o in montagna.
Ora ne sapete abbastanza per andare in libreria.


§ L’ingegnere di Babele.


Rileggo una vertiginosa pagina da “L’uomo invaso” di Gesualdo Bufalino, uno degli scrittori italiani del ‘900 che più amo: <… Capii presto che il suo era in un certo modo un progetto edilizio, da ingegnere di Babele. Un’impresa mirabolante messa insieme a furia di letture eccentriche quanto mai, un’epitome certosinesca di incipit e desinit memorabili, un panopticon e bric-à-brac e scrapbook e merzelbild e digest e miniera e mosaico e summa di motti, epigrafi, lampi, moralità, greguerias, agudezas, obiter dicta, disparates, poisons, fusées, mots-sésame, versi d’oro, foglietti della Sibilla…”>.


* Una voce poco fa.

Mancava una storia della poesia fonovisuale, aggiornata, scritta e partecipata dall’interno di quell’area espressiva. Il vuoto è stato riempito da Giovanni Fontana, poeta protagonista della poesia verbovisiva italiana e autore in voce di labirintiche costruzioni sonore, come, ad esempio, i suoi “Sound Poems”.
Titolo del libro: “La voce in movimento”, sottotitolo: 'vocalità, scritture e strutture intermediali nella sperimentazione poetico-sonora'.
566 documentatissime pagine fitte di date e nomi che scandiscono in modo esaustivo mezzo secolo di percorsi e avventure della “verbofonia” come la chiamò in un manifesto del ’53 Arthur Petronio, figlio dell’attore trasformista Leopoldo Fregoli. E, inoltre, interventi di critici che illustrano e interpretano la scena dell’interlinguaggio.
Il libro s’avvale anche di un Cd che raccoglie un’antologia di documenti sonori. E testi, ovviamente, recitati dagli autori stessi.
Insomma, 25 euro ben spesi.
Il volume può essere ordinato a: “Edizioni Rouge et Noir”, Via Licinio Refice, 307 - 03100 Frosinone. Il telefono dell’editore: 0775 – 294 719


§ Confessionale.


Sia i veli e sia le croci nella scuola sono atroci.


* Afro, Giuliano e Rabelais


Alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Viadana (Mn), il patafisico Afro Somenzari, si è prodotto in una sua nuova impresa. Con il sostegno dell’Assessorato alle Attività Culturali di Viadana e quello alla Cultura e Turismo della Provincia di Mantova, ha organizzato una mostra dei 36 acquarelli originali di Giuliano Della Casa che arricchiranno, nei Millenni Einaudi, le pagine della nuova edizione dell’opera di Francois Rabelais “Gargantua e Pantagruel”.
Gli acquarelli del pittore modenese Della Casa (che è anche un raffinato ceramista), sono nei più importanti musei del mondo e non è la prima volta che si misura in lavori per l’editoria italiana, ricordo, infatti, le 27 tavole a colori nel volume di Pellegrino Artusi “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, uscito nel 2001 sempre per la casa Einaudi.
“Come le parole gelate di Rabelais sciolte da Pantagruele in confetti colorati” – scrive Elena Volpato – “anche queste nuove illustrazioni hanno il sapore raro della sinestesia da gustare fra lingua e palato”.
La mostra, inaugurata il 6 giugno, resterà aperta fino a domenica 4 luglio.
Per informazioni: 0375 – 82 09 22 e 0375 – 78 62 10.


§ Lettera al padre.


Quando il padre di Kafka vedeva vuota la cassetta postale, tirava un sospiro di sollievo.


* Vite precarie.

Tutti quelli che lavorano alla Rai sono ricchi e felici? No, non è proprio così.
Accanto a superstipendi, cachet miliardari, lussi e sprechi, vivono altre realtà che conducono un’esistenza aziendale decisamente non invidiabile. Ad esempio molti collaboratori esterni (impegnati assiduamente, ma con contratti ansiogeni), grazie ai quali i programmi, belli o brutti che siano, vanno in onda. Ed è spesso col lavoro di costoro che molti dirigenti (non di rado proprio quelli più voraci e meno dotati professionalmente) alimentano le loro carriere.
L’Associazione Lavoradiotv è impegnata da tempo ad assistere questa categoria. Ho invitato un suo rappresentante, Stefano Pogelli, a dire qualche parola ai viaggiatori dello Spazio, sui temi affrontati dall’Associazione, attraverso la radioweb di Cosmotaxi. Ascoltiamolo.
Quando guardate un programma televisivo, da Fiorello a Piero Angela, o quando ascoltate una trasmissione radiofonica, dal 3131 a Radio Tre Suite, avete mai pensato a quanta gente lavora per realizzarlo? Le figure coinvolte sono moltissime, operatori, tecnici, montatori, truccatori, per non parlare del personale amministrativo. Ci sono però due figure che portano avanti gran parte della baracca, i programmisti registi e gli assistenti ai programmi. Le loro mansioni sono moltissime: realizzazione e montaggio di interviste, ricerche discografiche e bibliografiche, regia, telefonate con il pubblico, aggiornamento dei siti internet, compilazione dei modelli SIAE… Penserete quindi che professionisti così versatili ricevano un adeguato stipendio e un’alta considerazione dalla munifica mamma RAI. Non è proprio così.
La RAI usa queste categorie da più di 25 anni come lavoratori a TD (cioè a Tempo Determinato), assumendoli e licenziandoli infinite volte in barba ai più elementari diritti dei lavoratori. Lo stipendio medio è di 1200… milleduecento… euro al mese; forse non è pochissimo, ma moltiplicatelo per nove mensilità all’anno, vale a dire il massimo d’estensione consentito a questi contratti…
La Commissione di Vigilanza ha dichiarato illegittimo tale comportamento e i tribunali sono intasati dalle cause di lavoro intentate dai precari.
La Rai ovviamente fa orecchie da mercante e ha proposto di recente un piano di assunzioni ridicolo (230 unità su più di 1200 precari).
Abbiamo calcolato che alla radio sarebbero assunti 3,2 programmisti.
Stiamo cercando un collega un po’ smilzo che abbia voglia di fare il “virgola due”.


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