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Questa sezione ospita soltanto notizie d'avvenimenti e produzioni che piacciono a me.
Troppo lunga, impegnativa, certamente lacunosa e discutibile sarebbe la dichiarazione dei principii che presiedono alle scelte redazionali, sono uno scansafatiche e vi rinuncio.
Di sicuro non troveranno posto qui i poeti lineari, i pittori figurativi, il teatro di parola. Preferisco, però, che siano le notizie e le riflessioni pubblicate a disegnare da sole il profilo di quanto si propone questo spazio. Che soprattutto tiene a dire: anche gli alieni prendono il taxi.

Baliani: pagine e scena, film e tv


Conosco Marco Baliani da trent’anni, ci vedevamo spesso un tempo (ora meno per i suoi tanti impegni e perché abitiamo in città diverse), abbiamo trascorse tante serate insieme (con disapprovazione dei nostri rispettivi medici), e quando lo rivedo oggi trovo in lui lo stesso innocente entusiasmo, la stessa umiltà, la stessa allegra sfida alla vita che aveva allora. E la stessa disapprovazione dei rispettivi medici, uffà!
Le velenose zanne del “mestiere” che dilaniano tanti di noi nel lavoro dello spettacolo, non l’hanno avuta vinta su di lui.
Perciò sono ancora più contento dei suoi successi; meritatissimi, dopo inizi di grande difficoltà che avrebbero atterrato un toro.
Purtroppo non ho ancora visto il suo recente “Pinocchio nero” realizzato con i ragazzi di strada di Nairobi, ma ben so delle trionfali accoglienze avute dal pubblico e dalla critica e mi accingo a leggere Pinocchio nero. Diario di un viaggio teatrale, pubblicato da Rizzoli, che è il racconto di quella sua singolare avventura teatrale.
Non è solo, infatti, bravissimo in vocalità e gesto nei suoi monologhi scenici, ma anche nella scrittura, come testimonia, ad esempio, il recente romanzo pubblicato da Rizzoli Nel regno di Acilia; e visto che ci sono ricordo ai più distratti altre sue pubblicazioni: “Bambini, Mutanti, Replicanti” (La Casa Usher, 1985); con Felice Cappa “Francesco a testa in giù” (Garzanti, 2000); insieme col figlio Mirto, il libro per ragazzi “Il signor Ventriglia” (Orecchio Acerbo, 2002); e, sempre per Rizzoli “Corpo di Stato” (2003).
Ora, nella collana "Pedane Mobili”, diretta da Franco Vazzoler, l’Editrice Zona ha pubblicato Marco Baliani, di Silvia Bottiroli.
Nel libro, l’autrice – laureata in Storie delle Teoriche Teatrali al Dams di Torino, consulente artistico del Festival Santarcangelo dei Teatri – attraversa e analizza l’intera produzione di Baliani: dal teatro per ragazzi (suo primo banco di prova alla metà degli anni ‘70) alle performances soliste, alle opere corali di questi anni più recenti.
Baliani è presentato nella sua poliedricità scenica: attore, regista e drammaturgo che ha dato vita negli anni Novanta a un rinnovato teatro di narrazione. A partire da "Kohlhaas" (di cui ricordo anche una splendida edizione tv) e poi con la forza della memoria in "Corpo di Stato", con le sperimentazioni espressive di "Ombre" e "Lo straniero", la messinscena del "Peer Gynt", il lungo progetto di formazione "I Porti del Mediterraneo", ed altro ancora.
Né va dimenticato il suo lavoro al cinema con firme di noti autori: Mario Martone, "Teatro di guerra"; Francesca Archibugi, "Domani"; Cristina Comencini, "Il più bel giorno della mia vita".
Purtroppo tre brutti film, tali per colpa dei registi, nonostante le ottime prove da lui offerte anche in quelle occasioni. Ma sono certo, oltre che augurarmelo, che troverà migliori occasioni.
Nel volume: teatrografia, filmografia, videografia, testi di Marco, repertorio fotografico.

“Marco Baliani”, di Silvia Bottiroli, 160 pagine, 17:00 euro, Editrice Zona


Zone magneticamente Attive


A Roma, successi come le rassegne internazionali “Enzimi” o “Fotografia”, per fare due esempi, sono dovute a Zone Attive: www.zoneattive.com.
E’ questo il nome di un gruppo che da anni con diligente lavoro porta a conoscenza di un largo pubblico le più accreditate (ma, talvolta, anche meno note) tendenze della nuova espressività.
Largo pubblico dicevo, e questo – oltre alle giudiziose selezioni di artisti e opere – è uno dei principali meriti di Zone Attive: fare uscire dai piccoli (quanto meritevoli) àmbiti in cui solitamente sono presentate operazioni sul nuovo delle arti, portarle su grandi ribalte godute da affollate platee.
A Paolo Novi, Presidente di ZA, ho chiesto d’illustrarne in sintesi il profilo.
Zone Attive nasce nel 1999 per iniziativa del Comune di Roma e dell'Azienda Speciale Palaexpo. Crea progetti per la cultura, l’arte e lo spettacolo, ricercando l’innovazione e la qualità con l’obiettivo di promuovere un’immagine contemporanea e internazionale della cultura a Roma e in Italia. Una cultura pop, aperta, che abbia la forza di comunicare al grande pubblico la creatività, gli stimoli e la complessità del nostro vivere.
In ogni progetto che realizziamo vogliamo ottenere esattamente questo: aprirci a un mondo complesso, alla ricerca di una direzione ben determinata e allo stesso tempo al riparo da ogni semplificazione. Non solo, intendiamo fare di questa caratteristica la ragione per cui vale la pena seguire il lavoro di Zone Attive: mettersi alla ricerca dell’innovazione, conoscere e interpretare i segnali più promettenti che provengono dalle giovani generazioni e dalla scena internazionale, perseguire la qualità, vivere la contemporaneità in una città aperta e solidale, che rende un valore l’incontro tra culture
.

Zone Attive, P. Vittorio Emanuele II, 47 - 00185 Roma
Tel. 06 – 49 27 141; info@zoneattive.com


Una cattiva tavola


Come sa chi legge le note di Cosmotaxi, qui mi occupo oltre che di arte e comunicazione anche di segnalazioni enogastronomiche.
Chissà quale negativo oroscopo avevo poche sere fa, quando abbiamo festeggiato un amico carissimo, il musicista Pietro Gallina, di passaggio a Roma proveniente dal Brasile dove è andato a lavorare.
Cena organizzata in modo tanto amicale quanto infausto presso il ristorante “Pallaro”, in Via del Pallaro 15.
Ne parlo perché è uno dei tanti segnali di come Roma stia messa malissimo circa i locali medi che, si sa, sono esemplificativi della struttura ricettiva enogastronomica di una città, perché l’alta cucina – peraltro insufficiente a Roma anch’essa, solo pochi posti – non fa media, esce dalle valutazioni complessive su di un luogo.
Accolti, senza neppure un ‘buonasera’, ma da un urlato ‘se non avete prenotato non c’è posto!’ (purtroppo era stato prenotato, sigh!), ci siamo seduti in un ambiente claustrofobico.
Lo slogan del locale: Non serve ordinare, penseranno a tutto i proprietari; ahimé, proprio vero! Segue un servizio trafelato che porterà in tavola: pasta scelleratamente scotta con sugo d’incerta origine, carni giurassiche, il tutto innaffiato da un vino sciolto bianco imbevibile (ma il rosso – l’ho saggiato – è peggio).
Conto: 21 euro a testa, quindi, si potrebbe definire molto basso (siamo in pieno centro), se non fosse, come lo è, alto perché causa tanti guasti al palato e l’impossibilità di scambiare quattro chiacchiere a causa di un’infame acustica che non permette di rivolgersi al vicino di posto se non armati di megafono.
Più giusto, da parte dei proprietari, sarebbe stato pagare a noi tutti 42 euro a testa per il danno apportato alle nostre vite.
Ristorante Il Pallaro: da evitare. Non dite che non vi ho avvertiti.


Nuovo appuntamento con un grande Festival


La XXXV edizione del Festival Internazionale di Santarcangelo dei Teatri si terrà dall’1 al 10 luglio 2005 a Santarcangelo di Romagna, con la direzione artistica di Silvio Castiglioni e la collaborazione di Silvia Bottiroli, Massimo Eusebio, Andrea Nanni.
Il logo della 35^ edizione, è un intreccio di fili sottili, una scultura leggera realizzata con aghi e crini di cavallo dalla giovane artista tedesca Christiane Löhr e bene esprime la volontà d’esplorazione di ‘Santarcangelo 2005’ che, osservando e ascoltando quel che sta accadendo sulla scena italiana e straniera, lontano dai grandi palcoscenici, individua tragitti nuovi o inconsueti, tenaci e fragili insieme. Non a caso il programma è costituito in gran parte da lavori di artisti emergenti, capaci di mettersi in gioco alla ricerca di linguaggi inediti, anche se non mancano progetti di realtà consolidate che sentono il bisogno di confrontarsi con stimoli sempre nuovi.
Un festival - dichiara la direzione artistica - che dà spazio a incontri inaspettati sottolineando la necessità di scambi fecondi per un naturale ricambio, non solo generazionale, del panorama artistico cercando, con tenacia e senza sottrarsi alla sfida della fragilità, un contatto reale tra scena e platea. La scena come un coltello puntato alla gola della realtà.
In particolare emergono due ambiti d’osservazione:
- la scena e le arti, l’incontro fra teatro, danza e performance con musica e arti visive;
- la scena e la società, teatro per riflettere con forme nuove sulla complessità del quotidiano.
La particolare attenzione dedicata da Santarcangelo dei Teatri ai nuovi linguaggi e ai nuovi artisti si riflette anche nella relazione con tre manifestazioni rivolte agli emergenti e alla giovane scena: il Premio Scenario, il Premio Iceberg e il Premio Ustica, i cui vincitori saranno ospitati nell’ambito di questa XXXV edizione del Festival.
La programmazione musicale si snoda all’insegna della contaminazione, fondendo musica elettronica, da discoteca, jazz, pop, etnica con concerti di livello internazionale e gruppi provenienti da Giappone, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia, Portogallo, Angola, Senegal, Algeria e India, mentre il Circo Inferno Cabaret è protagonista di “Identità liquide”, un nuovo progetto di incontri sul tema delle identità individuali e collettive.
L’Ufficio Stampa è stato affidato allo Iagostudio guidato da Mara Serina.
Per contatti stampa: mara@iagostudio.com
Per altre informazioni: tel. 0541- 62 61 85


Quiz sul 17 Giugno


Piccolo quiz: quale avvenimento storico vi ricorda il 17 giugno?
Per facilitarvi il compito limitiamoci al 17 giugno degli ultimi 55 anni.
La rivolta degli operai a Berlino est nel ’53?
La visita del premier sovietico Breznev a Washington nel ‘73?
L’annuncio dato da Martinazzoli dello scioglimento della Dc nel ‘93?
Oppure la nascita della mia amica Rita Rinaldi nel ’65?... sì, lo considero un avvenimento storico… ‘mbè?
Qualche altro evento?
Tic-tac… tic-tac. Tempo scaduto.
Il 17 giugno del 2001 (dopo essere stata per 8 mesi in testa alla classifica) la Roma vinse lo scudetto.
Altri tempi… sigh!
A quel Diciassette giugno è dedicato il nome dell’enoteca che da poco ha aperto i battenti a Roma, in LungoTevere dei Mellini 9.
Un posticino delizioso, pochi metri quadrati allestiti con gran buon gusto, tavoli disposti su due piani, alcuni in una saletta all’ingresso ed altri su di una balconata da teatrino elisabettiano; è un gradevolissimo locale dov’è possibile assaggiare anche alcuni piatti.
Lista di vini selezionata giudiziosamente, da migliorare solo il numero delle etichette offerte in mescita, al momento fra bianchi e rossi ne ho contato soltanto una decina.
Servizio assai cordiale, ma non invasivo.
Prezzi sostanzialmente in linea con i locali della zona (assai centrale: fra Piazza Navona e Piazza Cavour), anzi, in verità, ci ho trovato cifre un filo sotto e non sopra d’altri posti vicini.
Nel programma del Diciassette Giugno - guidato da Paolo Di Cicco e Maurizio Tagliani - anche mostre d’arti visive.
Insomma, consiglio d’andarci a chi a Roma sta o lì vi passa per affari, turismo, sesso, etc.

Diciassette giugno, LungoTevere dei Mellini 9, Tel. 06 – 32 13 203
Aperto dalle 18.00 in poi, chiuso il lunedì.


Fischia il vento a villa Manin


Fortunatamente, molte le iniziative per celebrare la data di oggi che più d’uno, a cominciare dal Presidente del Consiglio dei Sinistri, ha tentato, invano, d’oscurare.
Ne ho scelta una, silenziosa e appassionata.
Eccola: all’Esedra di Levante a Villa Manin di Passariano, fino al 12 giugno il percorso espositivo Resistenze, promosso dall’Assessorato alla Cultura e Istruzione della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia con l’Azienda Speciale Villa Manin.
Una mostra allestita per esercitare la memoria attiva e guardare non solo "alla", ma "alle" Resistenze del mondo e del nostro tempo.
Resistenze, nel 60° anno dalla Liberazione, è più di un atto celebrativo, di un rituale memorialistico ideato per sottrarre la guerra di Liberazione all’usura del tempo.
I due curatori, gli artisti Gianluigi Colin e Danilo De Marco, offrono ai visitatori il percorso di una memoria, in cui il ricordo degli anni e dei fatti della Resistenza italiana volge uno sguardo e una riflessione sulle Resistenze contemporanee.
Resistenze s’articola in un percorso – punteggiato di testi, testimonianze, citazioni letterarie, e materiale documentaristico – che stimola la riflessione e la formazione di una memoria storica critica, attiva, esteticamente emozionante.
Come avviene, ad esempio, attraverso Achtung banditen (di De Marco), installazione costruita con le immagini dei volti di partigiani, i ragazzi di sessant’anni fa, fotografati ieri e poi oggi; oppure Presente storico (Colin), che è un viaggio dentro la memoria delle immagini del dolore, della guerra e delle tante resistenze nel mondo, attraverso rimandi alle immagini della grande storia dell’arte.
Intorno a Resistenze, numerosi eventi: proiezioni cinematografiche, spettacoli, convegni, incontri, di cui per sapere meglio fornisco i dati in calce a questa nota.


Villa Manin di Passariano, Codroipo (Udine), fino al 12 giugno
da martedì a domenica, dalle 10 alle 18, ingresso gratuito
Per informazioni tel. 0432 – 90 41 17, resistenze@libero.it


Case d'artista


Ogni qualvolta passo per Bologna, non manco di fare una visita alla Galleria d’Arte Moderna perché ospita spessissimo cose eccellenti.
Ho ancora un bel ricordo della strepitosa mostra di Gunter Brus vista nel febbraio scorso, ed ecco adesso un’altra importante esposizione – dovuta stavolta a Veronica Ceruti e Cristina Francucci – sostenuta dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia Romagna: Artists' Houses ‘05.
Protagoniste di Didart 2004/2005 – progetto internazionale sulla didattica dell’arte contemporanea finanziato dall’Unione Europea –, le opere sono state appositamente realizzate da sei giovani artisti di fama internazionale (Sissi, Botto e Bruno, Anna de Manincor, Mari Slaattelid, Gintaras Karosas, Tellervo Kalleinen) selezionati dai Musei partner del progetto, che hanno contribuito alla realizzazione dei lavori.
Le installazioni, viaggeranno secondo un programma internazionale di scambio e saranno presentate in alcuni fra i più importanti musei d’arte contemporanea d’Europa, tutti partner del progetto Didart. A settembre 2005 tutte le “case” saranno esposte a Reggio Emilia, a conclusione del progetto.
Le opere si caratterizzano come una sorta di diario visivo degli artisti: conterranno le immagini dei lavori più significativi, video, ricordi, letture, film, abiti, strumenti del mestiere, musica e una selezione di riferimenti culturali e suggestioni che hanno influenzato la loro poetica.
Ora, in mostra alla Gam sono presenti Botto e Bruno (selezionati dall'Azienda Speciale Palaexpo di Roma) e Mari Slaattelid (selezionata dal Louisiana Museum of Modern Art di Copenaghen).
La Casa d’artista di Botto e Bruno - Gianfranco Botto, 1963 e Roberta Bruno, 1966; di loro ricordo anche una splendida installazione alle Corderie per la Biennale di Venezia 2001 - è uno scorcio del panorama urbano e sociale protagonista da sempre della visione dei due artisti torinesi: muri sgretolati di una città in bianco e nero, musica di garage-band, suoni metropolitani, immagini ruvide e dure stampate su morbidi cuscini.
Giallo è il colore dominante della Casa di Mari Slaattelid, luminoso e potente come il prezioso giallo cadmio usato dai grandi pittori del passato, dove s’immergono foto trasformate in una serie di dipinti su plexiglas, costruendo un tragitto tra fantasie ed esperienze visive.

GAM, Bologna, Piazza Costituzione 3
fino all’11 maggio, info: 051 – 50 28 59


L'ascolto tabù


Franco Fabbri, musicista un tempo con gli Stormy Six, è oggi uno degli esponenti di punta dello scenario musicologico italiano.
Attualmente, accanto all’attività pubblicistica, insegna alle Università di Torino e Milano.
Qualche mese fa, lo invitai sulla mia Enterprise per una conversazione su temi estetici e politici della musica oggi in Italia e ne venne fuori, per suo merito, una collana di giudizi e interpretazioni di prim’ordine. Per saperne di più, cliccate QUI e troverete anche sue note biobliografiche.
Ora ha pubblicato L’ascolto tabù, edizioni Il Saggiatore.
Il volume raccoglie saggi, conferenze, articoli che Fabbri ha scritto negli ultimi anni, in particolare dopo l’11 settembre 2001. Alcuni (come quello che dà titolo al libro, sull’ascolto in sottofondo, anche durante pratiche erotiche) appaiono per la prima volta in italiano. Il filo che li percorre è quello del confronto fra le diverse culture musicali nel mondo contemporaneo: la musica colta, la popular music (il rock, la canzone d’autore, la musica “leggera”, la Muzak), le musiche etniche tradizionali, la world music.
Da raffinato musicologo qual è, e da studioso (fra i primi) della popular music, esamina in dettaglio aspetti della produzione, della diffusione, del consumo di queste musiche, intrecciandole con una riflessione sulla funzione dei media e delle tecnologie. Fin dalle prime pagine si coglie un tema di fondo: che nell’epoca dello scontro globale le contraddizioni fra le varie culture musicali e fra le loro interpretazioni critiche si sono accentuate, esacerbate, risentendo del clima di forte conflitto ideologico di questi ultimi quattro anni.
Speciale avviso ai lettori: “L'ultima parte del libro, ‘Storie della radio’ (una parodia volontaria di una delle rubriche di Radio Tre che Franco Fabbri preferiva ‘Storie alla radio’),” - come scrive Katia Martinez sul sito Amici di Radio3 - è di grande interesse per gli ascoltatori radiofonici tutti e, in particolare, per coloro che amavano Radio 3, poiché è una raccolta completa degli interventi di Fabbri sulla radio in generale e segnatamente proprio su quell’antenna”.

Franco Fabbri, “L’ascolto tabù”, Il Saggiatore, 320 pagine, 17:00 euro


Ghiotte Identità


Come tutti, ricevo newsletters a raffica. Molte mi feriscono gravemente, altre solo lievemente, da parecchie salvo la webvita per miracolo; pochissime quelle gradite.
Fra queste, annovero la newletter d’enogastronomia Identità golose diretta da Paolo Marchi.
Se mettete sul motore di ricerca Paolo Marchi and identità golose, il monitor vi risponde dubbioso Forse cercavi: paolo marchi identità vogliose… certo si sbaglia a proporre quel dubbio, ma non c’è andato troppo lontano perché Marchi, con precisa identità, propone voglie e fa venire voglia di leggerlo e d’assaporare quanto va segnalando.
Se volete saperne di più su di lui cliccate QUI.
Identità golose, non è solo una newletter di critica e segnalazioni perché è anche il megafono web di una manifestazione omonima nata nel gennaio scorso a Milano che da quanto leggo (purtroppo non c’ero) ha avuto molto successo e conoscerà nuove edizioni.
“Il fine dei protagonisti della manifestazione” – dice Marchi – “è declinare tutto quanto può ingolosire e impreziosire la fase nutrizionale della giornata. L’alta cucina non deve isolarsi in una torre d’avorio abitata da una casta inaccessibile […] deve indicarci come mangiare e stare bene sempre, non solo nelle due ore al ristorante”. Giusto.
Perché mi piace quella newsletter?
Perché, per prima cosa, è scritta benissimo senza impigrirsi in gerghi e abusate modalità linguistiche della critica enogastronomica; perché va, con ragionati motivi, controcorrente e (per usare un’espressione che detesto, ma oggi mi voglio male e la uso) “non la manda a dire”. Ed ecco che noto con gioia ora una peroccolata al ministro Sirchia, ora un affettuoso scappellotto a Gualtiero Marchesi perché non gliene va mai bene una che è una e mai elogiasse sia pure per sbaglio un collega. Né viene risparmiato Raspelli che ha tanti meriti ma non può dirsi – come gli rimprovera Marchi – un fondatore della critica di settore in Italia. Sennò Veronelli – questo lo dico io – caro Edoardo, chi è?
Circa Raspelli, dissento da Marchi soltanto quando dice “… ancora ‘sta solfa? Ancora la menata del superuomo in lotta con i cessi sporchi e i camerieri sciatti?”. Eh no, contro i cessi sporchi e i camerieri sciatti bisogna combattere un giorno sì e l’altro pure.
Insomma, stimo (e non sono di certo il solo) PM come uno dei grandi (pochi) critici enogastronomici che abbiamo in Italia e mi piace, oltre alla competenza, quel suo piglio birichino, talvolta tagliente e mai sgarbato, con cui tratta quella preziosa materia e i personaggi che la animano.
Solo applausi dunque?... ehm… sì… no… uffà, devo dirvelo, un difetto Marchi ce l’ha: scrive per “Il Giornale”, avvilita e avvilente gazzetta (dopo “Libero”, s’intende). Comprerò quel quotidiano solo quando Marchi ne diventerà direttore e scriverà da solo tutti gli articoli, i tamburini del cinema, gli avvisi economici e le pubblicità.


L’arte in Casa


Nel borgo del castello di Rosignano Marittimo (Livorno), è stata fondata nel 1995 la Casa dell’Arte che rifonda l’arte mettendola da parte. Molti di loro, infatti, si dicono non-artisti
N’è presidente Bruno Sullo che titolando una sua performance ha perfino clamorosamente ammesso, con suono nerudiano, “Confesso che son vivo”.
Tanti i nomi che concorrono all’impresa, ma poiché oggi (forse perché comincia il Conclave?) mi sento più del solito in conflitto col Celeste, citerò soltanto i Santini del Prete.
Franco Santini e Raimondo Del Prete, due ferrovieri, due esistenze segnate e scandite dalla stessa professione e da due cognomi così chiesasticamente complementari. Per chi ancora non li conoscesse, trascrivo un brano che ben li ritrae da "Corpi estranei", di Pablo Echaurren, un sulfureo catalogo pubblicato da Stampa Alternativa nel 2001: "…fieri ferrovieri, autentici impiegati esercitanti in divisa d'ordinanza, fischietto (Raimondo è capostazione), martelletto (Franco è capo tecnico verifica sicurezza), s'attribuiscono compiti speciali d'intervento per il superamento dello steccato che tiene separato il cittadino normale dall'artista fenomenale per l'ammissione al padiglione coglione della Biennale del Banal Grande…auspicano una democrazia diretta, rapida, accelerata, intercity.
La Casa dell’Arte… ma per meglio aderire al loro progetto devo scrivere arte con l’a maiuscola o minuscola?… è stata attrezzata per la sperimentazione di progetti multimediali per le arti visive e comportamentali, e ha molte stanze: Finestra sul Territorio, Casamori, Juvenilia, Quaderni, e via incaseggiando.
Per saperne di più, su novità e cose trascorse, cliccate QUI e ANCHE QUI.
Per urgenze telefoniche, potete rivolgervi al numero 0586 – 800 135 (e sentirete ipotesi di sopravvivenza), oppure al numero 320 – 038 21 32 (e ascolterete fischi di locomotiva).


Sì, è qui la Festa


L’Associazione Libertà e Giustizia - alla Presidenza Sandra Bonsanti - è nata anni fa dalla proposta di un gruppo di persone che si è costituito come comitato dei garanti. I loro nomi sono: Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Claudio Magris, Guido Rossi, Giovanni Sartori, Umberto Veronesi.
Libertà e Giustizia non è un partito, non vuole diventarlo e non punta a sostituire gli stessi, ma vuole dare un senso positivo all’insoddisfazione che cresce verso la politica, trasformandola in partecipazione e proposta, spronando i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi.
Libertà e Giustizia, insomma, vuole essere l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica.
Ed è in questa linea che si pone, in occasione del 2 giugno di quest’anno, il recente Appello “Per una Festa della Costituzione” (contro chi vuol fare la festa alla Costituzione, aggiungo io). La Costituzione, come si sa, è stata fatta a pezzi dall’attuale governo e toccherà a noi cittadini ripristinarla per via referendaria.
Per leggere e firmare l’appello, cliccare sul sito dell'Associazione Libertà e Giustizia


Il Messina Sound


L' Istituto Europeo di Design: un network internazionale che organizza corsi triennali post diploma, master e corsi serali nelle aree moda, design, arti visive, fotografia, grafica, pubblicità, comunicazione, marketing, risorse umane, scrittura creativa, management, tecnologie e multimedia. Ha sedi a Milano, Roma, Torino, Madrid, Barcellona, Sao Paulo.
E' diretto da Rossella Bertolazzi.
A proposito, mi piace segnalare che è anche la curatrice del MINI Design Award di cui troverete più estese notizie nella nota successiva a questa.
Lo IED ha varato un nuovo corso che si propone di formare Sound Designer.
Questo corso, triennale, è il primo del suo genere in Italia, e formerà la prima generazione italiana di Sound Designer non autodidatti.
A questo riguardo, oltre agli studenti post-diploma, ci sono diverse figure settoriali già formate (musicisti, dj, programmatori radiofonici, fonici, tecnici del suono e insegnanti di musica) che hanno così l'occasione d'ampliare e integrare la propria formazione professionale attraverso questa esperienza di studi.
Ad occuparsene sarà Sergio Messina, musicista, performer, autore radiotelevisivo. Una delle figure di spicco dello scenario dei new media in Europa (le sue più recenti performances in Austria e Francia), un tipo di cui, tanto per dirvene una, disse un gran bene Frank Zappa.
Da molti anni la sua produzione musicale si muove nello spazio dell'intersezione dei linguaggi proiettando il piano sonoro fra arti visive, azione scenica, web.
Conduce anche un brillante blog che si differenzia dai tanti in giro per la Rete perché, accanto alle analisi critiche espresse in prima persona, fornisce notizie difficilmente reperibili altrove su eventi, gruppi, novità sia in campo musicale e sia in tutto il territorio dell'intercodice.
Cliccate con fiducia su Fosforo e mi ringrazierete.
A Sergio Messina, ho chiesto di tracciare il profilo del Sound Designer.
Armando, eccoti una scheda che ne delinea la figura professionale.
"Il suono ormai pervade ogni cosa, e non esiste forma di comunicazione moderna che non lo preveda. Dalla metropolitana a internet, dalla radio alla moda, dal video alla pubblicità, ai media.
Il Sound Designer è il professionista del suono in grado di rapportarsi con le molteplici forme di comunicazione sonora, e di produrre audio utilizzando indifferentemente prodotti finiti (come la musica, ma non solo) e strumenti di produzione - principalmente il computer, ma anche lo studio di registrazione, il mixer, etc.- per comporre soundtrack, oggetti sonori composti di musica, parlato, effetti sonori e manipolazioni elettroniche. I campi di applicazione sono infiniti, e molti ancora in pieno sviluppo, come il suono per il web; solo per citarne alcuni: cinema, media, dvd e cd-rom, rete, pubblicità, installazioni, multimedia, audio e videoarte, eventi aziendali e fieristici. In ognuno di questi settori le esigenze di audio sono molteplici; si va dal logo sonoro alla sonorizzazione di eventi e luoghi, dal mix di un cd-rom alle installazioni, dalla selezione di repertorio alla produzione di musiche originali. Naturalmente il Sound Designer, oltre a operare in proprio, è in grado di affiancarsi in modo complementare, conoscendone quindi i linguaggi e la filiera produttiva, ad altre figure della Comunicazione e delle Arti Visive. La formazione del Sound Designer è estremamente varia e comprende elementi di Storia della Musica (soprattutto quella del Novecento) e del Sound Design (dall'arte alla pubblicità), le varie tecniche di registrazione, la fisica del suono, l'arte del dj e della selezione di musica, la produzione di colonne sonore e il missaggio cinematografico, l'nformatica musicale e le tecniche dello studio di registrazione. Si intende dare una formazione sufficiente in ognuno di questi campi, e verranno forniti tutti gli strumenti per poter dialogare con queste diverse figure professionali - oltre alle conoscenze necessarie a produrre in proprio"
.

Per informazioni, rivolgersi allo IED: 02 - 57 96 951, info@milano.ied.it


Fiat Lux


Come dicevo nella precedente nota, Rossella Bertolazzi, è la curatrice del MINI Design Award che da domani fino al 18 aprile esporrà alla Triennale di Milano i progetti dei concorrenti che hanno aderito a “Il futuro della Città: slow o fast? La luce”, il primo dei tre concorsi a invito in programma dal 2004 al 2006, promossi da MINI in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design e con la partecipazione dell' Associazione per il Disegno Industriale rivolti alle nuove leve del design italiano.
Molti tra i progetti pervenuti hanno considerato l’utilizzo di lampioni o, più in generale, di fonti luminose dalle forme e funzioni avveniristiche e hanno posto l’accento sul rapporto duale tra luce e ombra risolto in maniera ludica.
E’ questo il caso di “Giardino cromatico” del designer Ely Rozenberg (Roma), uno spazio urbano costellato da regolatori che, calpestati, emettono luci colorate di intensità variabile.
Tra i lavori presentati dalle università invitate si distinguono “La città di Welles” di Paolo Viganelli, studente del Politecnico di Milano, e “In-contro Luce” di Mario di Mauro, studente dell’Università di Napoli Federico II. Viganelli, immaginando Milano come una delle tante città invisibili descritte da Italo Calvino, ha concepito un oggetto luminoso astratto da tutto ciò che lo circonda. In sostanza, un disco alieno e ‘immediatamente riconoscibile, surreale e in continua evoluzione’; di Mauro utilizza, invece, luce e ombra per intervenire sul traffico pedonale e automobilistico.
Gli studenti del corso di design dell’Istituto Europeo di Design hanno partecipato al concorso proponendo ipotesi sull’illuminazione della Stazione Centrale di Milano.
Tra gli altri progetti si segnalano “Via col velcro” di Lucio Lazzara, designer di Milano. Il progetto pone l’accento sull’aspetto slow della luce vista come un mezzo per ricostruire un’atmosfera privata negli spazi urbani e renderli più confortevoli. Quindi una luce che rallenta i ritmi e suggerisce una sorta di salotto urbano, rilassato, caldo; una luce per incontrarsi, per sostare, per parlare, in sintesi una luce da soggiorno per la piazza: Abatjourban cioé un’abatjour per la città.
Diverso ma complementare il discorso per “Do you light MINI?” di Matteo Ragni, designer di Milano, che evidenzia l’aspetto fast della luce chiamando al ruolo di protagonista un oggetto tipico dell’arredamento urbano, il lampione la cui forma rimanda ai fanali della MINI che, incontrandosi danno vita a un cuore luminoso, cardine di questo progetto. Nelle ore diurne il lampione comunica con la città attraverso un cuore pulsante, simbolo del lato fast della città dove auto e uomini scorrono veloci e sicuri come nel sistema circolatorio del corpo umano. Questo lampione é dotato di un sistema che, in sincrono con il movimento urbano regola l’intensità luminosa.
I progetti convivono in un allestimento emozionale che mixa suoni e luci della città, ed è realizzato da MINI con ICET Studios, allestimento curato, come dicevo in apertura, da Rossella Bertolazzi, direttore della Scuola di Arti Visive dell’Istituto Europeo di Design, con la collaborazione di Sergio Messina per le installazioni sonore e di Claudio Sinatti per le proiezioni video.
Il catalogo a corredo è edito da Editrice Compositori con l’Art Direction di Daniela Moretto.
La giuria del MINI Design Award è presieduta da Gillo Dorfles.
Ne sono membri Enrico Finzi, presidente degli istituti di ricerca Astra e Demoskopea, Elio Fiorucci, stilista, Alessandro Mendini, architetto e designer, Piergiovanni Ceregioli, industriale, Piero Castiglioni, architetto e designer, Carlo Forcolini, presidente dell’ADI.

Triennale: Viale Alemagna 6, Milano, 13 - 18 Aprile


Periplo immaginario


E’ sul tema del viaggio, sia reale sia di fantasia, che s'incentra la mostra Periplo immaginario, la prima antologica di Hugo Pratt (Rimini 1927 – Grandvaux 1995) a 10 anni dalla sua scomparsa, che – promossa dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, con il patrocinio del Comune di Siena e dell’Amministrazione Provinciale di Siena – viene allestita, ovviamente proprio a Siena, nel complesso museale di Santa Maria della Scala.
A distanza di quasi 15 anni dall’ultima antologica di Venezia, l’evento propone un viaggio che si muove attraverso i luoghi della vita e dell’immaginazione di un autore che ha vissuto o visitato molte regioni del mondo ritraendole fedelmente nelle ambientazioni delle sue innumerevoli opere, siano esse fumetti, acquarelli o chine, e filtrandole attraverso i ricordi delle letture preferite della sua infanzia: Stevenson, Conrad, London.
Queste reminiscenze, che portarono Pratt a sognare, da bambino, i mari del sud, saranno
la fonte cui si ispirerà per Una Ballata del Mare salato, la sua prima grande storia a fumetti ed esordio di Corto Maltese, indubbiamente il suo personaggio più noto, le cui 163 tavole a Siena sono esposte in un’apposita sezione dedicata all’interno della mostra.
Fin dalla sua prima apparizione sulla scena del fumetto italiano, nel lontano 1945, Hugo Pratt ha saputo immergersi nelle realtà più disparate descrivendole con ricchezza di dettagli e con una particolare sensibilità che sfocia spesso in un vero e proprio studio antropologico.
Per rimarcare l’aspetto della fusione nell’universo artistico di Pratt dei luoghi della vita e delle fonti letterarie, le 350 opere selezionate per l’esposizione sono state suddivise in sette sezioni geografiche: Occidente Sud, Occidente Nord, Africa, America latina, Nord America, Pacifico e Asia, connesse tra loro attraverso produzioni video originali.
Si potrà così spaziare nella grande produzione artistica di Pratt evidenziandone l’evoluzione, partendo dagli esordi di Asso di Picche fino agli acquerelli realizzati pochi mesi prima della sua scomparsa.
Tra le curiosità anche una vettura di Formula 1, la Ligier che, pilotata da Martin Brundle nel Gran Premio del Giappone nel 1993, rimane a tutt’oggi l’unico esempio di auto da corsa decorata da un artista di fama internazionale.
La mostra prevede inoltre il primo catalogo ragionato sull’opera di Hugo Pratt, curato da Patrizia Zanotti e dallo scrittore e documentarista Thierry Thomas, edito da Lizard.
Umberto Eco ha affermato: "Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese".

“Periplo immaginario”, Siena, Palazzo Squarcialupi, fino al 28 agosto.
Orario di apertura: tutti i giorni dalle 11 alle 19 (compresi i festivi).
Per contatti stampa: Sonia Corsi, Natascia Maesi 0577 – 219 228 e 272 123


Una nuova creatura digitale


Nello scenario italiano del mondo digitale, si vanno infittendo manifestazioni, rassegne, festivals.
Parlo oggi del Digifestival – diretto da Federico Panero – che nasce col patrocinio della Regione Toscana e del Cantiere di arte virtuale di TRA ART, rete regionale per l’arte contemporanea; tanti i partners e i siti di supporto che rinuncio a elencarli per via della mia pigrizia, ma li trovate tutti sul sito del Festival.
L’ufficio stampa è affidato a Maria Novella Gai.
Le iscrizioni per inviare lavori sono aperte fino al 9 maggio.
A Federico Panero, ho chiesto di dire qualche parola su questo Festival. Così ha risposto.
Il primo libro bianco del DigiFestival nasce a febbraio (il 27) di notte, di fronte a una bottiglia di buon rosso (ma guarda il caso!!). Da lì subisce parecchie evoluzioni, ma mai nei suo intenti: diffondere opere artistiche al minor costo possibile e al maggior numero di persone. Una grande galleria virtuale ad ingresso libero.
Successivamente nasce l’esigenza di dare qualcosa di più oltre alla visibilità e a una pacca sulla spalla a chi espone: mi viene in mente di fare un concorso, con premi in denaro che possano contribuire a sostenere l’attività artistica. Da qui (aprile 2004) in poi, creo uno staff che lavora a questo progetto. Ricerco partners, sponsor, fondi, metto su un ufficio stampa per la promozione. Presento il tutto alla Regione Toscana che ci sostiene concretamente. DigiFestival vuole creare su internet un nuovo luogo dove artisti ed appassionati delle più varie discipline artistiche possano confrontarsi, giudicare, essere giudicati e trovare il proprio spazio di espressione, da un capo all’altro del pianeta.
E’ così che mi sono imbarcato in una di quelle sfide… a voi l’aggettivo


Nel Dedalo delle novità


Continua il successo, nelle Edizioni Dedalo de L’orgia del potere di Mario Guarino, testimonianze, scandali e rivelazioni su Silvio Berlusconi. Una serrata, scrupolosa, attenta indagine: dall’ombra della Loggia P2 a un potere quasi assoluto. Dal baratro di un crack finanziario a una ricchezza smisurata. Segreti e scandali del Premier dal 1965 ad oggi.
Nel frattempo s’annunciano, per le stesse edizioni, altre novità per maggio e giugno.
Poiché in quei mesi “Cosmotaxi” sarà prevalentemente impegnato in alcuni ‘special’ dedicati a Festival e Rassegne, preferisco occuparmene adesso scegliendone due.
Chi fosse interessato a quanto segue, ne prenda un appunto col copia e incolla.

Nella collana ‘La Scienza Nuova’: Informazione, il nuovo linguaggio della scienza di Hans Christian von Bayer. Si tratta di un articolato saggio sulla centralità del ruolo dell’informazione nella scienza moderna. Dalla termodinamica alle ultime scoperte nel campo dell’informatica quantistica, von Bayer introduce il lettore ad uno dei concetti più affascinanti ed innovativi della fisica del nuovo millennio.
304 pagine, 16:00 euro.

Nella collana ‘Immagine e consumo’ Architettura come mass medium di Renato De Fusco. Un volume che nell’età della cultura di massa e dell’elettronica, propone nuove ipotesi interpretative dell’architettura, dell’urbanistica, delle arti figurative e del design, sia per la loro storiografia, sia per la stessa pratica progettuale.
256 pagine, 20:00 euro


Crolla Radio Rai


I dati Audiradio di quest’aprile sono implacabili per la radiofonia pubblica.
Radio Rai a picco, si legge sui giornali e, infatti, le sue tre reti perdono senza scampo .
Nel giorno medio: Radio 1, meno 10.51%; Radio 2, meno 9.26%; Radio 3, addirittura meno 18.71%.
Come se tutto ciò non bastasse anche Isoradio va a meno 18.78%.
Ad aggravare tali sconfortanti cifre, ci sono i dati che vedono l’affermazione del mezzo radiofonico che su base trimestrale fruisce di un aumento d’utenza che va da 44. 616.000 a 44. 758. 000 ascoltatori.
Una dirigenza dissennata non poteva che portare a tale drammatica situazione.
Non è una sorpresa. Da tempo, tanti ascoltatori inferociti hanno protestato contro gli attuali palinsesti. La qualità degli stessi, difatti, è infima. Tanto che è nato perfino un sito Amici di Radio 3 che da anni documenta valorosamente, e impietosamente, il degrado di Via Asiago.
Conosco bene Radio Rai avendoci lavorato per moltissimi anni e so del valore di molti programmisti e tecnici, ma ne raccolgo sconfortate confessioni. Sono del tutto demotivati da una guida (si fa per dire) dirigenziale che, aldilà del giudizio politico fin troppo ovvio su di loro, si dimostra inadeguata al còmpito affidatole, culturalmente sfiorando il ridicolo e talvolta passeggiandovi dentro.


Fate entrare l’Ateo in casa


Quando il padre di Kafka vedeva vuota la cassetta postale, tirava un sospiro di sollievo.
Io, invece, provo sollievo quando nella mia vedo spuntare la carta giallina de “L’Ateo”.
Hermann lo si può capire… con quello che gli scriveva il figlio! L’altro Hermann – vale a dire il sottoscritto – pure. Perché il bimestrale “L’Ateo” – diretto da Maria Turchetto - è una boccata d’ossigeno nel deprimente panorama offerto dal nostro Stato confessionale che dimentica sempre più frequentemente le forme laiche cui s’ispirano tante pagine della nostra Costituzione.
Il numero della pubblicazione dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti ora in distribuzione, è come al solito, ricco di articoli interessanti.
Troppi per essere citati tutti e, quindi, ne segnalo solo alcuni:”Idee sull’Universo” di Margherita Hack, “Prima del Big-bang” di Carlo Tamagnone, “Il problema del finalismo nella teoria dell’evoluzione biologica” di Mauro Marconi, “Darwin e gli antievoluzionisti” di Guido Barbujani.
Non manca nella rivista una ricca documentazione sulla fervorosa attività dei numerosi Circoli UAAR tutti tesi ad “opporsi” – per citare le parole di Marco Accorti in un suo articolo – "alle ingerenze delle religioni nella vita sociale e politica e nelle scelte individuali”.
Il tutto è punteggiato da vignette di Maurizio Di Bona, Mund, Sergio Staino.

Ci si può abbonare a “L’Ateo” per uno, due o tre anni; il costo è rispettivamente di 15, 30, 45 euro.
Per contatti, Tel e Fax: 049 – 87 62 305.


… qual rogo al vento


La casa Generoso Procaccini Editore nasce a Napoli nel 1967; nel 1988 ha inizio la collana "Fragmenta: per una cultura della libertà" con l'intento di valorizzare e diffondere la cultura dei dissidenti e dei disubbidienti, il laicismo contro i dogmi e i fanatismi.
N’è testimonianza di questa linea editoriale anche la recente pubblicazione Sessuofobia, Chiesa cattolica, Caccia alle streghe di Maria Mantello.
Maria Mantello, è docente di Storia e Filosofia. Ha pubblicato saggi su Giordano Bruno, sull’antisemitismo, sulla mitologia pagana e cristiana. Collabora con la rivista trimestrale europea “Lettera internazionale” e con il periodico indipendente “L’incontro”. E’ stata curatrice e relatrice in vari Convegni sul pensiero di Giordano Bruno, sull’affermazione dello Stato laico, sulla figura di Ernesto Nathan. E’ autrice del libro Ebreo, un bersaglio senza fine: storia dell’antisemitismo, edito da Scipioni nel 2002.
Eloquente il sottotitolo di questo suo più recente lavoro: “Il modello per il controllo e la repressione delle donne”, laddove quella congiunzione "e" occhieggia anche al verbo perché il modello per il controllo sociale spesso "è" la repressione delle donne.
Il volume – che s’avvale anche d’immagini – parte constatando che i simboli contrapposti della peccatrice Eva e della casta Maria resistono, immutati, nella dottrina della Chiesa romana. Da qui, il testo ripercorre l’epoca dei riti pagani e i tentativi della Chiesa per detenere il primato attraverso presunti miracoli (a proposito, torno a segnalare il recente "Spiegare i miracoli" di Maurizio Magnani, editore Dedalo, testo imperdibile, presentato da Piergiorgio Odifreddi), i secoli in cui fu definito il ruolo delle donne stabilendone i comportamenti sessuali, i tempi in cui il papato, accusato di corruzione e di lusso, si sente minacciato e risponde con il genocidio di eretici, ebrei e streghe.
Attraverso l’idea del complotto, quindi, il culturalmente “diverso” diviene il nemico e il perseguitato è trasformato in persecutore. Dopo ebrei, valdesi e càtari è la volta delle streghe, le “amanti di Satana”, che propagherebbero il male nel mondo e che per questo vanno eliminate nei purificatori roghi.
Il libro riporta, nella parte finale, alcuni processi a donne accusate di stregoneria.
Testo attuale questo di Maria Mantello perché, pur senza roghi, la propensione normalizzante, sessuofobica e misogina prosegue, ancor oggi, contro l’”umano gregge”, soprattutto quello femminile, quando rifiuta di coniugare sessualità e procreazione o quando rivendica il diritto individuale d’armonizzare scienza e natura.


Maria Mantello, Sessuofobia, Chiesa cattolica, Caccia alle streghe
Procaccini editore, info@procaccinieditore.it, 148 pagine, 13:00 euro


Dorian Gray 114 anni dopo


“Il ritratto di Dorian Gray” d’Oscar Wilde è del 1891. La vicenda è nota: il pittore Basil Hallward ha un giorno la (infelice per lui) idea di ritrarre un giovane bellissimo: Dorian Gray. Costui che ha loschi traffici con gli incantesimi, ottiene che mentre si dà a crapule e vizi d’ogni genere sia il quadro ad invecchiare d’aspetto al posto suo. Insomma lui appare sempre come appena uscito da un lifting e da trapianti tricologici… però! mi ricorda qualcuno di cui mo’ mi sfugge il nome, boh!... il fetente… che darei per ricordarmi quel nome di prima, acc!... il fetente, dicevo, allorché Hallward gli rimprovera aspramente la vita dissoluta, lo uccide. Mal gliene incoglie, il volto del quadro diventa di colpo spaventevole traducendosi nel suo atto d’accusa. Dorian Gray (non fidandosi dei giudici del tempo, tutti di sinistra e illiberali) squarcia la tela. L’avesse mai fatto! E’ lui a cadere morto, e ben gli sta.
Ispirata a questa tenebrosa storia romanzesca, è la mostra The photograph of Dorian Gray che fino al 13 maggio è aperta presso la galleria Perform Contemporary Art. La Galleria, presente sul territorio della Spezia dal 2002, ha di recente cambiato sede e ha scelto di dedicarsi alla sperimentazione, prevalentemente dedicata alla nuova espressività dei mezzi elettronici.
La mostra “The photograph of Dorian Gray” è curata da Carolina Lio, e consiste in una serie di opere digitali che, attraverso la deformazione virtuale delle fattezze del corpo umano, indaga sulla perdita di valori dell’uomo contemporaneo.
Gli artisti invitati a confrontarsi su questo tema sono: Karin Andersen, Daniele Cascone (prossimamente, a maggio, sarà ospite della Sez. Nadir di questo sito), Francesco D'Isa, Gemis Luciani, Claudio Sinatti .


Galleria Perform Arte Contemporanea
Via XXIV Maggio, 57 - La Spezia


Umano, trans-umano, post-umano


Tra le centrali del pensiero contemporaneo sempre più va imponendosi all’attenzione il transumanesimo ispirato alle teorie di Nick Bostrom e Max More.
Avversato da ogni forma di pensiero unico, da ogni monoteismo, da fascisti e comunisti vecchi e nuovi, il trasumanesimo ha ricevuto di recente un furibondo attacco da Francis Fukuyama professore d’economia politica internazionale alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies e membro del Consiglio del Presidente Bush sulla Bioetica (…ahi!). Questo prof teocon americano è l’autore di “Esportare la democrazia” (titolo che suona già sinistro per il modo in cui sappiamo la democrazia è esportata) nel quale teorizza l’esistenza necessaria di nuovi stati-nazione – li chiama ‘State-building’ – e profila le idee per un ordine mondiale nel XXI secolo fondato sull’egemonia della liberaldemocrazia.
Secondo Fukuyama il transumanesimo è "uno strano movimento di liberazione” i cui “sostenitori mirano molto più in alto degli attivisti per i diritti umani, delle femministe, o dei sostenitori dei diritti dei gay". Questo movimento desidera "nientemeno che la liberazione della razza umana dai propri vincoli biologici", e non esita a definirlo uno dei movimenti più pericolosi al mondo.
L'attacco di Fukuyama al transumanesimo ha avuto favorevole eco questo mese con articoli su Panorama, il Foglio e l'Avvenire.
Forse non tutti sanno che In Italia, esiste l’Associazione Italiana Transumanisti guidata dal filosofo Riccardo Campa, docente di Sociologia della scienza e della tecnologia all’Università di Cracovia.
Per saperne di più sul transumanesimo v’invito a cliccare sul sito www.estropico.com dove troverete documentazioni e dibattiti su argomenti filosofici e tecnoscientifici, e, inoltre, temi che vanno dall’antropologia alla sociologia, dalla genetica alla bioetica, dalle nanotecnologie all’ingegneria spaziale.
Ve lo consiglio.


Un grazie a Mara


Tempo fa scrissi una nota che riguardava Ruggero Jacobbi; per leggerla consultare quanto scrissi il 17 febbraio su Cosmotaxi.
Mi pervennero mail di lettori che volevano saperne di più sulla bibliografia dell’autore. Mi sono rivolto alla signora Mara Jacobbi, compagna di vita di Ruggero, che con grande cortesia mi ha fornito le notizie desiderate.
Sono ora, quindi, in grado di soddisfare le richieste che illuminano quei lettori (e anche me stesso) su quella bibliografia.
Eccola qua di sèguito.

“L'avventura del Novecento”, a cura di Anna Dolfi
Milano, Garzanti, "Saggi blu", 1984

“Lettere 1941-1981”(carteggio con Oreste Macrì), a cura di Anna Dolfi
Roma, Bulzoni, 1993

“Le rondini di Spoleto”
Trento, La Finestra, 2001 (edizione anastatica, con uno scritto di Anna Dolfi, e allegato un CD-Rom con la Bibliografia degli scritti e Inventario del Fondo a cura di Francesca Polidori)

“Maschere alla ribalta. Cinque anni di cronache teatrali 1961-1965”
a cura di Francesca Polidori. Introduzione di Anna Dolfi, Roma, Bulzoni, 2002

“L’Italia simbolista: Antologia di Ruggero Jacobbi” a cura di Beatrice Sica.
Introduzione di Anna Dolfi, Trento, La Finestra, 2003

“Quattro testi per il teatro”. Traduzioni da Shakespeare, Lope De Vega, Molière
a cura di Anna Dolfi, Roma, Bulzoni, 2003

“Ruggero Jacobbi e la Francia”. Poesie e traduzioni. Con uno scritto di Andrea Camilleri,
a cura di Beatrice Sica, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2004

“Brasile in scena”, a cura di Luciana Stegagno Picchio
con la collaborazione di Alessandra Vannucci, Roma, Bulzoni, 2004

“Teatro in Brasile”
Trento, La Finestra (edizione anastatica, con uno scritto di Luciana Stegagno Picchio. in corso di stampa)

“Aroldo in Lusitania e altri libri inediti di poesia”, a cura di Anna Dolfi
Roma, Bulzoni (in corso di stampa).


Atti di convegni

Diciotto saggi su Ruggero Jacobbi. Atti delle giornate di studio 23-24/3 ‘84, a cura di A. Dolfi Firenze, Gabinetto G. P. Vieusseux,1987

L’eclettico Jacobbi. Percorsi multipli tra letteratura e teatro, a cura di Anna Dolfi
Roma, Bulzoni, 2003.

Manca ancora alle stampe il romanzo: “Le notti di Copacabana”.

Per ordinare direttamente i libri presso gli editori:
Bulzoni: bulzoni@bulzoni.it
Società Editrice Fiorentina: info@sefeditrice.it
La Finestra: www.la-finestra.com


Accade oggi


Alle ore 20.00, a reti pubbliche e private unificate, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annuncerà – come trapela da ambienti solitamente ben informati – una nuova, durissima, legge contro la mafia. Pare che tale legge avrà una rapidità di percorso in Parlamento superiore a quelli di altri provvedimenti legislativi come, ad esempio, quelli riguardanti il conflitto d’interessi, il falso in bilancio, la riforma federalista della Costituzione, la sospensione dei processi per legittimo sospetto, conosciuta come ‘legge Cirami’, eccetera.
Non ci resta che metterci all’ascolto e alla visione stasera alle 20.00 davanti alla tv.


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